Danganronpa 2: Goodbye Despair – la recensione

Il termine J-RPG fa riferimento a un’ampia tipologia di giochi di matrice orientale, che hanno in comune il fatto di basare il loro gameplay sull’interazione e il dialogo tra il personaggio interpretato dal giocatore e quelli controllati dalla IA. L’elemento narrativo è fondamentale, ma la struttura specifica del gioco può spaziare dalla simulazione di vita reale all’investigazione, ed è questo il caso di Danganronpa 2 – Goodbye Despair. Seguito dell’interessantissimo Danganronpa, il nuovo lavoro dei Nippon Ichi Software si rifà totalmente alla formula del predecessore, apportando pochissimi cambiamenti a un gameplay semplice ma estremamente funzionale.
Come accade in molte produzioni orientali, il vero punto di forza del titolo risiede non solo nell’estetica, ma nel particolarissimo stile narrativo giapponese. Danganronpa 2 riprende le fila del discorso esattamente dove erano state interrotte e prosegue nel raccontare le vicende degli studenti della Hope’s Peak Academy, una scuola superiore per ragazzi particolarmente dotati.
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Il nuovo lavoro dei Nippon Ichi Software si rifà totalmente alla formula del predecessore, apportando pochissimi cambiamenti a un gameplay semplice ma estremamente funzionale.

Per coloro i quali hanno giocato il primo capitolo sarà bello poter proseguire nell’avventura, ma, sorprendentemente, Goodbye Despair può essere apprezzato ancora di più da quanti non siano mai entrati in contatto con le folli situazioni di questa particolare scuola superiore. Sì, perché giocando a Danganronpa vi troverete davanti a un susseguirsi di avvenimenti macabri e momenti di pura comicità nonsense giapponese, con risvolti e colpi di scena assurdi, che farebbero invidia alle migliori puntate di Excell Saga.
Ancora una volta a tirarci brutti scherzi è Monokuma, perverso teddy bear e master indiscusso degli inganni. Quindici studenti vengono selezionati per la scuola e, bloccati su un’isola nel bel mezzo del Pacifico, dovranno uccidersi a vicenda finché uno di loro non riuscirà a commettere l’omicidio perfetto. Solo in questo modo potrà avere salva la vita, a discapito dei restanti sopravvissuti che verranno di conseguenza uccisi da Monokuma. Questa particolare situazione costringerà i ragazzi a rompere la barriera del sospetto e cooperare tra loro affinché, dopo ogni omicidio venga scoperto il colpevole. Come detto, dal punto di vista del gameplay si contano sulle dita di una mano le modifiche apportata dai ragazzi di Nippon Ichi Software alla formula, ma questo non penalizza il risultato finale perché, sebbene il gioco duri una quindicina abbondante di ore, nemmeno per un momento si percepisce il minimo di ripetitività o senso di frustrazione.
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Danganronpa 2 è suddiviso in cicli di tre fasi ben precise che si ripetono a seconda dello scorrere del tempo fino alla fine della nostra avventura. Nelle fasi “Daily Life” Hajime Hinata, lo studente da noi interpretato, interagisce con gli altri ragazzi ricostruendo piano piano i suoi ricordi e la sua identità (guarda caso è vittima di una sospetta amnesia) e instaurando con loro relazioni di amicizia e/o amore che gli permettono di salire di livello e scoprire segreti e skill nascoste dei suoi “avversari”. La fase social è quindi interrotta da un omicidio (spesso particolarmente violento), e da qui parte la Deadly Life. In questo lasso di tempo sarà permesso a tutti gli studenti di indagare sul caso per raccogliere il maggior numero di “Truth Bullets” da poter utilizzare durante il Class Trial. Questa è l’ultima è più importante fase, durante la quale i ragazzi si confrontano e smascherano il colpevole.

Danganronpa 2 è suddiviso in cicli di tre fasi ben precise che si ripetono a seconda dello scorrere del tempo fino alla fine della nostra avventura.

Come potete immaginare, non c’è nulla di sorprendente in un gameplay di questo tipo. Goodbye Despair però, riesce egregiamente nel compito di tenere l’attenzione del giocatore sempre elevata, sia nei momenti d’interazione più rilassati e divertenti, sia nei momenti di massima concentrazione. Il gioco usa tutti i trucchi tipici della narrazione giapponese, la comicità insensata, la rottura della barriera tra mondo di gioco e mondo reale, ammiccamenti erotici e personaggi tagliati con l’accetta a cui è impossibile non affezionarsi. Narrazione e dialoghi ripagano a pieno dell’assenza di reali novità, regalando al giocatore un significativo numero di ore di puro intrattenimento made in Japan.
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In conclusione, Danganronpa 2 è un titolo di ottima fattura, la cui unica pecca, se così può essere definita, è proprio la sua stessa natura di J-RPG. Per poter apprezzare a pieno Goodbye Despair infatti, è fondamentale avere familiarità con questo stile narrativo, alquanto bizzarro per un pubblico occidentale, il quale preferisce un registro più moderato e meno estremo, soprattutto in opere che trattano la soluzione di omicidi; basta guardare i grandi successi di Ace Attorney e Professor Layton da una parte e titoli più maturi come l’indimenticato Hotel Dusk: Room 215. Un difetto del tutto limitato però, se si considera che è sufficiente avere un pizzico di flessibilità mentale per poter godere appieno di un’opera narrativa di indiscussa qualità. E non mi stancherò mai di sottolineare che purtroppo oggi questa caratteristica è, troppo spesso, tristemente sottovalutata!