Non è tutt’oro ciò che è Nintendo

Editoriale Nintendo

Sono trascorse due settimane dal lancio di Switch 2 e, al netto dei sontuosi dati vendita registrati o del legittimo entusiasmo dei fan, potrebbe essere giunta l’ora di concentrarsi anche sugli aspetti meno esaltanti di questo battesimo, come ad esempio la controversa questione prezzi. Sebbene la grande N ci avesse già messo al corrente dei rincari in sede di presentazione del progetto, le cifre che abbiamo visto fioccare sugli scaffali dei negozi risultano fuori da ogni logica di mercato e, in alcuni casi, persino al di là del più elementare buon senso. Pur volendo chiudere un occhio e mezzo sull’inopportuno full price affibbiato a titoli provenienti dal catalogo della prima Switch, gli zeri che spuntano sulle cover di Yakuza 0, Cyberpunk 2077, Street Fighter 6 e Hogwarts Legacy gridano letteralmente vendetta. Benché si sia cercato di indorare la pillola aggiungendo suffissi come Ultimate Edition, Director’s cut e Signature Edition, stiamo infatti parlando della conversione di prodotti usciti dieci, cinque e due anni fa, le cui edizioni PC, Xbox e Playstation non si rivelano soltanto più performanti, ma vengono ormai vendute a prezzi stracciati da tempo.

Stringendo l’inquadratura sulla stessa line-up di debutto, la situazione assume contorni addirittura paradossali: fatta eccezione per l’ottimo Mario Kart World, non vi sono infatti altri titoli first party inediti. Di fronte a quello che un occhio distratto poteva tranquillamente confondere con lo scaffale dell’usato, il pensiero è pertanto volato subito al day one del Super Nintendo, che approdò nei negozi in compagnia di Super Mario World, F-Zero, Legend of Zelda: a Link to the Past, Super Metroid, Street Fighter II, Super Soccer e Pilotwings. Un discorso a parte andrebbe fatto, a questo punto, anche per il supporto della Telecamera USB-C. Ciò che molti hanno definito alla stregua di un optional prezioso o persino come l’ennesima conferma della lungimirante visione di Nintendo, non è altro che un incrocio tra Sony Eye-Toy e Microsoft Kinect: due progetti morti e sepolti da anni, con quest’ultimo divenuto bersaglio di una damnatio memoriae con pochi precedenti nella storia videoludica.

Alla luce di tutto ciò, suona oggettivamente strano non assistere a quelle levate di scudi a cui il pubblico e una parte della stampa sono soliti abbandonarsi di fronte all’avidità delle multinazionali occidentali. Persiste in tal senso il sospetto che, vuoi per il passato glorioso, vuoi per quella patina d’integrità morale che le si continua a riconoscere nonostante tutto, Nintendo goda di un’indulgenza che altri brand non riescono a ottenere nemmeno quando riescono a far le cose per bene. Se intendessimo provocare reazioni forti, potremmo tornare a parlare della sudditanza psicologica cui accennammo qualche mese fa, quella capace di far grandinare 10/10 appena le fucine di Kyoto emettano uno sbuffo… Stavolta preferiamo però concentrarci sui sentimenti che il popolo nutre nei confronti di quest’azienda. A livello superficiale, sarebbe facile parlare di amore: quell’amore con la A maiuscola che, talvolta, arriva a vantare connotati freudiani. Dopo un esame più approfondito, ci si rende tuttavia conto che questo legame vanta molte più affinità con la Fede e non la banale fede del credente non praticamente, bensì una fede incrollabile, cieca che spinge l’individuo a rimpiazzare il buon senso con il dogma e barattare il dubbio con la certezza dell’infallibilità. Per dirla in termini pratici, il Cultista Nintendo certe domande neanche se le pone, perché ha già deciso a priori che l’operato di quest’ultima è stato, è e sarà sempre cosa buona e giusta. Di rimando, questi se ne frega dei costi, dell’obsolescenza dell’hardware, di un settore Ricerca e Sviluppo che negli ultimi venticinque anni ha sfornato solo 2 IP inedite e persino di una politica commerciale proiettata a vendergli per nuovi titoli da usato sicuro: pur se messo di fronte all’evidenza e a tutte le incongruenze del Culto, egli seguiterà pertanto a utilizzare il proprio senso critico soltanto per puntare il dito contro i peccati di chi vive al di fuori della sua terra consacrata. E questo, cari amici, è amore solo se filtrato attraverso l’accezione più morbosa del termine, perché un amore sano non accetta tutto incondizionatamente, né lascia che il rispettivo destinatario perseveri nell’errore perché “così deve essere”. Per indulgere in questo genere di integralismo abbiamo già la Religione e, a giudicare dal mondo in cui viviamo, quest’ultima basta e avanza. Per nostra fortuna, le aziende non sono chiese, sinagoghe, né moschee: possiamo dunque criticarle quando sbagliano senza finire all’inferno o trasformarci in eretici. E allora diciamolo a cuor leggero: in termini di line up e costi software, il lancio di Switch 2 non è stato esattamente un miracolo, bensì una cinica dimostrazione di marketing predatorio perpetrata sulle spalle dei fedelissimi. Se questi ultimi non possono far altro che accettare, chi ancora riesce “soltanto” ad amare Nintendo dovrebbe prendersi la briga di manifestare il proprio dissenso, viceversa tra dieci anni saluteremo l’arrivo di Switch 3 con a seguito Breath of the Wild: Resurrected Again, Mario Odyssey: Zombi Edition, GTA V: Full Budget e The Ultimate of Us a cento euro l’uno.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here