
Pete Parsons si è dimesso dalla carica di CEO di Bungie dopo più di due decenni alla guida dello studio. La decisione arriva in un momento delicato per l’azienda, reduce da anni di critiche legate a licenziamenti, difficoltà interne e malcontento tra i giocatori. Nel suo comunicato ufficiale, Parsons ha dichiarato di aver “deciso di passare il testimone”, lasciando il ruolo a Justin Truman, veterano con 15 anni di esperienza all’interno dello studio, coinvolto sia nello sviluppo di Destiny che nel prossimo live-service Marathon.
Il percorso di Parsons alla guida di Bungie
Quando assunse la leadership nel 2015, Parsons aveva come obiettivo quello di trasformare Bungie in uno studio capace di creare e mantenere universi videoludici iconici e longevi. Sotto la sua gestione, Destiny ha inaugurato una nuova fase e la società ha portato avanti una complessa struttura di live service indipendente, fino all’ingresso nel gruppo Sony Interactive Entertainment nel 2022.
Tuttavia, il suo mandato è stato segnato da polemiche e difficoltà: dai report di tossicità interna e sessismo emersi nel 2021, ai due massicci round di licenziamenti che hanno portato alla perdita di circa un quarto della forza lavoro in meno di un anno. Molti ex dipendenti hanno definito quelle decisioni “inaccettabili”, accusando la dirigenza di indifferenza nei confronti delle conseguenze umane.
Critiche e controversie
Parsons ha spesso attirato forti critiche, sia interne che esterne. I licenziamenti del 2023 e del 2024 hanno ridotto drasticamente il personale, con accuse secondo cui la dirigenza avrebbe sovrastimato i ricavi promessi a Sony. Alcuni ex dipendenti hanno chiesto apertamente le sue dimissioni, definendolo un leader inadeguato.
A peggiorare la percezione pubblica, è emersa anche la notizia delle ingenti spese personali di Parsons per auto d’epoca, per un valore superiore a due milioni di dollari, mentre centinaia di lavoratori perdevano il posto. Questa discrepanza è stata considerata da molti come un simbolo di cattiva gestione e mancanza di sensibilità.
Il passaggio a Justin Truman
Al suo posto arriva Justin Truman, che ha già avuto un ruolo chiave nello sviluppo di Destiny 2 e che ora sarà chiamato a guidare Bungie in una fase cruciale. Nel suo primo messaggio da CEO, Truman ha riconosciuto gli errori commessi in passato, in particolare durante il lancio di Destiny 2, promettendo un approccio diverso e più vicino alla community: “Abbiamo imparato molto ascoltando i giocatori, e continueremo a farlo”.
Truman ha sottolineato l’importanza di ricostruire la fiducia e di lavorare al fianco del team con l’obiettivo di creare mondi di gioco che possano valere il tempo e la passione dei fan.
Il futuro di Bungie tra Destiny 2 e Marathon
Il nuovo CEO eredita uno studio in una fase critica. Destiny 2 continua a rappresentare il cuore dell’attività, ma l’attenzione è puntata anche su Marathon, progetto live-service molto atteso ma già rinviato a tempo indeterminato dopo un’accoglienza negativa da parte della community. Le difficoltà legate a problemi interni, morale in caduta libera e accuse di utilizzo improprio di asset creativi hanno ulteriormente complicato la situazione.
Il cambio alla guida potrebbe rappresentare un nuovo inizio, in un contesto in cui Bungie deve dimostrare di poter ancora innovare senza ripetere gli errori del passato. Nel mentre, l’integrazione nella famiglia PlayStation Studios sembra ormai inevitabile.
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