
Alcuni sembrano aver percepito l’aumento del costo dei videogiochi solo di recente, quando Nintendo ha ufficializzato il prezzo del software Switch 2 e Microsoft si è repentinamente unita al coro. A ben vedere, i primi segnali concreti dei rincari erano tuttavia arrivati già alla fine di quel maledetto 2020 che scombussolò l’intero ordine sociale ed economico del Pianeta. Dissimulato da un’accorta opera di ripartizione di costi spalmati tra DLC, appendici narrative ed altri contenuti che spesso travalicano la soglia dei trenta euro, il trend è cresciuto silenziosamente in background salvo poi balzare di colpo alla ribalta. Come naturale che fosse, il pubblico non ha accolto con entusiasmo la prospettiva di sborsare almeno ottanta euro per l’acquisto del prodotto, anche perché le stime di mercato prevedono ulteriori rincari nei mesi a venire. Consci di questo crescente malcontento, producer e sviluppatori passano intanto al vaglio proposte commerciali alternative volte a mitigare gli effetti negativi di un fenomeno che il continuo levitare dei costi di sviluppo ha reso irreversibile… Ed è sottinteso che ogni contromisura passerà dalle piattaforme di fruizione digitale quali Game Pass, PS Plus e rispettive concorrenti.
Tra le soluzioni più quotate, la formula del noleggio starebbe, al momento, guadagnando un numero sempre maggiore di consensi. Ispirata al modello sdoganato da Amazon Prime Video nella fruizione di singoli film o interi pacchetti tematici, essa permetterebbe difatti ai videogiocatori di acquisire pieno accesso ai prodotti in catalogo investendo cifre contenute e direttamente proporzionali al quantitativo di ore di gioco desiderato. Quella che, a primo acchito, potrebbe sembrare una strategia incompatibile col medium videoludico, è stata in realtà testata in forma light nell’ambito di svariati videogame già presenti sul mercato e non parliamo certo di progetti minori: in Street Fighter VI è ad esempio possibile provare a titolo gratuito i personaggi venduti via DLC per un intervallo di tempo congruo a valutarne l’acquisto definitivo. Tra gli addetti ai lavori è opinione diffusa che un’opportunità di questo tipo possa giovare non solo alle nostre tasche, ma anche all’intero mercato, giacché è plausibile che, grazie alla possibilità di effettuare test a costi convenienti, molti utenti sceglieranno di acquistare videogame che, viceversa, non avrebbero mai preso in considerazione. Più freddina, risulterebbe invece la posizione dei consumatori. Da svariati sondaggi condotti a riguardo negli USA e in Gran Bretagna, il timore che l’introduzione dei noleggi possa comportare un ulteriore incremento dei fattori di monetizzazione è ad esempio alto almeno quanto il sospetto che, alla lunga, il format porterebbe alla definitiva rottamazione degli acquisti permanenti privandoci di ogni residuo diritto di proprietà. D’altro canto, una relativa minoranza degli intervistati riconosce che una maggiore flessibilità dei prezzi possa piuttosto rappresentare un vantaggio da non sottovalutare, specialmente se si considera che, una volta portati a termine, gran parte dei titoli che acquistiamo vengono accantonati per sempre.
Al di là di ogni preferenza, la sensazione generale è che, il progressivo aumento dei costi di sviluppo dei videogame maturerà conseguenze sempre più severe sui rispettivi prezzi, trasformando l’opzione noleggio in una vera e propria necessità. Tradotto in soldoni, prepariamoci a spaccare i salvadanai, perché presto potremmo ritrovarci a pagare i videogame un tanto all’ora.