PaRappa The Rapper Remastered – Recensione

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Rap Hero

Nulla da segnalare, invece, per quanto riguarda il gameplay in sé. Chi l’ha giocato al tempo si sentirà per forza di cose a casa, mentre a tutti i neofiti basterà sapere che si tratta di un rythm game piuttosto basico – ovviamente, è anche figlio del suo tempo – ma comunque accattivante. Il genere, dopotutto, non è che si sia evoluto chissà quanto dai tempi di PlayStation 1; abbiamo visto Rock Band inserire nuovi strumenti, Guitar Hero evolversi fino ad aggiungere una seconda corda alla chitarra di plastica, ma bene o male lo scopo è rimasto sempre il medesimo. Aguzzare la vista, aspettare che un tasto si sovrapponga alla corrispettiva sagoma e pigiarlo al momento giusto. PaRappa the Rapper è questo e – fortunatamente, per alcuni – null’altro.

Ci si lancia in sei differenti stage di difficoltà crescente, ci si appoggia al rap del maestro di turno e si cerca di emularlo col miglior tempismo possibile. “Tempismo” è la parola chiave, qui, molto più che in molti titoli concorrenti. I giochi musicali più recenti, infatti, risultano infinitamente più permissivi di quanto lo era al tempo PaRappa, e questa Remastered non ha certo cambiato il trend.

“Tempismo” è la parola chiave, qui, molto più che in molti titoli concorrenti.

Potrete azzeccare il tasto giusto, ma cannate il tempismo di un solo decimo di secondo e, statene certi, ve ne accorgerete. Ve ne accorgerete non solo perché il punteggio inizierà a calare, nonostante siate ancora convinti di sfiorare la perfezione, ma anche perché – all’orecchio – le conseguenze ci sono tutte. Ogni tasto corrisponde a una rima o a una parola: andate fuori beat e a pagarne le conseguenze sarà il flow della canzone, che seguirà il ritmo dei vostri input in base a una precisione millimetrica, nel bene o nel male.

Sarà quindi normale che anche i giocatori più navigati, soprattutto nelle prime fasi, si ritrovino a sbattere la testa contro una linea di difficoltà davvero ripida. Se vi impantanerete a ripetere mille volte anche il livello introduttivo, niente paura: è capitato anche a noi.

La difficoltà relativamente alta va anche un po’ a mettere una pezza su un fattore longevità piuttosto problematico. I fan di vecchia data lo ricorderanno sicuramente: come abbiamo specificato anche prima, parliamo di sei episodi da un paio di minuti l’uno. Non ci vuole certo un genio della matematica per capire che, mediamente, basti meno di mezz’ora per portare a termine il gioco intero.

Certo, c’è la possibilità di ripetere le canzoni già completate per battere i precedenti record, o di sbloccare qualche chicca segreta dopo aver rappato al massimo delle proprie capacità in ogni livello disponibile, ma l’intera rigiocabilità si ferma lì.

Ciò che era accettabile su console di vecchia generazione, purtroppo, oggi funziona molto meno, e non bastano certo le due o tre novità inserite a risollevare un prodotto che – letteralmente – finisce per mostrare tutte le sue carte in una singola sessione di gioco. Non è certo colpa del titolo in sé – che, ripetiamo, è stato resuscitato da un’altra era videoludica – né del prezzo di vendita – contenuto ma non troppo – ma più degli sviluppatori che non hanno approfittato dell’occasione per rimpinguare il pacchetto e renderlo un pelo più appetibile a fan e non.

Le varianti delle canzoni giocabili risultano troppo poco ispirate per fungere da vero e proprio palliativo e, alla fine, è facile che ci si ritrovi a godere dei (fantastici, per carità) pezzi del gioco per un paio d’ore e nulla più.

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RASSEGNA PANORAMICA
Voto
6.5
parappa-the-rapper-remastered-recensione<b>PRO</b><br> Canzoni ancora oggi orecchiabilissime <br> Stile unico e grafica ancor più pulita che in passato <br> <b>CONTRO</b><br> Lavoro di rimasterizzazione solo parziale <br> Longevità e rigiocabilità ai minimi storici