Gina Carano di The Mandalorian licenziata da LucasFilm per post controversi: i fan insorgono

Gina Carano The Mandalorian

Gina Carano attrice ed ex lottatrice di arti marziali statunitense apprezzata in The Mandalorian, dove ricopre (anzi ricopriva a questo punto) il ruolo della mercenaria Cara Dune è stata licenziata da LucasFilm. Fatali pare siano stati alcuni suoi post sui social, in particolare quello in cui tracciava un parallelo tra le persecuzioni degli ebrei nella Germania nazista e ciò che accadrebbe oggi negli USA a chi si professi Repubblicano invece che Democratico. Di seguito uno screen della storia Instagram incriminata.

Legioni di indignati sono insorti e l’hashtag #FireGinaCarano (ossia licenziate Gina Carano) è diventato trending su Twitter. LucasFilm ha accolto la “sentenza” e la lapidazione popolare ha avuto luogo. Con un plot twist però.

Eh sì, perché si sa che i tribunali popolari non funzionano a senso unico. Per cui dopo il licenziamento, sono stati i fan di Gina e della serie TV a insorgere, scagliandosi contro Disney, che controlla LucasFilm e invitando a disdire gli abbonamenti a Disney+ in forma di protesta. L’hashtag #CancelDisneyPlus è diventato trending topic su Twitter. Per dirla come Il Re Leone, giusto per restare in casa Disney: “Il cerchio della vita”.

Gina Carano e le polemiche social che hanno portato al suo licenziamento

La Carano era già stata coinvolta in polemiche social nelle scorse settimane, con post tutt’altro che condivisibili legati all’obbligo sociale di indossare le mascherine, ma a sollevare il polverone, facendo affiorare l’hashtag che ne chiedeva il licenziamento, è stato il suo sconfinare nella politica, accennando a brogli elettorali nelle recenti presidenziali che hanno visto la vittoria di Biden su Trump. Prendendo quindi una precisa posizione politica conservatrice, che non è passata inosservata all’ala più “democratica” dello showbiz. La goccia che ha fatto traboccare il vaso pare essere stata però la storia su Instagram di cui parlavamo prima, accompagnata da un’immagine di forte impatto emotivo. E che recita testualmente:

Gli ebrei venivano picchiati per le strade non da soldati nazisti, ma dai loro stessi vicini… perfino dai bambini. Ma poiché la storia viene modificata, molte persone non capiscono che per arrivare al punto in cui i soldati nazisti potevano facilmente rastrellare migliaia di ebrei, il governo prima aveva fatto in modo che fossero i loro stessi vicini ad odiarli per il solo fatto di essere ebrei. In che modo questo è diverso dall’odiare qualcuno semplicemente per le sue idee politiche?“.

Gina Carano Cara Dune The Mandalorian

LucasFilm spiega il licenziamento di Gina Carano

LucasFilm ha dichiarato che “Gina Carano non è attualmente impiegata alla Lucasfilm e non ci sono piani perché lo sia in futuro. D’altro canto, i suoi post sui social media che denigrano le persone in base alle loro identità culturali e religiose sono abominevoli e inaccettabili“. Qualcuno ha addirittura titolato “Gina Carano licenziata per frasi antisemite. Tuttavia risulta difficile ravvisare antisemitismo in ciò che Gina ha scritto. La sua affermazione non denigra gli ebrei. Non è negazionista, né tantomeno – come ha dichiarato LucasFilm- discrimina le persone in basse a identità culturali o religiose. Gina ha invece affermato che – oggi, come allora – ci sarebbero forze politiche che alimentano l’odio nei confronti di qualcuno, che sia per appartenenza di razza, religione o pensiero. E l’establishment dei moderni e democraticissimi Stati Uniti d’America ha dimostrato che è proprio così: pensarla diversamente non è ammesso. Salvo appunto essere licenziati. Tagliati fuori dalla vita sociale e culturale, perché “sbagliati”. Con le proprie affermazioni distorte e manipolate dai media secondo convenienza.

In quale modo ciò che ha scritto Gina Carano sarebbe “abominevole e inaccettabile“? Il parallelo con un momento così triste della nostra storia recente può essere giudicato irriguardoso, perfino eccessivo. Ma lo stesso United States Holocaust Memorial Museum ha una sezione in cui si parla di come la propaganda del regime sia stata la chiave non solo per permettere che certe atrocità accadessero, ma per far sì che l’opinione pubblica le ritenesse giuste! Gina ha espresso un pensiero che non tutti forse condivideranno, ma non ha detto falsità, non ha discriminato o tantomeno negato eventi storici su cui siamo costantemente invitati a riflettere.

La Cancel Culture è annullamento della cultura

Il problema quindi è duplice. Da una parte c’è la narrativa attuata dalle forze politiche, che tendono sempre più a demonizzare e screditare il proprio avversario, attraverso le piattaforme social. E questo l’abbiamo visto accadere a più livelli e non solo da parte di una delle forze in campo, se guardiamo a come si è giocata la “partita” alle recenti presidenziali statunitensi. Dall’altra purtroppo abbiamo invece il “vox populi”. Il peso sempre maggiore che ha il “sentimento popolare” nel guidare le decisioni delle aziende, costantemente terrorizzate all’idea di finire al centro di qualche polemica che possa poi viralizzarsi sui social e quindi pronte ad agire d’impulso. Pur a rischio di commettere errori gravi, come crediamo sia stato questo.

La via più agevole per uscirne sembra ormai essere quella di “accontentare” le masse con i forconi. Ma non è una strada priva di conseguenze. E ha portato a quella che viene definita cancel culture“, la deriva estrema del “politicamente corretto”. Personaggi celebri giudicati indegni perché – al di là dei loro meriti artistici/culturali/storici – rei di aver in qualche modo discriminato. Monumenti e statue abbattuti perché simboli di un passato schiavista. Ma anche film, serie TV e perfino cartoni per bambini appartenenti ad un’altra epoca (e quindi a una diversa sensibilità e a un diverso modo di vedere le cose), che vengono ora tacciati di razzismo, sessismo, discriminazione. Censurati o bollati come sbagliati, come ha fatto proprio Disney con Dumbo, Gli Aristogatti e Peter Pan rimuovendoli dalla sezione per bambini di Disney+ e collocandoli in quella per adulti, con una nota a margine in cui si spiega come queste produzioni diffondano messaggi sbagliati e stereotipi dannosi. Ma già nel remake di Lilly e il Vagabondo erano stati eliminati due personaggi, perché si basavano su stereotipi delle persone asiatiche. Insomma una forma nemmeno troppo celata di revisionismo storico, che a più livelli colpisce la nostra storia e la nostra cultura. Appunto “cancel culture”. Che non andrebbe però tradotto in “cultura dell’annullamento”, ma in “annullamento della cultura”. Perché ogni cosa è semplicemente figlia del proprio tempo. E non andrebbe giudicata al di fuori di quel contesto. Altrimenti si tratta di censura. Che con la democrazia ha ben poco a che fare.