Se n’era parlato non troppo tempo fa. Netflix, fino a qualche anno fa regina incontrastata delle piattaforme per lo streaming di film e serie tv, sta ora affrontando una brutta crisi. Uno scivolone in borsa, una emorragia di abbonati e la ‘piaga’ dei condivisori di password sono tutti problemi a cui si sta cercando una soluzione efficace.
Da un lato, Netflix ha stretto un accordo con Microsoft finalizzato a dare seguito alla promessa di qualche mese addietro. Esattamente come già ipotizzato da Disney Plus, anche Netflix voleva dotarsi di un nuovo tier di abbonamento a prezzo ridotto con l’introduzione di pubblicità. Dall’altro, però, c’era ancora un problema da risolvere. Come rivalersi su quegli utenti che, noncuranti dei rinnovati Term of Services, continuavano a condividere imperterriti le loro password con persone che, invece, non possedevano un abbonamento – e quindi il diritto – di accedere ai contenuti? La soluzione proposta fu l’addebito dei costi extra agli abbonati ‘furbetti’. In tal senso, già poco dopo l’annuncio, presero il via i test in Sud America. I risultati, però, raccontano da Netflix, non erano dei migliori.
A tal proposito, sempre in Sud America (con particolare riferimento ad Argentina, El Salvador, Guatemala, Hounduras e Repubblica Dominicana) si sta tentando una strada diversa. L’addebito arriverà soltanto nel caso in cui l’account registrato venga utilizzato fuori dalla propria abitazione (o comunque su dispositivi insoliti rispetto a quelli normalmente utilizzati) per più di due settimane. Sotto questa soglia, raccontano Bloomberg e GameSpot, Netflix bollerà automaticamente l’utilizzo come avvenuto durante una vacanza o un viaggio.
Resta ancora poco chiaro il comportamento che la piattaforma adotterà in casi diversi o in altre parti del mondo. In teoria, per mettersi al sicuro, è possibile aggiungere ulteriori dispositivi – oltre quelli già registrati per il normale abbonamento, si intende – con un piccolo sovrapprezzo.