Dragon Quest Builders – Hands On

dragon quest builders

Durante la nostra permanenza presso gli uffici di Koch Media, oltre a World of Final Fantasy, abbiamo anche avuto modo di provare Dragon Quest Builders. Anche se già disponibile da gennaio in Giappone, da noi il titolo verrà pubblicato il 14 ottobre per PS4 e PS Vita. Il nostro test si è svolto su PlayStation 4, in una versione praticamente definitiva ma completamente in inglese.

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Iniziamo parlando del contesto nel quale si svolge Dragon Quest Builders. Il gioco è ambientato ad Alefgard, il mondo del primo Dragon Quest, ma con un incipit basato su un finale alternativo rispetto al capostipite della saga. Dragonlord fa al protagonista un offerta che non si può rifiutare, dandogli la possibilità di controllare metà pianeta. Il nostro eroe accetta ma viene ingannato dal signore del male di turno, morendo e lasciando il mondo alla mercé dei mostri. Da queste premesse inizia la storia questo insolito capitolo della serie, con un nuovo eroe impegnato a ricostruire il regno di Alefgard da zero.

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Dopo aver personalizzato il sesso del personaggio e il colore di pelle, occhi e capelli, veniamo subito introdotti alle meccaniche del gioco grazie a un completo tutorial. Inutile dire che il titolo ci ha fin da subito ricordato Minecraft, con tutti i pro e contro che ne conseguono. Innanzitutto è bene sottolineare che il mondo di gioco è generato proceduralmente, rendendo ogni partita potenzialmente diversa dalle altre. Differentemente però dal titolo Mojang, la visuale è una via di mezzo tra la terza persona e a volo d’uccello, mentre il sistema di controllo ci è parso piuttosto macchinoso.

Porterà buoni risultati la scelta di Square Enix di pubblicare tre titoli nell’ultimo periodo dell’anno?

I tasti principalmente usati sono cerchio per saltare, quadrato per piazzare i blocchi e usare gli oggetti, triangolo per attaccare, mentre L1 e R1 servono per lavorare su altezze diverse. Di vitale importanza è il tasto X, utile ad aprire un menu nel quale equipaggiare gli oggetti e le armature, visionare i progetti e controllare lo status del nostro personaggio. Per quanto lo schema dei comandi risulti abbastanza scomodo, crediamo che come al solito sia questione di mera abitudine, anche se avremmo preferito poterlo personalizzare.

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Una presunta divinità ci introduce agli avvenimenti, sottolineando come il nostro eroe sia l’unica persona rimasta al mondo in grado di creare e ripristinare i danni fatti da Dragonlord. L’inizio non è altro che un insieme di piccoli incarichi affidatici da un’abitante del villaggio, compiti utili a prendere confidenza con le meccaniche avanzate. Come nella modalità sopravvivenza del già nominato Minecraft, dobbiamo tener conto sia dell’energia che della fame del protagonista. Il tutto ruota attorno all’utilizzo di pozioni e cibo, ma ci viene data la possibilità di dormire per ricaricarci e poter avanzare così al giorno successivo.

Inutile dire che il titolo ci ha fin da subito ricordato Minecraft.

Oltre che rompere e piazzare i blocchi praticamente ovunque, un elemento centrale del gameplay è naturalmente il crafting, basato sull’ottenimento di risorse da usare poi sugli appositi banchi da lavoro. Un aspetto che differenzia Dragon Quest Builders dagli altri titoli simili è la presenza dei progetti per la costruzione delle stanze. Per esempio, una delle prime missioni consiste nel costruire una camera da letto partendo dalle indicazioni della già citata abitante del villaggio. Per poterlo fare, oltre che rispettare particolari parametri di dimensioni, la stanza deve essere murata, dotata di porta, di una torcia e ovviamente di un letto su cui dormire.

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Durante il nostro test, durato circa due ore, non abbiamo avuto modo di affrontare altri nemici oltre gli iconici Slime azzurri, ma sappiamo che nel mondo di gioco saranno presenti draghi e altre creature. Nell’approcciare i nemici, oltre che tener conto dello status fisico del nostro personaggio e dell’arrivo della notte, dobbiamo anche star attenti all’usura dell’equipaggiamento. Sicuramente esiste un modo per poter riparare armi e armature, ma non abbiamo fatto in tempo a verificare questa caratteristica. Stesso discorso per la barra dell’esperienza, abbiamo visto che permette al nostro personaggio di salire di livello completando le missioni, ma non siamo in grado di dirvi come influenzerà il gameplay.

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In conclusione, parliamo di un altro aspetto (oltre ai controlli) che non ci ha convinto appieno, ossia quello grafico. Per quanto artisticamente ci siamo, grazie alla mano di Akira Toriyama, il conteggio poligonale e le texture non ci sembrano al passo coi tempi. Capiamo il fatto che il titolo è nato per essere eseguito anche sulla piccola PS Vita, ma avremmo preferito una maggior cura in questo senso. Vi lasciamo con un’ultima domanda: porterà buoni risultati la scelta di Square Enix di pubblicare tre titoli nell’ultimo periodo dell’anno? Ai posteri l’ardua sentenza!