Hideo Kojima ha già intenzioni chiare per il film di Death Stranding, e punterà a un cinema d’essai e più autoriale. L’autore giapponese ha però chiarito che non ci dovremo aspettare un film che riprenda 1:1 gli eventi del videogioco, anzi. Per Kojima questo sarebbe un errore madornale, in quanto è proprio a causa di ciò che gli adattamenti tratti dai videogiochi falliscono. “I giochi sono giochi. Non c’è alcun bisogno di trasformarli in film”, spiega l’autore.
Questo estratto proviene da una lunga intervista concessa a IGN. In essa si è parlato del più e del meno, coinvolgendo anche aspetti legati al passato del padre di Metal Gear, Snatcher, Policenauts, Boktai e Zone of the Enders. L’intervista è virata, a un certo punto, sul tanto chiacchierato film di Death Stranding, su cui più di un fan ha espresso timore, ed è difficile essere biasimati per questo.
Nel corso degli oltre 30 anni di adattamenti videoludici, quelli davvero “decenti” si contano sulle dita di una mano, e quelli davvero di altissima qualità spesso sono relegati a prodotti animati e televisivi. Due ottimi esempi sono Cyberpunk: Edgerunners o Arcane, capaci di stupire positivamente i telespettatori (Kojima compreso). Non abbiamo mai davvero avuto un film tratto da un videogioco che potesse anche solo avvicinarsi al livello qualitativo del materiale originale.
Il problema risiederebbe in un’errore in cui tutti i registi tendono a incappare: trasformare i videogiochi in film. “Il fallimento degli adattamenti dei giochi di qualche tempo fa ha indirizzato questi ultimi ad accontentare i giocatori, giusto? È per questo che sembra di guardare un videogioco. Non voglio che il film di Death Stranding sia qualcosa del genere”, spiega Hideo Kojima. Anzi, il film servirà proprio per espandere la lore di gioco attraverso una direzione artistica differente.
“Sto tentando di cambiare ed evolvere il mondo di Death Stranding in un modo che si sposi bene con un film. Ho realizzato Death Stranding per essere un gioco, e i videogiochi sono videogiochi. Non c’è alcuna necessità di trasformarli in film. Quindi, in un certo senso, questo film sta prendendo una direzone mai provata finora con gli adattamenti di un gioco. Credo che ciò di cui io necessiti è realizzare qualcosa che possa ispirare alcune delle persone che guarderanno questo film a diventare dei creatori, 10 o 20 anni dopo”, ha concluso.
Nel corso della stessa intervista, Kojima ha anche definitvamente spento qualsiasi rumor sulla possibilità di rivederlo sui vecchi brand in mano a Konami (Metal Gear e Silent Hill in testa): “lavoro alle mie IP, non a quelle su licenza”. Affrontata anche la collaborazione con Microsoft: “unica a capirmi. L’idea ce l’ho da sei anni. Mi credevano pazzo. Aspettavo solo la tecnologia giusta“. Riguardo Death Stranding, Kojima è al lavoro sul sequel che ha il nome provvisorio DS2.
Fonte: IGN