Persona 3 e 4 Recensione (PS4): Il ritorno finalmente in italiano

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La nostra recensione di Persona 3 e 4 in versione PlayStation 4.

Persona 5 (QUI la nostra recensione della versione Royal) ha dato alla serie jrpg di Atlus un boost di popolarità tanto notevole quanto meritato. In attesa del sicuro (ma ancora non annunciato) sesto capitolo, chiunque si sia perso i titoli usciti originariamente nel 2006 e nel 2008 può ora colmare le sue lacune con delle riedizioni per PC e console ancora attuali (Switch, PS4, Xbox One e di conseguenza PS5 e Series X/S, in retrocompatibilità).

Ma anche chi dovesse averli già spolpati a suo tempo può goderseli, come preannunciato dal titolo della recensione, con un’inedita traduzione nella nostra lingua e alcune migliorie e aggiunte abbastanza significative. Precisiamo, prima di addentrarci nell’analisi, che per Persona 3 è stata scelta la versione Portable, mentre per Persona 4 la Golden. Una precisazione dovuta, visto che di Persona 3 ne sono uscite negli anni ben tre versioni differenti. Il quarto capitolo si è invece fermato a due, come il quinto. Se Persona 4 Golden è senza dubbio la migliore versione mai uscita del titolo, Persona 3 Portable è sì l’ultima cronologicamente parlando, ma non necessariamente la migliore.

La scelta del “vincitore” non è affatto semplice, perché tra Portable e FES (la seconda uscita) cambiavano molti elementi di gameplay. Portable per esempio perdeva rispetto a FES un intero capitolo, alcuni Persona aggiuntivi e, purtroppo, i filmati, eliminando al contempo la parte esplorativa in terza persona in favore di menu statici, molto simili a quelli che siamo abituati a vedere nelle visual novel. In compenso però presentava la scelta del personaggio tra maschile o femminile e rendeva direttamente controllabili tutti i personaggi del party, che in FES erano invece guidati dall’IA, escluso il protagonista.

Come detto, scegliere è difficile: da una parte c’è un’edizione più “bella” e capace di calare meglio nell’atmosfera anime grazie a cutscene molto riuscite, dall’altra un’edizione con un gameplay più controllabile e preciso, ma limitata nei contenuti dalla vecchia natura portatile. Avere un “final mix” delle due sarebbe stato il massimo, ma non è andata così e dovremo farcene una ragione.

Fatta questa doverosa premessa, le aggiunte al pacchetto delle riproposizioni in esame si concentrano molto sulla quality of life, rendendo i due giochi maggiormente fruibili. Il nuovo selettore di difficoltà per esempio ammorbidisce parecchio un titolo tosto come Persona 3 Portable, che scontava ancora la sua vicinanza con la serie “madre” di Shin Megami Tensei, notoriamente bella impegnativa (e rimasta tale tutt’oggi).

Lo stesso dicasi per il quick save, che va a sostituire il vecchio sistema a checkpoint. I punti di controllo erano una soluzione molto meno permissiva anche in virtù del fatto che, per vostra informazione, nei Persona si ha un tempo limitato (scandito dai giorni in-game) per completare i vari dungeon, pena il game over. Poter salvare in qualsiasi momento toglie quindi un po’ di tensione alla formula, ma sicuramente rende l’esperienza più abbordabile.

Oltre a queste feature Persona 4 Golden gode di una funzione chiamata Album, con la quale è possibile “rivivere” alcune sequenze e rivedere le proprie scelte durante le fasi di “vita vissuta” tipiche della serie. Poter cambiare le risposte che si sono rivelate poco azzeccate in ottica di consolidamento dei rapporti coi personaggi (la tipica meccanica dei social link) rende pure in questo caso l’esperienza più malleabile e adatta ai neofiti.

Chiaramente le riedizioni apportano anche migliorie puramente tecniche, come texture a definizione più alta, un framerate senza sbavature e caricamenti molto più veloci che in passato. Il supporto a trofei e achievements farà felici i completisti, mentre la traduzione nella nostra lingua rende i titoli fruibili pure a chi non mastica particolarmente l’inglese. Oltretutto la localizzazione è davvero valida, riuscendo a riprodurre in maniera credibile il modo di esprimersi e le diverse personalità dei giovani protagonisti.

Nel complesso il lavoro di “restauro” di Atlus ci ha soddisfatti, e le uniche criticità riguardano la natura stessa di Persona 3 Portable. Sia perché parliamo di un videogioco che ha sentito il passare degli anni a livello di bilanciamento del gameplay, e che oggi risulta un po’ ripetitivo e con un level design dei dungeon stantio, sia per i limiti descritti in precedenza.

Ciò non toglie che il terzo episodio sia ancora validissimo narrativamente, con personaggi ottimamente caratterizzati (come da tradizione del franchise) e dei toni dark che lo rendono “particolare” all’interno dei Persona. E tutto sommato è ancora pienamente godibile se si fa lo sforzo di socchiudere un occhio e contestualizzarne i difetti, magari aiutandosi con tutte le nuove opzioni che sono state inserite. Persona 4 Golden invece è oggi come allora un jrpg strepitoso, che non vi risulterà nemmeno così antico se avete scoperto la serie con Persona 5.

Pertanto vi consigliamo di recuperare sia Persona 3 Portable che Persona 4 Golden in queste nuove riedizioni, perché sono due titoli di genere storicamente importanti e ancora in grado di appassionare con il loro messaggio, i loro personaggi e la loro capacità di presentare uno spaccato della società giapponese contemporanea.

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
8.5
persona-3-4-recensione-ps4Le riedizioni di Persona 3 Portable e Persona 4 Golden sono un ottimo motivo per recuperare due classici del jrpg sui sistemi attuali. Le migliorie abbracciano sia il lato tecnico che quello della quality of life, rendendo le due esperienze più malleabili e adatte anche ai meno avvezzi alle particolarità di gameplay della serie. La Portable di Persona 3 è storicamente un'edizione un po' controversa, ma nel complesso ancora godibile, mentre Persona 4 Golden è tuttora un videogioco splendido. Il voto finale è quindi una sorta di mix tra i due giochi, ma soprattutto è un invito.