Fate Samurai: Remnant. Il Giappone Feudale è bello, ma non perfetto. Recensione (PS5)

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La saga di Fate, che vede il suo esordio nella visual novel Fate/Stay night uscita in Giappone nel 2004, racconta gli eventi delle Guerre del Santo Graal. Scontri che, in vari periodi storici, coinvolgono alcune persone dall’alto potenziale magico, chiamati Master, e numerosi Servant, le rappresentazioni di spiriti di famosi eroi del passato, chiamati a combattere tra di loro per decretare la coppia Master-Servant vincitrice, a cui sarà dato in premio un antico artefatto in grado di esaudire qualsiasi desiderio. Questa serie si è sviluppata poi in modo cross-mediale, con storie narrate tramite romanzi, manga, anime, film, videogiochi, ecc

Un breve recap:

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Possiamo rassicurarvi che per godervi la storia di Fate Samurai Remnant non è necessario conoscere tutti gli episodi precedenti, in quanto qui è raccontata una storia indipendente, con solo alcuni riferimenti al più vasto universo di Fate. Nello specifico, Fate/Samurai Remnant, ci porta nel Giappone feudale, nel quarto anno dell’era Keian del periodo Edo (intorno al 1684), nel momento in cui il Rituale della Luna Crescente (“Waxing Moon Ritual” in inglese) inizia nell’ombra, con la formazione di 7 coppie composte da Master e alcuni dei Servant appena apparsi.

Noi impersoniamo Miyamoto Iori, un giovane ragazzo di Asakusa, che si vede a sua insaputa coinvolto in questo violento rituale, quando riceve la visita dello spirito del valoroso, ma misterioso, Saber.

Da qui partono le vicende di Fate/Samurai Remnant, che si dipanano per una cinquantina di ore, tra intrighi, misteri e tanti (forse troppi) combattimenti.

Il titolo, realizzato da Koei Tecmo, è disponibile a partire dal 29 settembre 2023 per Nintendo Switch, Playstation 4, Playstation 5 e PC Windows (noi abbiamo testato la versione PS5). Si tratta di un action/RPG con qualche influenza tipica del genere mosou.

Una storia raccontata con stile

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Il primo aspetto che colpisce del gioco sono le scene di intermezzo, ottimamente realizzate, che sembrano prese da una serie anime, per quanto sono curate. Tali filmati consentono di immergersi nelle storie dei protagonisti, costituendo al contempo un piacevole diversivo tra le varie fasi di gameplay vero e proprio, aiutando il ritmo della narrazione, che tende spesso verso ritmi più compassati. Visibile la firma di Aniplex e CloverWorks, due importanti realtà del mondo dell’animazione giapponese, che hanno collaborato con Koei Tecmo nella realizzazione delle cutscene.

Oltre alle scene di intermezzo, la storia viene narrata tramite i dialoghi dei vari personaggi (in stile light novel), con testi che risultano alle volte troppo prolissi. Da questo punto di vista, dobbiamo purtroppo evidenziare la totale assenza dell’italiano da Fate/Samurai Remnant, che vede solamente un ottimo doppiaggio in giapponese, testi e sottotitoli in inglese. Vista la mole di testi da leggere, potrebbe essere complicato fruire di quest’opera senza avere delle buone basi di inglese.

Il ritmo della narrazione è sempre in crescendo: dopo un inizio fin troppo lento in cui ci vengono introdotti i personaggi principali, arriviamo ad una seconda metà molto buona, ricca di colpi di scena e intrighi che si susseguono fino ad arrivare alla parte finale, che si perde un po’ nell’epilogo, cadendo nei soliti cliché del genere.

Niente localizzazione in italiano. Nemmeno con i sottotitoli

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Dobbiamo segnalare che per poter godere appieno di ciò che Fate/Samurai Remnant ha da offrire, è necessario completare il gioco almeno due volte, tramite la meccanica del “New Game +”. Quindi preparatevi ad un impegno che potrebbe tranquillamente arrivare e superare le 100 ore.

Mappa, ambientazioni ed esplorazione

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Al di fuori delle parti strettamente narrative, ci viene data la possibilità di esplorare alcune città e zone del Giappone del periodo Edo, tra templi, case tradizionali e fiori di ciliegio. Non essendo open world, dobbiamo decidere quale zona visitare tramite una mappa realizzata sullo stile tradizionale dell’epoca.

A livello di ambientazioni, i protagonisti visitano sia zone cittadine, che zone rurali. Le città sono ben realizzate, ricche di dettagli e che ci offrono un assaggio di quella che avrebbe potuto essere la vita nel Giappone feudale; altrettanto, però, non possiamo dire delle zone rurali, con mappe abbastanza simili tra di loro e con pochi elementi che le differenzino dalle altre.

Da segnalare la presenza di numerosi cani e gatti da accarezzare in vari punti delle mappe di gioco. Questa attività, oltre ad essere visivamente appagante, ha anche un’utilità nella dinamica di gioco, permettendo di ripristinare ‘gratuitamente’ qualche punto salute al personaggio.

Le fasi di esplorazione sono inframezzate da numerosi combattimenti, in cui emerge l’anima mosou del titolo Koei Tecmo: al giocatore viene chiesto di sconfiggere un nemico principale, che spesso viaggia accompagnato da un esercito di numerosi minion (nemici meno potenti, che però tengono sempre viva l’attenzione del giocatore e provano a metterlo sotto pressione), tramite sequenze di colpi con una delle armi a disposizione o magie.

Stile di gioco

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Con le dovute eccezioni, il giocatore risulta quasi sempre accompagnato da un alleato con cui è possibile effettuare tecniche speciali molto potenti. L’alleato è solitamente controllato dalla CPU, ma al riempimento della barra sostituzione, possiamo controllarlo direttamente. La possibilità di utilizzare numerosi personaggi differenti, con diversi stili di combattimento e armi, è un elemento davvero interessante, che cambia sensibilmente il modo in cui devono essere affrontati gli scontri (la scelta del personaggio da utilizzare non è libera, ma vincolata dagli eventi della trama).

Questa dinamica prova a mitigare la ripetitività degli scontri che, nel lungo periodo, potrebbe stancare il giocatore, che si ritrova ad affrontare tante battaglie con un numero ridotto di tipologie di nemici, quindi anche con una limitata varietà nei pattern di attacco da contrastare.

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Diversa la questione degli scontri con i boss: qui i combattimenti diventano molto spettacolari e tecnici, con spazi di attacco abbastanza stretti, la presenza di scudi sempre più resistenti, che richiedono ogni volta una strategia diversa. Dato che i nemici più forti utilizzano un sistema di guardia per respingere i nostri attacchi, abbiamo sentito la mancanza dell’indicazione numerica a schermo dei danni inflitti al nemico, cosa che permetterebbe al giocatore di comprendere meglio quando gli attacchi vanno a segno e quando invece sono respinti dal nemico. Presenti tre livelli di difficoltà liberamente selezionabili anche nel corso dell’avventura.

Per raggiungere per la prima volta alcune aree del gioco, abbiamo la necessità di collegarci alle leyline, dando così il via ad una nuova fase di gioco: rivelando le linee di energia magica che collegano i vari punti della mappa, il giocatore viene posto di fronte ad una sorta di scacchiera, sulla quale ogni mossa deve essere ponderata con attenzione.

Qui ci viene data anche la possibilità di scegliere se affrontare il nemico direttamente sul campo, o se evitare lo scontro diretto, utilizzando una delle abilità dei Servant al nostro fianco o tramite la tecnica del taglio del collegamento alla fonte di energia; infatti, ogni pedone sulla tavola di gioco è collegato ad una fonte di energia, interrompere tale collegamento significa causare la sconfitta del personaggio.

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Questo vale sia per i pedoni avversari, sia per le nostre pedine; quindi, diventa fondamentale pianificare con attenzione il percorso sul tabellone di gioco per evitare che il nemico possa interrompere il nostro flusso di energia. Se i primi scontri sulle leyline sembrano semplici e banali, con il prosieguo dell’avventura la complessità aumenta, regalando momenti di grande soddisfazione.

Anche la componente RPG risulta molto curata, con l’albero delle abilità del protagonista che presenta numerose skill da sbloccare, per personalizzare in modo abbastanza profondo il personaggio e adattarlo così al proprio stile di gioco. I rami che compongono l’albero delle abilità corrispondono alle specializzazioni introdotte dai diversi stili di combattimento presenti nel gioco, che possono essere liberamente cambiati in tempo reale durante le battaglie, con un ulteriore livello di diversificazione delle possibili strategie da mettere in campo.

Fate Samurai: Remanant. In conclusione

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Da un punto di vista grafico, ci ritroviamo di fronte ad un lavoro davvero ben fatto: rimanendo nello stile anime, Fate/Samurai Remnant ricrea ottimamente le atmosfere del Giappone feudale tanto da mostrarci degli scenari da cartolina. Anche se si tratta di una grafica che, alle volte, non sembra proprio al passo con produzioni più recenti, il motore di gioco non ha tentennamenti, neppure nelle fasi più concitate delle battaglie, caratterizzate da numerosi nemici e tanti effetti grafici a schermo. Dobbiamo solo segnalare che alle volte, durante gli scontri, ci sono così tanti elementi visibili da rendere non sempre chiaro cosa stia succedendo.

Di ottima fattura la colonna sonora, a partire dalla sigla di apertura in puro stile jpop per poi arrivare a pezzi orchestrati coinvolgenti, che accompagnano il giocatore in modo sempre coerente, diventando un ulteriore elemento di coinvolgimento.
Completamente assenti, le opzioni di accessibilità.

Per concludere, con Fate/Samurai Remnant, ci troviamo di fronte ad un titolo solido, in grado di divertire gli appassionati del genere e costituire un interessante novità per tutti gli altri. Costituisce un’ottima aggiunta alla più ampia saga di Fate, permettendo al giocatore di immergersi nel mondo del Giappone feudale, in una storia ricca di intrighi e colpi di scena e con un gamplay tecnico e non banale. L’eccessiva ripetitività degli scontri, che spezzano un po’ troppo il ritmo della narrazione, il ridotto numero di tipologie di nemici e la prolissità dei dialoghi non permettono all’opera di Koei Tecmo di spiccare il volo verso l’olimpo dei capolavori del genere.

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
7
fate-samurai-remnant-il-giappone-feudale-e-bello-ma-non-perfetto-recensione-ps5Il comparto artistico - comunque ben curato - non basta a coprire alcune mancanze che si sono fatte percepire con una certa pesantezza. Da una parte una storia che ci mette parecchio tempo a decollare per davvero (anche se dopo è un continuo crescendo). Siamo un po' delusi dalla poca cura in determinate ambientazioni rurali che ci sono apparse realizzate con pigrizia: vuote e spesso prive di un elemento caratteristico che le differenziasse. A schermo, abbiamo sentito la mancanza di alcuni elementi caratteristici del genere. Peccato anche per la mancata localizzazione in italiano. La nostra lingua è assente sia nei doppiaggi che nei testi.