Nelle scorse ore, Mark Zuckerberg ha presentato diverse novità in arrivo per il suo Metaverso. Non solo innovazioni tecnologiche, chiaro, ma anche – e soprattutto – pezzi di hardware che ci permetteranno di interagire col mondo digitale di Meta (ex Facebook). Il piatto forte dell’evento (che potete recuperare sui nostri canali Twitch e YouTube con i commenti di Roberto Buffa e Nicola Rosa) è certamente Quest Pro.
Meta Quest Pro non rappresenta solo una delle possibili chiavi di accesso al Metaverso di Zuckerberg. Il patron di Facebook, durante la conferenza, lo ha dipinto non solo come un visore AR/VR e Mixed Reality ma anche come l’hardware più avanzato nel suo campo. A tutti gli effetti è una specie di “developer kit” – se vogliamo – che ci permetterà di esplorare la Galassia Meta in ogni anfratto.
Il “caschetto” è stato ripensato per rendere la transizione tra Realtà Fisica e Aumentata (prima ancora che con quella virtuale) il più possibile smooth. Le telecamere e i sensori sono stati riposizionati in modo da restituire una proiezione del sé più fedele possibile all’originale. Allo stesso modo, il visore ci mostrerà l’ambiente circostante con una precisione millimetrica.
Il perché lo spiega Zuckerberg stesso quando afferma che, altrimenti, si creerebbe un effetto straniante. Ognuno di noi, ad esempio, conosce con precisione – ma non è detto quanto cosciamente – la disposizione dei mobili di casa nostra. In molti riescono a muoversi tra le stanze anche al buio e basta uno spostamento di pochi centimetri per rendere tutto “diverso”. Lo stesso lo si potrebbe dire nel Metaverso dove una disposizione imprecisa degli spazi farebbe immediatamente perdere la magia dell’immersione.
Ma tornando alle cose importanti: Meta Quest Pro costerà 1799 euro, perché? Come vi abbiamo spiegato, è prevista una redistribuzione di telecamere e sensori. Fondamentale importanza avranno i sensori (5) e la telecamera rivolti verso l’interno. Come già anticipato, questo set permetterà al sensore di raccogliere anche le nostre espressioni facciali con maggior precisione e riprodurle sul volto del nostro avatar a favore di altri abitanti del Metaverso che così potranno contare anche su buona parte del linguaggio non verbale per comprenderci.
Qualche specifica in pillole può aiutarci a capire cosa ci troviamo di fronte (o sulla fronte, fate voi). Il processore è una versione di Snapdragon XR2 denominata “Plus”, realizzata in collaborazione con Qualcomm e che Meta dichiara garantire una velocità maggiore di almeno il 50% rispetto ad altri prodotti dello stesso tipo. La memoria di archiviazione da 256GB per le applicazioni, i 12GB di memoria RAM e i 10 sensori totali (5 già citati rivolti all’interno e altrettanti verso l’esterno) ci danno una vaga idea delle prestazioni.
Completa il quadro hardware la dotazione ottica. Doppio visore LCD, ognuno con risoluzione 1800×1920 e un refresh rate da 90MHz. L’eye tracking (simile a quello che verrà adottato da PlayStation VR2) permette a Quest Pro di identificare la posizione delle nostre pupille e concentrare le risorse su ciò che stiamo effettivamente guardando in quel momento.
Eliminato anche un altro annoso problema: quello delle periferiche input. Nei modelli precedenti di Quest, i “controller” dovevano restare nel raggio di azione dei sensori dedicati. Spostarli troppo avanti, indietro, sopra o sotto li avrebbe resi “invisibili” e dunque potenzialmente inutilizzabili.
Con i nuovi il problema è stato eliminato. Adesso i controller sono in grado di autogestirsi. Ogni singolo comando integra infatti un processore Snapdragon 662 con tre differenti sensori capaci di vedere a 360°. Questa modifica ha permesso di creare un controller decisamente più flessibile, tanto che esiste un accessorio stilo che lo trasforma in una penna da disegno virtuale. I controller dispongono anche feedback aptico TruTouch. Ah, adesso la batteria è integrata e ricaricabile.
Insomma, Meta Quest Pro, con questi accorgimenti (e i 1800 euro di prezzo) rappresenta di certo un prodotto non alla portata di tutti e destinato, almeno per ora, ad un pubblico più “high-end”.
Fonte: Meta Connect