Umbrella Corps – La Recensione

Dopo il discreto successo di Resident Evil: Operation Raccoon City, la storica serie di survival horror targata Capcom torna a volgere lo sguardo in direzione del multiplayer competitivo con Umbrella Corps, sparatutto in terza/prima persona basato sulle attività dei mercenari al servizio della perfida società biotecnologica che tutti noi abbiamo imparato a odiare.

Uno spin-off dalle premesse interessanti, persino divertente sotto certi aspetti, ma ampiamente deludente, al punto da rappresentare l’espressione più completa di ciò che i veri fan di Resident Evil non vorrebbero mai vedere in un capitolo del franchise, soprattutto nell’anno del suo ventesimo anniversario.

l’estrema ripetitività degli incarichi e la scarsa intelligenza artificiale degli zombie rendono l’esperienza in solitaria monotona e alla lunga piuttosto noiosa

Pur essendo orientato principalmente all’online, Umbrella Corps include una campagna in singolo intitolata “L’Esperimento”, affrontabile a prescindere dal completamento del brevissimo tutorial. Una confusa sequenza di frenetiche missioni legate da un filo narrativo quasi inesistente e ambientate tra i ristretti confini di sette mappe ispirate a classici scenari della saga come il centro di ricerche abbandonato della Umbrella, il villaggio dei Ganados, il quartier generale di Tricell e la stazione di polizia di Raccoon City. Nei panni di un anonimo soldato identificato solo con il nome in codice 3A-7, i giocatori sono chiamati a raggiungere essenzialmente tre diversi obiettivi: ricavare un certo numero di campioni di DNA dai resti putrefatti degli zombie, mantenere il controllo di specifiche aree per alcuni secondi e recuperare tutte le valigette nascoste in una determinata zona.

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L’equipaggiamento a disposizione del protagonista comprende sempre un’arma primaria (mitragliatore o fucile a pompa), un’arma secondaria (pistola o mitraglietta), un set di granate e il Brainer, potente arma da mischia simile a una falce capace di eliminare i nemici in un unico colpo e caricabile elettricamente per una maggiore forza distruttiva. Altri importanti dispositivi sono lo scudo tattico e lo Z-Jammer: il primo è montato sul braccio sinistro del personaggio e protegge dagli attacchi alla testa, mentre il secondo si posiziona dietro la schiena e impedisce alle temibili creature di percepire la presenza di chi lo indossa.

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Per quel che concerne il gameplay, il passaggio da TPS (per gli spostamenti e il fuoco di copertura) a FPS (per la mira di precisione) può inizialmente risultare disorientante, così come la ravvicinatissima visuale in terza persona – non ideale per chi desidera guardarsi attorno nella migliore delle maniere – e i fin troppo rapidi movimenti da accovacciato e disteso. Tuttavia, i difetti di Umbrella Corps sono ben altri e risiedono in particolare in un sistema di copertura approssimativo e alquanto legnoso, che consente di sfruttare soltanto ripari predefiniti e che rischia spesso di bloccare i movimenti del mercenario, lasciandolo in balia degli affamati mostri e condannandolo a morte certa. Lacune alle quali non possono far fronte neanche le pur buone sensazioni donate dalle stimolanti sparatorie e dall’ottima reazione ai colpi dei morti viventi – con headshot piuttosto soddisfacenti – né tantomeno la possibilità di arrampicarsi sulle pareti e utilizzare gli infetti come scudo, o ancora l’originale meccanismo di apertura di porte e saracinesche.

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Purtroppo, l’estrema ripetitività degli incarichi e la scarsa intelligenza artificiale degli zombie rendono l’esperienza in solitaria monotona e alla lunga noiosa, problema a cui si aggiunge un comparto tecnico tutt’altro che degno di nota. La qualità grafica sembra infatti risentire dei noti limiti dello Unity Engine, con animazioni e modelli poligonali per niente equiparabili agli standard di corrente generazione, nonostante il solido frame rate. In merito al settore sonoro, invece, i vari effetti di gioco sono in genere abbastanza convincenti, mentre l’opposta osservazione può essere fatta per le musiche, soventemente non adatte al contesto illustrato.

Umbrella Corps rappresenta l’espressione più completa di ciò che i fan di Resident Evil non vorrebbero mai vedere in un capitolo del celeberrimo franchise

Passando infine alla modalità multiplayer, Umbrella Corps propone due diversi tipi di partite competitive a squadre: Sterminio, tradizionale team deathmatch senza respawn, e Multi-Missione, confronto composto da una catena di sfide con respawn e obiettivi variabili (gli stessi della campagna in singolo). Entrambe le opzioni prevedono la formazione di 2 gruppi da 3 elementi ciascuno e sono divise in 3 round della durata massima di 3 minuti. Tramite il menu dell’online è possibile personalizzare l’armamento e l’uniforme del nostro avatar, mutandone i colori dominanti e adornando il tutto di speciali toppe. Inoltre, ottenendo punti esperienza e aumentando di livello si accede lentamente a una ricca gamma di contenuti aggiuntivi: armi, mirini, silenziatori, impugnature, maschere antigas, elmi, adesivi e altro ancora.

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Ogni singolo aspetto del titolo è stato pensato dagli sviluppatori per incoraggiare l’approccio strategico, ma tale impegno si scontra presto con le inevitabili complicazioni dettate dalle ridotte dimensioni delle mappe e dall’eccessiva efficacia del Brainer, gravoso mix di fattori che spinge i giocatori ad abbandonare qualsiasi tipo di accortezza e a puntare quasi esclusivamente sul combattimento ravvicinato.

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
4
umbrella-corps-la-recensione<strong> PRO </strong> <br> - Frame rate solido <br> - Sparatorie stimolanti <br> - Reazioni ai colpi soddisfacenti <br> <br> <strong> CONTRO </strong> <br> - Multiplayer mal ponderato <br> - Gameplay legnoso e problematico <br> - Comparto tecnico non eccelso <br> - Campagna in singolo trascurata