
Diciannove anni fa, Gears of War è stato pubblicato su Xbox 360, dimostrandosi come un’alternativa reale ad Halo di Bungie Games. Dopo ben cinque capitoli numerati, due spin-off (uno sotto forma di un tattico sulla falsariga di XCOM), The Coalition torna con un’intenzione chiara: riportare il suo videogioco di punta, il primo, un po’ ovunque. No, non solo sulle console di Microsoft o nell’ecosistema Xbox, ma soprattutto su Steam e PlayStation 5. Non per niente, è uno dei videogiochi più attesi sulla consolle di Sony.

La Ultimate Edition di Gears of War, pubblicata ormai nel 2018, era un vero e proprio remake che ammodernava il videogioco di The Coalition nella fondamenta grafiche, non sfiorando minimamente il gameplay, che rimase invariato. Era, al tempo, estremamente nuovo e mai provato prima. La reale intenzione del team, in quel momento storico per il panorama, era di proporre il TPS definitivo, quello che tutti avrebbero emulato per offrire qualcosa di nuovo al giocatore. A distanza di diciannove anni, con un numero esagerati di successo e produzioni di elevatissima caratura, The Coalition torna dalle parti in cui era stato bene, dal primo, iconico capitolo che ebbe il grande merito di ricordare ai giocatori cosa significasse la brutale lotta contro le Locuste.
Sarebbe di gran lunga semplice, al momento, limitarsi a parlare della trama princopale, ma non intendo farlo al momento: tempo al tempo. Al momento, è bene concentrarsi sul gameplay, le novità del deathmatch a squadre e come funziona e quali sono le sensazioni in oltre dieci ore di provato. A quel tempo, Gears of War ebbe successo sia per il gameplay che per la sua storia brutale: quella raccontata da The Coalition, infatti, era una trama densa e caratteristica, in cui la guerra contro le Locuste era solo agli inizi. Chi comprava un Xbox 360 in quel periodo poteva dirsi ben più che soddisfatto: aveva tra le mani dei videogiochi splendidi che, purtroppo, non hanno ridato al giocatore le medesime emozioni con il quarto capitolo del franchise.
Gears 5, invece, tornava a fare la voce grossa. Il suo picco massimo, inoltre, è stato il DLC dedicato, Hivebusters, splendido e assuefacente come non mai. Gears of War Reloaded uscirà con l’obiettivo di unire una folta schiera di giocatori con la volontà di creare ben più di un’avventura che si ripete per l’ennesima volta. Gli utenti Sony non hanno mai toccato con mano Gears of War. Su Steam sono poi solo disponibili Gears 5 e Gears Tactics, opere che vanno vissute con una conoscenza importante del lore di Gears of War. Gears of War Reloaded, in attesa del sesto capitolo del franchise, è difatti il modo migliore per ricordare come si fa a uccidere una Locusta ma, soprattutto, qual è il miglior modo di fare del male al prossimo. La campagna, parecchio longeva, potrebbe sorprendere molti – ma per questo è meglio attendere il momento della recensione.
Nel corso degli ultimi tre giorni, ho giocato a fondo al multigiocatore di Gears of War Reloaded, toccando con mano quanto possa essere ancora complesso uccidere dei giocatori ma soprattutto quanto è complicato saper vincere una partita. In questa prima parte, in attesa della riapertura dei server, ho giocato alla modalità Versus nei deathmatch a squadra, una modalità già presente nella Ultimate Edition e nel capitolo originale.
Gears of War Reloaded, il meglio di The Coalition
Come già accennato, Gears of War Reloaded è un TPS, ovvero un third person shooter in cui l’obiettivo finale è sterminare le Locuste o le COG. O almeno, questo è quanto avviene nel multigiocatore. Quando fu pubblicato Gears of War: Ultimate Edition, il prodotto proponeva un numero esagerato di modalità multigiocatore, che avrei voluto testare con mano nel corso del fine settimana. Nonostante tutto, ho saputo accontentarmi di poco e mi sono immerso in questa prima ondata di morte con il senso di giubilo necessario per restarne ammaliato come all’epoca.
Ci tengo sin da subito a precisarlo: al momento, questa beta non sembra cambiare in modo definitivo quanto è stato fatto in passato con il remake di Gears of War. La grafica, al momento, è la parte che resta più ancorata al passato. Con ogni probabilità, tuttavia, The Coalition pubblicherà un videogioco formato e più compatto, nonché con una grafica aggiornata con i tempi. Tornando al gameplay, Gears of War Reloaded resta ancorato al momento al passato, nel corso delle sue fasi TPS: c’è un netto miglioramento per quanto riguarda le sezioni in cui si combatte, con un movimento più rapido e una ricerca delle coperture da fare con una certa coscienziosità.
Se all’epoca Gears of War sapeva stupire, era soprattutto per merito dei tanti approcci che proponeva al suo interno. Le armi, in tal senso, tornano al loro meglio e sanno come farsi sentire. Per quanto ho potuto provare, al momento non ci sono aggiunte significative sotto quell’aspetto. La beta serve più che altro ai nuovi giocatori che non hanno mai toccato con mano Gears of War prima dello scorso fine settimana.
In Gears of War Reloaded, oltre a picchiare le Locuste o i COG nelle fasi multigiocatore, è importante come saper muovere i vari personaggi al suo interno e in che modo usare le armi nel modo adeguato. Non starò qui a dire quante ambientazioni ho avuto modo di vivere pienamente: sarebbe controproducente e si perderebbe il messaggio finale di questa anteprima, che è in chiarissimo sottotesto; non resta che attendere la versione finale per goderne appieno. In Gears of War Reloaded, i nemici si affrontano seguendo delle coperture e colpendoli in seguito dalla distanza o, come spesso mi sono divertito a fare, uccidendoli con la mia fedelissima motosega.
La modalità deathmatch a squadre con ben venticinque respawn, affiatatissima e particolareggiata, permette di sfidarsi in un cinque contro cinque fino all’ultima risorsa. La run è formata da vari round in cui diventa fondamentale sgominare la squadra avversaria fino a esaurire i suoi elementi. Il match, che ha una durata di quindici minuti, è stato realizzato in modo attento e oculato, riuscendo a essere non troppo semplice per chi lo ha giocato in passato – come me – né intricato per il giocatore.
Ciò che facilita di molto la vittoria è cooperare in modo furbo con gli altri avversari, non partendo mai in solitaria, poiché il rischio di passare grossi guai nel corso di una partita è piuttosto scontata. Vincere agevola la propria crescita, ma perdere non mette i bastoni tra le ruote. Accrescere la propria abilità parte dalla costanza e il miglior insegnamento per godersi appieno il multiplayer di Gears of War Reloaded quando sarà il momento è di giocare la campagna principale alla difficoltà più complessa al suo interno. No, non subito: è bene godersi la campagna e, in seguito, vivere intensamente cosa offrirà. Non abbiate fretta: i vostri amici sapranno aspettarvi ovunque giocherete.
Alla prova su PlayStation 5
Avremmo tanto voluto provare la beta di Gears of War Reloaded su PC proprio per godere appieno delle impostazioni grafiche avanzate promesse da The Coalition. Ma non è stato un problema: ce lo siamo goduto su PlayStation 5. Il team, in tal senso, non sembra affatto voluto badare a spese sull’impatto grafico (che non vediamo l’ora di ammirare nella sua forma finale) e ha fatto un uso mirato del feedback aptico del DualSense, facendo pesare ogni momento e movimento all’interno di Gears of War Reloaded.
Ricordate, sì, che serve il tempismo giusto per non far inceppare l’arma tra un caricamento e l’altro? Il suono che il DualSense emette è reale, tangibile, piacevole. Questa prova, insomma, mi è piaciuta tantissimo e non vedo l’ora di poter rigiocare la campagna principale con Marcus dall’inizio.