ChatGPT: l’IA di OpenAI supera il test di Turing, è quello che permette di distinguere Uomo e Macchina

A cura di Marcello Ribuffo

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In uno studio condotto dall’Università di Stanford i cui risultati sono stati pubblicati in questi giorni, i ricercatori hanno riscontrato come ChatGPT-4 sia oramai quasi indistinguibile da un essere umano. Il metodo utilizzato dagli scienziati guidati dal professor Matthew Jackson è stato il Test sviluppato da Alan Turing. I risultati hanno sollevato dubbi circa l’efficacia del test di fronte alle nuove tecnologie.

ChatGPT-4 supera il test di Turing. IA indistinguibile da un essere umano

Siamo in pieno boom intelligenza artificiale e benché si sia ancora scalfito la superficie delle potenzialità di questa tecnologia i passi avanti fatti negli ultimi anni sono straordinari. Se ci avessero detto solo dieci anni fa che sui nostri PC avremmo avuto IA sofisticate in grado di risolvere diversi problemi (soprattutto in ambito lavorativo e creativo) non ci avremmo creduto, pensando magari che sarebbe servito altro tempo per metterle a punto.

Mentre si attende a questo punto un robot dotato di IA in grado di muoversi in totale autonomia, si sta facendo strada verso una maggiore naturalezza con cui queste “entità” interagiscono con gli umani e uno dei modi per dimostrare come queste possano farlo è il famoso test di Turing, ideato da Alan Turing nel 1950 con il compito di stabilire se una macchina è in grado di interagire come un essere umano.

In realtà e un po’ più complicato di così ma sta di fatto che la nuova versione di ChatGPT è stata in grado di superare questo test, visto come un crocevia verso qualcosa di meraviglioso o terribile. In uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAAS), condotto da un gruppo di ricercatori coordinato dal professor Matthew Jackson della Stanford School of Humanities and Sciences, ChatGPT dimostra tratti indistinguibili da quelli umani, rispondendo in modo molto naturale a diverse domande.

Tuttavia il chatbot è ancora lontano dall’essere perfettamente adeguato: nonostante il 52% degli intervistati non sia riuscito a capire di star parlando con una macchina, ChatGPT non si è dimostrato particolarmente “amichevole”, con risposte lontano dall’essere percepite come empatiche. Serve ancora un altro step, ma sicuramente si è sulla strada giusta.

Molti di questi problemi probabilmente, si potrebbero risolvere utilizzando la voce di Scarlett Johansson come nel film Her, creando però tutt’altre problematiche. Intanto, OpenAI pare debba affrontare una battaglia legale contro il New York Times che accusa l’azienda di depredare articoli e contenuti al fine di alimentare il database del suo Chatbot senza però pagare per questo utilizzo.

Fonte: Stanford University