Collage di generazioni
La natura particolare di The Last Guardian è messa a nudo dall’engine grafico, che ricrea visuali spettacolari. Grande protagonista la luce, che filtrando attraverso gli edifici e le spaccature nella roccia genera contrasti spettacolari . Poi c’è una cura certosina nelle animazioni. Ad esempio, spostando appena appena lo stick sinistro di Dualshock 4 vedrete il protagonista muoversi in punta di piedi per non far rumore. Lo vedrete correre e goffamente inciampare, accarezzare le pareti o tentare di camminare in equilibrio sui muretti. Stringersi nei propri abiti per proteggersi dal freddo e osservare l’orizzonte con occhi meravigliati.
Lo stesso livello di attenzione, anzi forse di più è riservato alle movenze di Trico e al suo folto piumaggio. Lo vedrete incedere fiero e sinuoso tra le fronde degli alberi, compiere balzi maestosi e poi in un’infinità di atteggiamenti diversi. Intento a grattarsi, ad annusarvi, a starnutire, a rotolarsi nell’acqua o semplicemente stagliarsi maestoso in un orizzonte illuminato dal sole pallido.
Un plauso va alla direzione artistica, capace di mimetizzare bene I LIMITI ESTETICI, regalandoci visuali capaci comunque di stupire.
Però la resa non è consistente. Alcune texture sono rimaste quelle dell’era PS3, dunque molto sgranate. Poi ci sono rallentamenti vistosi, in particolare quando Trico si muove, negli ambienti aperti e in caso di interazioni fisiche più complesse, ad esempio se certi oggetti e strutture si distruggono. Mentre bug e glitch visivi (flickering e oggetti che si compenetrano a “caso”) sono presenti in quantità…
Ma un plauso va alla direzione artistica, capace di minimizzare queste limitazioni, regalandoci visuali capaci comunque di stupire. Scatterete un’infinità di screenshot per documentare la vostra avventura straordinaria e a ogni balzo di Trico, ogni volta che lo osserverete, dal basso verso l’alto… la maestosità di quest’essere e la naturalezza e spontaneità con cui reagirà sapranno conquistarvi.