La Corte Suprema sta valutando se aggravare le pene per le minacce attraverso i social

Negli ultimi anni si è parlato diverse volte di episodi di violenza e minacce nell’ambiente online, in particolare attraverso social network come Facebook e Twitter. Ci sono casi più popolari e casi meno popolari e, alcuni, sono particolarmente inquietanti e caraterizzati da minacce di morte. Tempo fa vi abbiamo parlato di come uno sviluppatore avesse pubblicato una minaccia di morte diretta a Gabe Newell dopo aver avuto problemi con Steam e, ora, vogliamo raccontarvi di come le pene per questo tipo di comportamenti stiano diventando sempre più severe.

Come esempio prendiamo un caso particolare, gestito dalla Corte Suprema negli Stati Uniti contro un certo Anthony Elonis, colpevole di aver pubblicato su Facebook aggiornamenti di stato decisamente minacciosi. Elonis ha infatti scritto sul social network la sua intenzione di uccidere la moglie soffocandola con un cuscino, specificando anche dettagli piuttosto macabri. Elonis ha successicamente anche minacciato di uccidere un agente dell’FBI che lo aveva interrogato a propostito dei suoi post e ha poi anche parlato della possibilità di uccidere tutti coloro che si trovavano nei dintorni di una scuola per l’infanzia.

Il ragazzo ha successivamente di aver scritto quelle cose (utilizzando uno pseudonimo) per imitare il cantante Eminem. La giuria però lo ha giudicato colpevole di avere infranto una legge federale che impedisce di trasmettere minacce rivolte ad altre persone via telefono o internet.

Tempo fa anche Justin Carter, un giocatore di League of Legends, è stato arrestato ed è in attesa del processo. Aveva minacciato di fare una strage all’asilo…

In entrambi i casi, gli accusati si sono appellati al diritto di espressione dichiarando che non avrebbero mai realmente compiuto nessuna azione violenta. Per la Corte Suprema però questo non è abbastanza… il diritto di esprimersi liberamente è sacrosanto, ma nel momento in cui si minaccia la vita di un’altra persona il discorso si fa più complesso. Quella persona non ha forse il diritto di vivere tranquilla? Di casi di violenza ce ne sono tanti, preoccuparsi è lecito. Una persona matura e in grado di controllare la propria rabbia dovrebbe avere alcun bisogno di scrivere minacce di morte sui social network…

Grazie a questi casi la Corte Suprema sta ora valutando se questo tipo di reato debba comportare condanne alla reclusione e organizzandone le modalità, studiando i vari regolamenti dei social e le possibili conseguenze dell’aggravamento della pena.

Fonte: polygon