Dead Space Remake: l’easter egg dedicato a “Wellerman” vi farà cantare

dead space remake

“There once was a ship that put to sea, the name of the ship was Billy of Tea”. Sono quasi certo che se conoscete il sea shanty neozelandese lo stiate già intonando. La canzone, che ha raggiunto una certa popolarità grazie soprattutto all’arrangiamento di Nathan Evans utilizzato come base per Reel di Instagram e video su TikTok, narra la storia delle disavventure del Billy of Tea, una nave baleniera rimasta a corto di beni di conforto e di prima necessità. Cosa c’entra con Dead Space Remake? La USG Ishimura, in fondo, è una nave. No?

Il parallelismo tra la location principale di Dead Space (e relativo Remake) e la Billy of Tea, tra i relativi equipaggi e tra il ‘Wellerman’ e Isaac non è passata inosservata agli sviluppatori di EA Motive che hanno deciso di inserire un omaggio molto particolare e personalizzato. Attenzione, nel prossimo paragrafo – sotto le immagini – descriveremo l’easter egg e nel successivo troverete un video testimonianza che illustra a schermo anche la procedura per sbloccare il contenuto. Se considerate spoiler queste informazioni vi invitiamo a non proseguire oltre nella lettura, accendere il vostro PC o console e scoprire il resto da soli.

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Avete deciso di proseguire nella lettura? Molto bene. Come descritto nel video che troverete anche di seguito, bisogna recarsi nella break room sul ponte della Ishimura. Posizionate Isaac all’interno del cerchio rosso disegnato sul pavimento ed eseguite le combo: attacco melee, pestone, melee, melee, pestone, melee, pestone, melee, melee, melee, melee, pestone. Se il processo è andato a buon fine avrete accesso a un audio log da raccogliere ed ascoltare. Il file appartiene ad ‘autori sconosciuti’ ma, pur mancando indizi in tal senso, sospettiamo che a cantare sia proprio un gruppo di developer di EA Motive.

Sulle note di Wellerman però non ci canteranno la storia del Billy of Tea bensì quella della Ishimura. Il file, insomma, ci racconta delle premesse narrative da cui parte poi Dead Space Remake. Lo scopo della nave, i tre anni trascorsi a trivellare trenta pianeti e lune e l’attesa per la Kellion che, come il Wellerman, avrebbe dovuto “salvare le nostre anime e portarci a casa”.

Sarà forse per la trama, sarà che quando si tratta di roba a sfondo musicale divento più sensibile io, ma un equipaggio che canta allegramente delle sue disavventure e delle sue speranze, del tutto inconsapevole di ciò che sta per accadere, e noi che poi ritroviamo quella testimonianza quando la tragedia si è oramai consumata… Insomma, non provavo un brivido simile dal “They didn’t suffer” scritto su un pavimento in The Last of Us (lascio a voi il piacere di scoprire di che diamine sto parlando).

Un easter egg “vecchia scuola” diciamo e che dimostra, come se già non si fosse intuito, l’amore e il rispetto che EA Motive ha deciso di dedicare al materiale originale. Una nota, questa, che anche Glen Schofield, pur coi veleni del caso, ha dovuto riconoscere. Il lavoro di EA Motive incassa gli elogi anche di Digital Foundry. Anche noi abbiamo trovato tantissimi pregi, qui la nostra recensione.

Fonte: xGarret