Chiunque ami la saga di NieR, e ancor di più i suoi retroscena, sa benissimo come Yoko Taro – creatore del franchise – sia un personaggio abbastanza sopra le righe. La sua visione del mercato videoludico, tra l’altro, prosegue sulla medesima linea di coerenza.
Taro, infatti, sviluppa i propri giochi sfidando ogni regola o modus operandi odierno: capacità di sorprendere e mutare di continuo sono i suoi cavalli di battaglia, e crede siano proprio queste le parole chiave che salveranno l’industria. O, quantomeno, i suoi giochi dal risultare eccessivamente ripetitivi.
“Le persone che giocano ai miei titoli… credo siano un po’ strane”, ha infatti detto, durante una recente intervista.
“Il mio stesso stile di vita è ‘speciale’. Non mi piace viaggiare e non mi piace muovermi. Cose simili non mi restituiscono alcun tipo di piacere”.
“Piuttosto, preferisco chiudermi nella mia stanza, al buio, a giocare o pensare. Trovo queste attività molto più significative. Vivo facendo ciò che voglio fare. Amo creare videogiochi e scrivere storie, e non ho altri hobby all’infuori di questi”.
“Guardo ai titoli tripla-A odierni e, pur trovandoli bellissimi e interessanti, dopo 20 minuti finisco sempre per chiedermi se non mi ritroverò a fare sempre le stesse azioni per le successive 20 ore. Mi stancano in fretta”.
“Quando possibile, cerco di creare prodotti pieni di sorprese, capaci di cambiare forma a più riprese. Questa è l’idea attorno al quale gira il primo Nier, e l’ho mantenuta intatta anche in questo seguito.