Hades: il miglior gioco del 2020… da recuperare ora? (Recensione PS5)

Hades

La nostra recensione di Hades in versione PS5. Per quanto quello del roguelike – anzi, rogueLITE in questo caso – sia un genere costellato di capolavori, ma ancora incredibilmente di nicchia, è difficile non abbiate mai sentito parlare di Hades. Giunto nel 2020 su PC e Nintendo Switch, ci ha messo ben poco a fare incetta di premi, a scavalcare in successo anche nomi più famosi e a finire sulla bocca di chiunque ami l’azione più sfrenata con svariati tocchi di tecnicismo.

Hades è un capolavoro”. Uno slogan che abbiamo ascoltato fino alla nausea, ma che ora potrà essere condiviso da ancora più persone. La perla di Supergiant Games allarga la sua utenza e sbarca finalmente su console PlayStation e Xbox (nel secondo caso, addirittura presente sul Game Pass fin dal day one). La domanda, quindi, ora sorge spontanea: perché dovreste tutti tenerlo d’occhio?

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L’immensa difficoltà mista alla randomicità dei roguelite rendono questo genere incredibilmente ostico da approcciare. Da un lato hai uno stile grafico incredibile, dei colori che sembrano quasi uscire dallo schermo e uno dei combat system hack & slash più rifiniti di sempre: e Hades, in questo, non fa certo eccezione. Al contrario, è forse peso massimo nella sua categoria per quanto riguarda direzione artistica e polishing, ma non è neanche questo il punto. Il punto è che, come risvolto della medaglia, si ha un’avventura che ti rispedisce all’inizio a ogni game over, che ti toglie ogni potenziamento ottenuto al minimo errore e che, in linea di massima, ti chiede di ripetere tutto e tentare nuovamente da zero ogni volta che la barra della vita si svuota.

Superare le sfide diventa quindi un’esperienza differente a ogni restart, con stanze e upgrade randomici che sono ormai sinonimi di questo genere, ma è un attimo che la sconfitta si trasforma in frustrazione e la centesima scalata in pura e semplice ripetizione. Raccontata così, picchiare la testa contro il muro del roguelite (e di conseguenza di Hades), sembra quasi masochismo.

Eppure, se questa branchia dell’action più arcade ha così tanti proseliti un motivo dovrà pur esserci. Hades non solo ripesca tutto ciò che di buono ha fatto il genere negli ultimi decenni, ma lo eleva verso una direzione totalmente diversa (quasi opposta), e lo fa con un carisma più unico che raro.

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Il gioco in questione è un campione indiscusso di quantità, qualità e persino di innovazione. Soprattutto in un genere così pieno di titoli meritevoli, la strada del more of the same è anche la più facile da seguire. Ciò che Hades cancella subito dalla sua formula, invece, è la frustrazione e la cripticità classiche di questi tipi di avventura: perdere e tornare al punto iniziale non è mai stato così divertente. Ogni termine, ogni stanza, ogni potere di un oggetto è spiegato fin nei minimi dettagli non appena lo avremo di fronte: la sperimentazione e l’esperienza vanno spesso a braccetto con la difficoltà di comprensione di un roguelite (basti pensare a The Binding of Isaac, che può ancora confondere anche giocatori con anni di studio), ma la strada presa da questo titolo è diversa.

Persino la randomicità è ridotta all’osso: il campo di battaglie e le ondate nelle stanze successive son sempre una sorpresa, ma mai l’oggetto che avremo in premio. Quello, infatti, è sempre segnalato a caratteri cubitali poco prima di imboccare ogni bivio. Se si ha un buon piano in testa, insomma, non si può essere fermati neanche dalla casualità dei nemici.

Lo stesso vale per le caratteristiche del protagonista che, a sorpresa, verranno mantenute eccome tra una run e l’altra, come se ci trovassimo di fronte al più classico dei GdR. Hades non dimentica nessuno dei nostri successi: spendendo gli appositi punti sarà infatti possibile incrementare permanentemente differenti statistiche e talenti, che in alcun modo ci verranno poi sottratti.

Idem per le armi conquistate, esposte per sempre nella nostra bacheca. Questo significa che se le prime due o tre volte sembrerà una vera impresa anche già solo arrivare alla stanza del boss, a lungo andare sarà la nuda e cruda matematica a darci una mano. Ondate da schiaffi a quattro mani diventano improvvisamente delle bazzecole, e il loop di battaglia-potenziamento-restart è così appagante e ritmato che è quasi impossibile posare il controller. A ogni nuovo tentativo saremo qualche passo più vicini alla fuga di Zagreus, senza mai scendere a compromessi con sconfitte totali o voglia di lanciare il pad contro una parete.

Hades 3

Hades, nel suo circolo ripetitivo, è geniale. Ripartire significherà tornare nelle stanze di Ade, malvagio padre che tratta il nostro protagonista ancora come fosse un bambino. Qui, potremo riposare, potenziarci ma anche intrattenerci con tutti gli infernali ospiti.

Mitologia nuova e vecchia si uniscono in un cocktail dal carisma più unico che raro, e anche già solo bighellonare per l’HUB centrale può regalare svariate sorprese a ogni ritorno. Nuovi arrivati, soldi da spendere in stanze uniche, biografie da completare, amicizie da stringere: il riposo è parte integrante di un gameplay incapace di stare un attimo fermo, capace di trasformare persino le sezioni più narrative in potenziali vantaggi nella prossima run.

Di base, spiegare le dinamiche di battaglia è invece piuttosto semplice. Differenti armi ci doneranno differenti approcci, mentre la lunga schivata di Zagreus gli permetterà non solo di superare precipizi, ma anche di diventare brevemente invulnerabile e di cogliere i nemici di sorpresa alle loro spalle, infliggendo più danni. Mescolare attacchi pesanti, leggeri, a distanza e schivate può sembrare classico, almeno sulla carta, ma la sua messa in pratica lascia davvero pochi dubbi: siamo di fronte a uno degli action isometrici più divertenti, viscerali e forsennati di sempre, e il modo in cui combina tutte le sue meccaniche è uno spettacolo tanto per alla vista quanto al tatto. Scegliere i favori degli Dei è il fulcro di ogni nostro upgrade, e trovare le migliori sinergie richiede davvero tanta esperienza e tentativi falliti.

Zeus può migliorarci corpo e armi donandoci la forza del fulmine, mentre le abilità di Dioniso fanno cadere i nemici in uno stato di sbornia confusionale. Atena predilige la difesa, mentre Ares i danni a lungo termine. Le possibilità, inutile dirlo, sono infinite, e scegliere il dono giusto potrebbe davvero fare la differenza tra la vita e la morte. Come nel migliore dei roguelite, Hades è una partita a carte col destino: ciò che ci capita in mano sarà anche casuale, ma i migliori sapranno uscire fuori da ogni situazione e sfruttare a proprio vantaggio ognuno degli upgrade casuali incontrati. Come sempre (quando le cose funzionano bene, almeno) è la caparbietà e l’esperienza del giocatore a fare la differenza, mai il suo momentaneo equipaggiamento.

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Interessante come le dinamiche narrative, ovvero la classiche scaramucce tra divinità greche, impattino anche sul gameplay vero e proprio. Ermes piuttosto che Artemide riescono a riconoscere con quali divinità abbiamo stretto patti più spesso in precedenza, e potrebbero finire persino per diventare nostri nemici se le nostre preferenze diventassero eccessivamente plateali.

Così come dai migliori roguelite ha anche preso in prestito la proverbiale longevità, che trasforma l’avventura di Hades una fuga praticamente infinita. Sconfiggere l’ultimo boss e arrivare ai titoli di coda è solo l’inizio del vero viaggio, e le svariate modalità (più difficili, inutile anche già solo precisarlo) esclusive alle run successive prometteranno di tenervi impegnati mesi, anni, o fin quando avrete voglia accompagnare Zagreus in una nuova mattanza. Le cose da sbloccare son tante, e i retroscena narrativi su cui far luce altrettanto interessanti. Perfetto per le sessioni mordi e fuggi o anche per quelle pienissime giornate di gaming che non ti lasciano andare per nulla al mondo.

Dovessimo parlare della conversione su console principali, invece, non c’è molto da segnalare. Essendo un gioco prettamente 2D era impossibile aspettarsi miglioramenti grafici di qualche tipo, eccezion fatta per la risoluzione. Noi l’abbiamo provato su PlayStation 5 e, effettivamente, lascia un po’ di amaro in bocca vedere come non sia stato sfruttato neanche il DualSense. Le uniche sensazioni tattili da segnalare sono i grilletti che vibrano sotto il peso delle fusa del caro Cerbero. Quasi una goliardata da parte degli sviluppatori, oseremmo dire.

Un anno dopo, insomma, Hades ritorna in grande stile e non vale neanche un punto in meno rispetto alla sua primissima apparizione. Stiloso, veloce, frenetico, senza punti morti, vasto, divertente e (soprattutto) mai frustrante, c’è un motivo per cui viene già considerato uno dei migliori roguelite sulla piazza. Se non il migliore in assoluto.

Noi non ci sentiremmo di concordare, però. Non tanto perché Hades non abbia abbastanza qualità da arraffare quella coppa, ci mancherebbe altro. Ma perché quello del roguelite è un genere infinitamente più vario di quanto qualcuno voglia far credere. Oggi abbiamo tantissimi esponenti (e anche capolavori) che riescono a portare queste esperienze all’elevatissimo livello appena ottenuto. La cosa bella? Che questi capolavori, essendo diversissimi tra loro, possono coesistere tutti insieme. E Hades quindi va lì di diritto, ad aggiungersi a The Binding of Isaac, a Dead Cells o, volendo, a quel Returnal che ha sconvolto il mondo uscendo praticamente dal nulla.

Hades è un capolavoro, dicevamo, e non dovreste lasciarvelo sfuggire per alcuna motivazione al mondo. Soprattutto se NON siete fan del genere. Per assurdo, questo potrebbe essere un buonissimo punto di partenza. Al netto, magari, di qualche crampo alle dita di troppo e di alcune arene così piene da sfociare nella totale confusione.

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
9
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