The Bureau: XCOM Declassified

Dopo l’ottimo riscontro di pubblico ottenuto da XCOM: Enemy Unknown, non meraviglia che 2K si sia subito adoperata per l’uscita di un nuovo titolo ambientato, più o meno, nell’universo di XCOM, sebbene, è il caso di dirlo, lo sviluppo di The Bureau: XCOM Declassified sia in realtà molto più vecchio. Partito originariamente come reboot della famosa serie degli anni ’90 in versione FPS, e poi virato verso i generi più disparati, il titolo 2K è infine diventato uno shooter in terza persona in cui, calati in un setting anni ’60, ci troveremo a fronteggiare la medesima minaccia aliena apprezzata nella serie originaria.
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A differenza di Mass Effect, tuttavia, la coordinazione e la gestione della squadra non saranno facoltative, bensì assolutamente fondamentali, definendo, senza mezzi termini, una vittoria o un fallimento in quasi tutti gli scontri.

Nei panni dell’agente speciale William Carter avremo il compito di trasportare un misterioso artefatto alieno. L’incidente avvenuto durante il trasporto, compromesso dall’attacco di una fazione aliena, farà da apripista a una concitata escalation di eventi.
Ci troveremo quindi a indossare i panni del salvatore del pianeta in collaborazione con l’agenzia XCOM, di fatto fondata, secondo la trama del gioco, in quel momento di estrema necessità.
Come detto, non parliamo di nulla di incredibile, sebbene sia indubbio che 2K si sia impegnata di tinteggiare al meglio la trama, conferendole, a conti fatti, una dignità più che sufficiente in un genere, quello dei TPS, che non sempre si concede più di qualche cliché narrativo. In tal senso, The Bureau offre anche dialoghi a scelte multiple con bivi morali, con annessa possibilità di caratterizzare emotivamente il vostro personaggio, il tutto tenendo sempre un ritmo serrato, come nella tradizione dei migliori action movie hollywoodiani. Peccato solo per la durata generale dell’esperienza: piuttosto breve anche per gli ormai risicati standard odierni.

In ogni caso, quel che c’è di positivo in The Bureau sono le trovate ludiche che, pur facendo storcere il naso ai puristi della serie (a ben pensarci non potrebbe essere il contrario), si preoccupano di rinnovare il genere con una serie di ottime trovate. Abbandonata la visuale isometrica, quindi, il progetto 2K si è trasformato in un action ibrido in cui alcuni fronzoli tattici si mescolano sapientemente alle tipiche meccaniche TPS. L’effetto ottenuto è simile a quanto provato in Mass Effect 2 in cui, seppur fosse possibile mirare e sparare ai nemici su schermo senza starci troppo a pensare, si doveva tenere conto anche del controllo del proprio team per mezzo di un comodo menu “a ruota”. Funzionale ed esteticamente gradevole, tale menu è, di fatto, ripreso anche in The Bureau e servirà a rivestire il ruolo di comandante della squadra. A differenza di Mass Effect, tuttavia, la coordinazione e la gestione della squadra non saranno facoltative, bensì assolutamente fondamentali, definendo, senza mezzi termini, una vittoria o un fallimento in quasi tutti gli scontri.
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Ci troveremo quindi a indossare i panni del salvatore del pianeta in collaborazione con l’agenzia XCOM.

Aperto il menu, il mondo di gioco entrerà in una sorta di bullet time (“Battle Focus Mode”) che lascerà al giocatore un determinato periodo di tempo per scegliere come intraprendere le prossime mosse all’interno di uno scontro.
Le opzioni tattiche che si possono scegliere durante la pausa sono molteplici, e spaziano dal semplice movimento dei compagni all’uso di abilità più o meno efficaci in base al contesto. Quest’idea è quindi il fondamento del sistema di combattimento che, nonostante le prime titubanze, si scoprirà ben presto funzionale e divertente, nonché tatticamente molto profondo, portando quindi nell’ambito TPS un po’ del feeling gestionale tipico della serie XCOM.
Sempre in merito alla serie principale, è interessante notare come certi stilemi tipici di XCOM siano presenti anche in The Bureau, uno su tutti la morte permanente dei compagni di squadra, cosa che, come sapranno i fan, risulta spesso una perdita spiacevole e gravosa. Aggravante in tal senso è il fatto che il titolo 2K contenga un sistema di sviluppo per potenziare tanto il protagonista che i comprimari, permettendo, missione dopo missione, di formare la propria squadra ideale. Peccato che a uno sviluppo dei personaggi tanto certosino non faccia da contraltare anche una personalizzazione delle armi e della gadgettistica (caratteristica invece presente nella serie originale), rendendo, soprattutto agli occhi del fan, l’esperienza in qualche modo monca.
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Quest’idea è quindi il fondamento del sistema di combattimento che, nonostante le prime titubanze, si scoprirà ben presto funzionale e divertente.

Anche stavolta torna il quartier generale, completamente esplorabile, dove è possibile organizzare e pianificare le proprie missioni.
A differenza dei precedenti titoli della serie e del recente Enemy Unknown, non avremo a che fare con una minaccia planetaria, bensì nazionale, che comunque presenterà, un discreto numero di missioni opzionali, dai tipici obiettivi d’azione facoltativi, sino a quest da completare esclusivamente per mezzo di sessioni di dialogo, talvolta rintracciabili direttamente nell’enorme base XCOM. Interessante anche la possibilità di inviare una squadra di reclute in missione autonoma al fine di potenziarne i componenti, così da poter rimpiazzare future (e quasi ovvie) perdite nel corso della storia.
Per ciò che concerne il profilo tecnico, dispiace che la produzione 2K non stupisca né convinca. È infatti evidente come The Bureau sia figlio di uno sviluppo più volte cestinato e rimandato e, nonostante la presenza di un certo stile (dato, più che altro, dall’ottima caratterizzazione anni ’60), il gioco sa di datato. Un peccato, perché sia gli ambienti che soprattutto le animazioni sono invece molto convincenti e si sposano, con una colonna sonora azzeccata e affascinante. I problemi sono da ricercarsi, invece, in un cospicuo numero di bug, nonché in una scarsa ottimizzazione del motore di gioco, sovente soggetto a cali di framerate e a fastidiosi episodi di tearing. Anche l’I.A. risulta talvolta inadeguata, altre volte semplicemente ottusa, soprattutto se si lascia che i compagni agiscano in autonomia senza dare loro di volta in volta compiti specifici. Allo stesso modo, gli alieni, nonostante la loro varietà e abilità, soffrono spesso di una sottile deficienza che finisce per renderli meri bersagli mobili (del resto magari sono proprio un po’ stupidotti come razza).
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The Bureau: XCOM Declassified è un titolo che divide. Si tratta di un gioco tecnicamente non eccelso, eppure ricchissimo di trovate e padrone di una giocabilità squisita, il cui prezzo è un minimo di dedizione. The Bureau divide perché è uno spartiacque tra la vecchia generazione di fan di XCOM e quella nuova, meno avvezza alla pianificazione e più piacevolmente dedita all’uso dei proiettili. Declassified è comunque un ottimo compromesso che non dovrebbe scoraggiare i fan della serie: purché accettino di chiudere un occhio su alcuni difetti, potrebbero trovarsi tra le mani un piacevole passatempo. Per tutti gli altri, invece, è un gioco tutto sommato consigliato, le cui meccaniche ibride TPS/strategico sono un piacevole diversivo alle sparatorie monocordi cui ci ha abituato il mercato.