Nonostante l’ultimo anno solare di Nintendo Switch sia stato costellato di nomi importantissimi (due Monster Hunter diversi, Metroid Dread, due Pokémon, Shin Megami Tensei V) e tanti altri sono ancora in arrivo (Xenoblade Chronicles 3, Pokémon Violetto e Scarlatto, Breath of the Wild 2 e Kirby) c’è qualcosa che sta passando lontano dai riflettori. Chiunque sia cresciuto a pane e strategia non può non mettere gli occhi gli occhi sulla nuova opera del Team Asano: Triangle Strategy, che qui analizzeremo nella nostra recensione.
Il Team Asano, la divisione di Square Enix, ha realizzato quest’altra piccola perla, Triangle Strategy. Un gioco che condivide letteralmente l’incredibile stile grafico HD/2D con personaggi retrò e ambienti meravigliosi in 3D, paragonabile allo stesso stile di Octopath Traveler. Vogliamo ricordare che il Team Asano è il papà di Bravely Default 2, Final Fantasy Tactics e Octopath Traveler. I fan che masticano giochi di strategia isometrica potrebbero anche paragonare Triangle Strategy con Tactics Ogre, un’altra fantastica serie SRPG (giochi di ruoli tattici).
L’intenzione del team è palesemente quella di offrire una sorta di esperienza più matura, soprattutto narrativamente. Non lasciatevi ingannare dagli sprite, ciò che Triangle Strategy vuole raccontare è qualcosa a cui siamo poco abituati, soprattutto su console. La maniera scherzosa in cui il gioco è stato rinominato, gli si adatta a pennello: “Game of Thrones che incontra Final Fantasy Tactics” è un’appellativo sicuramente azzeccato per quello che è il fulcro della sua narrativa.
Serenoa è un giovane rampollo che ben presto si ritroverà a sposare la nobile Frederica solo per una questione politica. Da lì, battaglie, doppi giochi e tradimenti diventeranno all’ordine del giorno, starà quindi a Serenoa maturare abbastanza da decidere il destino dei tre regni. Nel corso dell’avventura dovremo spesso prendere piccole o grandi decisioni. Queste possono vagliare la nostra saggezza, intelligenza o moralità. Di conseguenza ribaltare le sorti del conflitto più grande in una direzione piuttosto che in un’altra.
Se non è la prima volta che vediamo un gioco sfruttare scelte, conseguenze ed effetto farfalla, la soluzione escogitata da Triangle Strategy ha in effetti dell’innovativo. Le nostre azioni porteranno anche i nostri comprimari a sviluppare dei pensieri propri sulla vicenda e sulle possibili soluzioni. Accadrà spesso che siano questi comprimari, tramite votazione, a dover poi decidere l’esito di un dilemma.
Da bravi condottieri quali siamo, il massimo che possiamo fare è provare a convincerli per spostare l’ago della bilancia, ma non sempre sarà possibile e soprattutto non sempre sarà chiara la loro posizione. Questi siparietti donano a ogni personaggio un carattere proprio e delineano delle caratteristiche uniche. L’esito di queste votazioni può portare a dei cambiamenti enormi nel proseguire della trama, come per esempio visitare o meno una nazione o sacrificare o meno un amico.
Sulla falsa riga di capisaldi del calibro di Fire Emblem, Final Fantasy Tactics o Disgaea, Triangle Strategy ci lancia sulla scacchiera con visuale a volo di uccello, una volta lanciati nel gameplay vero e proprio. Il posizionamento delle truppe alleate non è da sottovalutare, così come le caselle di movimento e le aree di attacco di ognuno dei nostri personaggi. C’è chi predilige gli attacchi in mischia, chi quelli a distanza e chi magari si affida solo agli incantesimi; le tattiche sono innumerevoli e dovranno tenere conto di tantissime condizioni diverse. Sfruttare il terreno a proprio vantaggio potrebbe cambiare l’esito di un turno così come circondare un nemico ci donerà attacchi extra a ogni offensiva.
In linea di massima, il concetto alla base non è poi così diverso da quelli che abbiamo provato nel corso dei decenni in giochi simili. Triangle Strategy però cerca di differenziarsi proponendo alcune piccole unicità: interagire con l’ambiente può effettivamente cambiare il campo da battaglia, mentre i punti abilità sono stati rimossi in favore dei cosiddetti punti turno. Impegnarsi in tecniche speciali non consumerà quindi nessuna barra, ma ci costringerà ad aspettare di più o di meno in relazione della forza all’attacco successivo.
Il gioco non ha un vero sistema di classi né armi intercambiabili: ogni personaggio ha un percorso ben definito ma allo stesso tempo avremo comunque scelta totale sul come farli evolvere e su come potenziare gli equipaggiamenti. È interessante notare come gli sviluppatori abbiano fatto tesoro dei feedback dell’utenza ottenuti nel corso delle ultime due demo ottenute: nel corso di mesi abbiamo visto migliorare menu, leggibilità in battaglia e tantissime altre piccolezze che hanno finito per rendere gli scontri più chiari e, di conseguenza, più avvincenti.
Triangle Strategy è quindi un titolo profondissimo che si piazza alla pari dei mostri sacri del genere, ma che allo stesso tempo riesce a essere aperto a tutti, anche soprattutto grazie alla scelta del livello di difficoltà. Chiunque voglia seguire solo la vicenda è libero di farlo, mentre chi preferisce accompagnare una bella storia a un gameplay altrettanto appagante avrà comunque pane per i suoi denti.
La direzione artistica accompagna l’opera con colonne sonore sempre azzeccate e ambienti dal grande impatto visivo e ricreati ad arte. In modalità portatile, causa una risoluzione inferiore, l’immagine finisce per risultare più sporca, mentre su Switch Oled i colori sono così accesi da risultare quasi bruciati e fastidiosi alla vista.
Triangle Strategy si dimostra, infine, ciò che ci si aspettava e anche oltre. La capacità del Team Asano di saltare da un genere all’altro è veramente sbalorditivo, e questo primo esperimento nel genere degli strategici a turni non ha neanche il retrogusto di opera prima.
Maturo, appassionante, altamente personalizzabile e dal carisma unico, Triangle Strategy è un must sia per chi cerca un gameplay profondo e stratificato sia per chi vuole godersi uno dei migliori intrighi politici degli ultimi tempi. Un’esclusiva Nintendo di cui si dovrebbe parlare più spesso e che speriamo possa avere, anche sul lungo termine, lo spazio che merita nell’Olimpo dei grandi.