Dead Space Recensione (PS5): Più dell’originale, più delle aspettative

La nostra recensione del remake di Dead Space, in uscita il 27 gennaio 2023 per PC, PlayStation 5 e Xbox Series X/S.

L’originale Dead Space, datato 2008, è stato sicuramente uno dei videogiochi più amati e apprezzati di due generazioni fa. Il titolo creato sotto etichetta Electronic Arts dalla ormai defunta Visceral Games era riuscito a traghettare con grandi risultati il survival horror in terza persona dalle classiche case o cittadine infestate allo spazio profondo, dove notoriamente “nessuno può sentirti urlare”. A tutto il repertorio di orrori e allucinazioni tipiche del genere si aggiungeva quindi un ambiente incredibilmente ostile, pronto ad attentare alla vita del povero Isaac Clarke tanto quanto gli orribili necromorfi che infestavano la USG Ishimura.

L’ambientazione particolarmente d’atmosfera, un ritmo serrato e un altissimo livello tecnico contribuirono a rendere Dead Space un vero caposaldo del genere, capace anche di aggiungere alla formula alcune trovate davvero azzeccate, come un sistema di shooting incentrato sugli smembramenti o un’interfaccia perfettamente diegetica a fornire ogni informazione necessaria su stato di salute, numero di munizioni o strada da seguire.

Si citava la locandina di Alien in apertura, e curiosamente la serie di Dead Space ha vissuto nelle sue prime fasi un’evoluzione simile a quella del capolavoro di Ridley Scott, ricevendo tre anni dopo un sequel molto più incentrato sull’azione ma altrettanto ben riuscito e amato. Le vendite però non furono quelle sperate, e da li in poi qualcosa si ruppe negli equilibri tra Visceral ed Electronic Arts, nonché in Dead Space stesso. Il terzo capitolo, uscito nel 2013, fu infatti una delusione, e stavolta non solo dal punto di vista degli introiti ma anche da quello della qualità finale.

Da allora la serie è finita in stasi (sì, non l’ho usato a caso NdR), con l’autore originale Glen Schofield già volato via prima dell’uscita di Dead Space 2 a fondare Sledgehammer Games (vari capitoli di Call of Duty da Modern Warfare 3 a Vanguard) e successivamente Striking Distance Studios, che abbiamo visto di recente fallire rumorosamente nel creare una sorta di sequel spirituale di Dead Space col deludentissimo The Callisto Protocol (QUI la nostra recensione).

Stasi che finirà oggi però, anzi domani, data in cui potrete mettere le mani anche voi sul rifacimento del primo straordinario episodio. E ve lo diciamo fin da subito: il remake è ancora più straordinario.

L’obiettivo chiaro della produzione era quello di tirare a lucido un videogioco che, tutto sommato ed escludendo l’ovvio lato tecnico, ha incassato abbastanza bene lo scorrere del tempo, cercando al contempo di mantenerne lo stesso feeling e le stesse atmosfere. Il risultato è ampiamente riuscito, tanto che potremmo scomodare tranquillamente paragoni con altri remake strepitosi come Shadow of the Colossus, Demon’s Souls, Resident Evil 2 (QUI la recensione) o il più recente The Last of Us Parte I (QUI la recensione).

A voler essere più precisi potremmo dire che Dead Space remake è davvero molto fedele al Dead Space originale, ma non è identico, anzi. Le location, tanto per cominciare, sono state leggermente modificate, ritoccate o rese più plausibili, e così anche la disposizione degli oggetti. La conformazione generale delle stanze è rimasta simile, spesso proprio uguale, ma non mancano sorprese sempre migliorative.

Per fare un esempio pratico: verso l’inizio dell’avventura sarà necessario trovare una scheda di accesso. Nell’originale potevamo trovarla abbastanza insensatamente su una comune passerella; nel remake invece, pur essendo nella stessa zona, la troveremo in un più probabile ufficio. Di esempi “correttivi” di questo tipo se ne possono citare per tutta la durata della campagna, e queste in apparenza piccole modifiche contribuiscono nettamente a dare maggiore credibilità all’ambientazione di Dead Space, rendendola ancora più immersiva.

Una netta modifica all’esplorazione è invece quella relativa alle zone a bassa gravità, dove potremo spostarci liberamente fluttuando con Isaac invece di dover “saltare” tra una piattaforma e l’altra come nell’originale, sistema abbastanza macchinoso e che fortunatamente non è stato riproposto.

Ma la modifica più grande riguarda la libera esplorazione della Ishimura, che è ora interconnessa e visitabile in ogni sua area grazie al sistema di trasporto interno. Alcune porte inizialmente inaccessibili potranno essere aperte solo in seguito, ottenendo l’accesso a un livello di sicurezza superiore e grazie a una sana dose di backtracking.

Dose però mai eccessiva, anche perché spesso dovremo ritornare in aree già visitate per esigenze di trama o per completare delle inedite e interessanti quest secondarie. Qualche piccola deviazione dal percorso principale in cambio di nodi o schemi per il potenziamento di armi e tuta vale sempre la pena, insomma.

Piccolissimo disappunto solo per la gestione della mappa, chiara e leggibile da consultare ma non molto pratica da richiamare (e ricordate che NON mette il gioco in pausa, così come l’inventario).

Rispetto all’originale è stato ritoccato anche il bilanciamento di armi e nemici, con un notevole impatto sulla difficoltà degli scontri e sulla tensione generata. I necromorfi del remake infatti, indipendentemente dal livello di difficoltà selezionato, sono molto più veloci e aggressivi di come ce li ricordavamo. Oltre a “uscire dalle fottute pareti” insomma (sempre per citare Aliens), ci raggiungono pure in un attimo. E considerato che il gioco è nettamente più buio dell’originale la paura non può che farla da padrona.

Quello che non andava ritoccato, e giustamente non è stato fatto, è il focus sugli smembramenti. Continuare a sparare al torace delle creature mostruose rimane il modo migliore per ritrovarsi senza munizioni e coi nemici ancora in piedi e pronti a squartarci. Mirare alle giunture e mutilarli invece è quello che dovremo imparare al più presto a fare.

L’armamentario, tra la fidata Lama al Plasma, fucili mitragliatori, lame circolari, pistole antigravitazionali e quant’altro è rimasto sostanzialmente invariato (così come il bestiario), ma sono stati ribilanciati i danni ed è stata rivista la progressione dei potenziamenti, così come gli attacchi speciali sbloccabili.

Totalmente riviste, ma in modi che preferiamo non rivelarvi, anche molte delle boss fight e alcune sequenze abbastanza tediose sul finale, dove eravamo costretti a trascinare un certo oggetto in giro con la telecinesi.

Nel complesso Dead Space remake ci è sembrato non tanto più difficile dell’originale, ma sicuramente più equilibrato e con scontri più impegnativi da gestire.

In ogni caso l’esperienza è personalizzabile in tre livelli di difficoltà, più uno (Impossibile) dedicato ai più temerari: niente auto-save, un solo slot per il salvataggio manuale e se si muore viene cancellato. Considerato che la campagna non è così breve, il timer segnava 16 ore a livello medio, e che finire il titolo a Impossibile è pure la richiesta di un trofeo, auguriamo buona fortuna a tutti i cacciatori.

Una volta finito il gioco, proprio come per l’originale, è possibile affrontare di nuovo la campagna in Ng+ (ma non a Impossibile, se già pregustavate di facilitarvi le cose) con tutte le armi e i potenziamenti sbloccati, ma anche con nemici più pericolosi in giro fin dall’inizio.

Lo stesso trattamento migliorativo che ha ricevuto il gameplay è stato riservato pure alla narrazione, che rispecchia fedelmente quella del 2008 ma aggiunge alcuni dettagli davvero interessanti e rende il suo protagonista “parlante” come nei seguiti.

Non vogliamo dirvi troppo su questi approfondimenti (tra di voi ci saranno molti che non hanno giocato all’originale), ma il tutto è ora più credibile e “umano”, con una maggiore attenzione alle azioni e alla caratterizzazione dei personaggi secondari, che vedono tra loro qualche new entry per nulla superflua ma anzi funzionale a migliorare la storia e i suoi colpi di scena.

Storia che, per puro dovere di cronaca, riportiamo qui brevemente: Isaac Clarke è un ingegnere minerario che, insieme alla sua squadra, riceve un messaggio di soccorso dalla USG Ishimura, nave da estrazione in orbita intorno al pianeta Aegis VII. Sulla Ishimura opera tra gli altri Nicole, fidanzata di Isaac e dunque ulteriore motivo per rispondere urgentemente alla chiamata.

Inutile dire che da lì a poco la situazione precipiterà (esattamente come la navetta di Isaac e soci) trasformandosi in un incubo splatter pieno di creature orribili e a bordo di un’astronave ridotta a un colabrodo di vetro, dove come ripari un pezzo se ne scassano insieme altri tre. E dove comunque anche i pochi umani rimasti umani a bordo non sono proprio del tutto sani di mente.

Dal punto di vista della direzione artistica, completamente rivista, Dead Space remake è da massimo dei voti. Come già accennato il remake tende molto di più al buio rispetto all’originale, e il lavoro fatto sull’illuminazione, coi suoi giochi di luci e ombre, è davvero eccezionale.

Pure tecnicamente c’è ben poco di cui lamentarsi: EA Motive è riuscita infatti a domare un Frostbite che aveva mietuto diverse vittime in passato, regalandoci un titolo bellissimo da vedere nel complesso. Grande dettaglio, grande qualità delle animazioni (che comprendono ovviamente squartamenti gustosissimi se si ama il gore) e un framerate sempre fluido a 60 fps in modalità prestazioni, la versione da noi preferita e consigliata.

Eccellente pure il comparto sonoro, che vede il ritorno del veterano Jason Graves alle musiche, azzeccate e mai invasive, mentre la parte da leone la fanno chiaramente i silenzi e gli effetti sonori spaventosi delle creature e della fatiscente Ishimura. Avremmo gradito soltanto un po’ più di spazialità dell’audio 3D (lo abbiamo giocato con le cuffie Pulse di PlayStation 5), che è buona ma non da primi della classe. “Solo” buono anche il supporto al DualSense.

Segnaliamo infine la presenza di un discreto doppiaggio italiano: Dario Argento per fortuna è rimasto a casa sua stavolta (chi ha giocato l’originale si ricorderà di sicuro. E con orrore).

Abbiamo aspettato con tanta curiosità e altissime aspettative il remake di Dead Space, e dopo averlo finito possiamo dire di non essere rimasti affatto delusi. Anzi, il risultato è addirittura oltre le nostre più rosee speranze, e va a rilanciare un capolavoro con un titolo di uguale qualità.

Ben pochi giochi in circolazione possono vantare l’atmosfera di Dead Space, ma il lavoro di EA Motive spicca pure per qualità del gameplay, per ritmo della campagna e per livello tecnico. Rispettoso dell’originale ma anche rinnovato dove serviva, Dead Space remake è a tutti gli effetti Dead Space, ma nella migliore versione possibile e capace di proporsi già da ora come uno dei migliori giochi del 2023.

Non potevamo davvero chiedere di più e non possiamo fare altro che consigliarvelo caldamente sia da novizi dalla serie che da amanti dell’originale.

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
9
dead-space-recensione-ps5Il remake di Dead Space è un videogioco che riesce sia a rispettare l'originale, mantenendone il feeling, che a migliorarlo sotto ogni aspetto possibile. Il gameplay è più bilanciato, l'esplorazione più libera e approfondita, il level design e la narrazione più credibili. Artisticamente eccezionale e tecnicamente solidissimo il titolo di EA Motive si candida già tra i migliori dell'anno, e riporta il nome decaduto di Dead Space là dove deve stare: ai vertici del genere.