David Lynch è morto all’età di 78 anni. Ne danno la triste notizia i familiari con un post su Facebook. Padre di Twin Peaks, serie TV cult nonché uno dei migliori show televisivi mai trasmessi, Lynch è sempre stato definito un rivoluzionario nel mondo del cinema e della televisione. A lui dobbiamo anche film come Velluto Blu, Strade Perdute, The Elephant Man e Mulholland Drive, capaci di fondere al meglio elementi horror, noir e giallo.
“È con profondo rammarico che noi, la sua famiglia, annunciamo il trapasso dell’uomo e dell’artista, David Lynch. Aprezzeremmo un po’ di privacy in questo momento. C’è un grande vuoto nel mondo ora che non è più qui con noi. Ma, come direbbe lui, ‘Tieni gli occhi sulla ciambella e non sul buco. È una bella giornata con sole dorato e cielo azzurro per tutto il percorso”, recita il comunicato pubblicato sul profilo ufficiale di David Lynch.
Egli iniziò come pittore e regista di cortometraggi (sia animati che live action), per poi irrompere nella scena con il suo priimo film lungometraggio: Eraserhead. Pubblicato nel 1977, Eraserhead era un’opera ricca di black humor e che seppe imporsi sin da subito per il suo stile stravagante, conquistando anche l’attenzione di Hollywood. Assunto poi dalla società di produzione di Mel Brooks per dirigere e scrivere The Elephant Man, Lynch ottenne sempre più risonanza nel mondo del cinema.
Il film, un dramma incentrato su un fenomeno da baraccone incredibilmente deforme, ottenne otto nomination agli Oscar tra cui Miglior Regia, la prima per David Lynch. Meno di impatto fu il suo adattamento di Dune del 1984, rivelatosi un flop al botteghino. Da lì, il regista si rialzò con Velluto blu, del 1986, e Cuore selvaggio del 1990. Sempre nel 1990, Lynch rivoluzionò la televisione americana con Twin Peaks, serie co-creata con lo scrittore Mark Frost e incentrata su un misterioso omicidio.
Nel corso degli anni, il regista ha lavorato a Lost Highway (1997), The Straight Story (1999), Mulholland Drive (2001, che gli valse una Palma d’Oro a Cannes) e Inland Empire (2006). Nel 2024, gli era stato diagnosticato un enfisema che gli avrebbe impedito di lasciare la propria abitazione, ponendo fine anche alla sua carriera da regista.