L’annuncio su Twitter. Call of Duty arriverà anche su console Nintendo per almeno dieci anni se l’acquisizione di Activision da parte di Microsoft dovesse andare in porto. Rinnovati anche gli accordi con Steam. Le parole appartengono a Phil Spencer, CEO della divisione Xbox e principale promotore della manovra da 70 miliardi di dollari che dovrebbe portare Activision, Blizzard e King alla corte dell’azienda di Redmond. La serie firmata da Activision è la grande assente dalle piattaforme della Grande N da parecchio tempo.
Al momento, come sappiamo, le trattative per l’acquisizione di Activision da parte di Microsoft sono già chiuse. Le due parti hanno trovato un accordo che adesso è sotto l’esame degli organi antitrust di tutto il mondo. Se da un late gli enti di Brasile, Arabia Saudita e Serbia hanno già dato il loro via libera, di contro l’arbitrato europeo, il CMA Britannico e l’antitrust cinese hanno deciso di procedere a indagini ancora più approfondite. Il nodo maggiore da sciogliere, per tutti, è il destino di Call of Duty, appunto. L’accordo decennale, appena trovato con Nintendo – stando alle dichiarazioni di Spencer, almeno – pare sia lo stesso offerto a Sony per l’approdo della serie FPS anche su PlayStation.
Rassicurazioni sulle quali proprio Spencer insiste. Sebbene non ci sia ancora stata una stretta di mano con Jim Ryan – CEO di Sony Interactive Entertainment – Call of Duty rimane sul piatto. Un piatto che gli enti regolatori osservano con attenzione. Il vero scoglio da superare sarà la Federal Trade Commission USA. L’ente che si occupa di indagare sulle grosse operazioni finanziarie rappresenta il vero ago della bilancia in questa acquisizione. Ago che per il momento sembra pendere per una opinione negativa.
Ciò non ha impedito a Microsoft di esprimersi nei confronti dei concorrenti e offrire suggerimenti sulla gestione del piano di abbonamento Plus. Ultimo a esprimersi sulla questione, l’analista Michael Pachter secondo cui, un ottimo modo per ottenere il favore dei regolatori è quello di rivedere le politiche di esclusività anche sui giochi a marchio Bethesda.
Fonte: Phil Spencer