Poteva succedere come con Final Fantasy 7 Rebirth con la differenza che, mentre per la seconda parte del remake di FF7 si è trattato probabilmente di una decisione consapevole, quella di mettere Final Fantasy 16 su due dischi poteva essere una scelta obbligata. E fino a circa 6 mesi fa, infatti, pareva sarebbe stata questa la strada che Square Enix avrebbe intrapreso.
Ne ha parlato il producer Naoki Yoshida nel corso dell’evento celebrativo pre-lancio di pochi giorni fa. Le dichiarazioni, poi estrapolate dalla lunga diretta da Gaming Bolt, lasciano intendere che fino a circa sei mesi fa, Square Enix stesse fronteggiando un grosso problema e cioè la gestione della quantità di content. Secondo le dichiarazioni di Yoshida, la mole di contenuti presenti in Final Fantasy 16 stava rendendo difficoltosa la compressione all’interno di un supporto fisico singolo. Il problema è stato poi risolto in extremis e il pericolo scongiurato.
Sensato? Possibile. Vero è che Final Fantasy 16 non possiede un open world come quello appartenuto alla iterazione precedente. Altrettanto vero, però, che il team di sviluppo affermò di aver reso il mondo di gioco particolarmente denso. Inoltre, come ha ricordato il director Hiroshi Takai, per completare la storia saranno necessarie tra le 35 e le 40 ore. Un lasso di tempo destinato a raddoppiare nel caso ci si voglia dedicare al completismo.
E intanto è Final Fantasy 7 Rebirth ad arrivare di certo su due supporti ottici. La seconda parte del gioco ci porterà fuori da Midgar e in quello che in originale era l’overworld. FF7 Rebirth è atteso su PlayStation 5 a inizio 2024.
A proposito di Final Fantasy 16: le prime copie sono in circolazione. Occhio agli spoiler prima del day one fissato al 22 giugno.
Fonte: Square Enix