Succede su twitter. Gavin Stevens, sviluppatore e co-fondatore di Team Blur Games nelle scorse ore aveva espresso alcune ipotesi relative ai prossimi annunci di PlayStation. Tra le sue elucubrazioni aveva spiegato come, secondo lui ed alcuni colleghi, potesse esistere la possibilità che Sony si fosse decisa ad acquisire parte delle IP storiche di Konami. La mossa, secondo lui, avrebbe fatto parte della serie di tre annunci previsti in questi giorni. Il primo di questi, come sappiamo, ha riguardato la rimodulazione del piano di abbonamento al servizio Plus e Now.
Non è la prima volta che una ipotesi del genere viene formulata. Ogni volta i rumor al riguardo sono stati puntualmente smentiti. Addirittura, in una delle ultime occasioni, in molti si sono scordati di verificare la fonte delle affermazioni, rivelatasi poi un account parodistico. Poche ore dopo la pubblicazione, Stevens ha cancellato il tweet. Successivamente ha pubblicato una serie di post dove spiegava come, a seguito di quel tweet, sia stato sommerso di messaggi minatori. Minacce, anche di morte, rivolte a lui e alla sua famiglia.
La sfiducia degli utenti in una mossa del genere da parte di PlayStation è più che legittima. Siamo stati bombardati nel corso degli ultimi anni da rumor e dichiarazioni che volevano le IP Konami in mano a Sony o a Microsoft (almeno in due casi). Ipotesi, supposti leak o fughe di informazioni che non hanno mai trovato riscontro nella realtà dei fatti. Titoli come Silent Hill, Metal Gear Solid, Castlevania, sono rimasti di proprietà della software house. Questo ciclo infinito di rumor e successive smentite ha fatto sì che adesso – giustamente – ogni dichiarazione analoga venga tacciata immediatamente di infondatezza.
Questo, però, non può e non deve giustificare il comportamento degli utenti che, invece di esprimere il loro dissenso in maniera corretta, si sono lasciati andare a messaggi minatori. Uno scivolone, sui social, capita a tutti. Che si tratti del sedicente insider, del rinomato sviluppatore, del critico o giornalista videoludico, del developer indie o del videogiocatore comune. Nessuno è esente da errori. Ma credo che a nessuno piacerebbe essere ‘punito’ così.
Fonte: Gavin Stevens