Gollum: il gioco di Daedalic? Non proprio un “tesoro”. Recensione (PS5)

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Ci sono IP complicatissime da gestire a causa dell’importanza dell’opera di riferimento da cui si è tratta l’ispirazione per trarne una trasposizione, basti pensare a Star Wars, Harry Potter o Il Signore degli Anelli. Ed è proprio un adattamento dell’opera di Tolkien sarà al centro della nostra analisi ovvero Il Signore degli Anelli: Gollum di Daedalic Entertaiment.

Oltre alle evidenti difficoltà nel doversi confrontare con un’opera seminale del genere fantasy e della letteratura mondiale, eravamo convinti che il dover raccontare un personaggio così complesso come il Gollum poteva essere una sfida non da poco. Ed infatti così è stato perché se il gioco non brilla per complessità o cura, è proprio nel proporre Gollum che fallisce miseramente.

Il Signore degli Anelli: Gollum prende spunto dal corpus tolkeniano nel raccontare la cattura e la fuga dello sfortunato protagonista dalle terre di Mordor, in un’epoca compresa tra lo Hobbit e la Compagnia dell’Anello. Come abbiamo detto nell’apertura della nostra recensione, la nostra maggiore preoccupazione verteva sulla qualità di scrittura del personaggio di Gollum e su come il gioco avrebbe costruito una avventura che facesse rivivere al giocatore il feeling dell’interpretare il povero sturoi.

Chi è Gollum? Chi è Smeagol? Un unico personaggio contrassegnato da una duplicità di personalità in antitesi che ne condiziona l’agire, mettendone in rilievo una simultanea condizione esistenziale di vittima e di carnefice che lo conduce in un vortice di spietata e lucida follia, tesa alla ricerca del suo “tessssoro”.

Insomma, un bel grattacapo non solo per il comparto narrativo ma per l’intero team di sviluppo che ha l’arduo compito di restituire l’esperienza Gollum/Smeagol in tutte le sue componenti ludiche ai giocatori. Sfortunatamente, Il Signore degli Anelli: Gollum fallisce in buona parte del compito, consegnando un titolo che trasmette una forte sensazione di incompiuto o non rifinito, al netto di un level design che raggiunge un livello qualitativo che si attesta per lo più sulla sufficienza.

Dal punto di vista delle scrittura, l’opera cerca di cesellare il protagonista anche con alcuni momenti di scelta a discrezione del giocatore che vedrà se preferire le opzioni di Gollum o quelle di Smeagol. Un trucco di narrative design che permette da una parte di  avere differenti approcci di gameplay come il risparmiare la vita di un npc piuttosto che un altro e di far vivere la dualità della personalità del fu hobbit.

Questo è l’unico vero afflato concreto di caratterizzazione di Gollum che si evidenzia all’interno di un quadro narrativo piuttosto piatto che si sostanzia solo come giustificativo del peregrinare tra una missione e l’altra sebbene, quest’ultime, siano cadenzate da hammer lines piuttosto frequenti.

Una situazione che verso la fine dell’avventura tende a migliorare ma che non fa che confermare quella strana sensazione di gioco non rifinito prima della release. Anche da un punto di vista della qualità de cutscene c’è questa tendenza con fasi dove si riscontra anche una disarmonia tra intermezzi drammatici e scelta musicale piuttosto accentuata e animazioni meno curate nella prima parte. Con questa analisi però non vogliamo far passare il messaggio che il gioco sia un disastro tecnico-artistico.

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In questo Gollum non ci sono buchi di sceneggiatura o dialoghi che rasentano la stupidità ma, in realtà, quel che traspare è una scrittura poco approfondita e quasi priva di spunti d’interesse nonostante la complessità del protagonista. Il comparto artistico si infonde nella caratterizzazione degli ambienti di gioco ed è uno degli aspetti che riesce a brillare di più, offrendo scorci di tutto rispetto.

Anche dal punto di vista del gameplay, l’impressione di gioco non rifinito è palpabile non tanto da un level design parecchio eterodiretto ma sufficiente, ma da piccolezze tecniche che fanno la differenza soprattutto in relazione di esperienza utente: a partire dalle animazioni floaty e prive di qualsivoglia corporeità che fanno assomigliare il piccolo Gollum ad una saponetta piuttosto che una creatura dalle movenze ferali e primitive, così come il range del salto che spesso tradisce la stima delle distanze da raggiungere o un magnetic grab delle sporgenze altalenante.

Questi elementi che generalmente vengono considerati risibili ma che in un gioco dove il platforming è il perno centrale del gameplay, diventano essenziali al godimento dell’esperienza. A questo si deve aggiungere la scarsa presenza di enigmi ambientali degni di questo nome se non in sporadiche occasioni dove è necessario un minimo di attenzione in più.

Anche la struttura delle quest, in particolare nelle primissime fasi di gioco ambientate nella prigione dove è rinchiuso Gollum, soffrono di una tediosità che rende vano il tentativo degli sviluppatori di riuscire a far vivere al giocatore lo scorrere del tempo di reclusione della povera creatura.

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In generale, caratteristiche come fasi stealth, superamento di ostacoli naturali e qualche rocambolesca fuga tendono a ripetersi ma l’alternarsi di queste riescono ad alleggerire molto il sentore del riciclo di loop. Si percepisce però l’assenza di una certa rifinitura che forse avrebbe contribuito a rendere questi loop meno approssimativi o “sciatti”.

Da un punto di vista grafico, Il Signore degli Anelli: Gollum non brilla per conta poligonale e peggiora qualora decideste di voler giocare in modalità performance. In realtà, il gioco per sua natura non richiede i 60 fps quindi vi consigliamo di selezionare i 30, quanto meno per godere di una migliore qualità grafica. Buono invece è il doppiaggio originale e sono presenti i sottotitoli in italiano.

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Il Signore degli Anelli: Gollum è un titolo che ci ha offerto una esperienza ben poco rifinita e avvincente. Essa pecca particolarmente nella caratterizzazione del protagonista Gollum che fa da  sottotitolo a questa opera. In questa trasposizione, il team non è riuscito ad offrire un risultato almeno sufficiente sia da un punto di vista della scrittura di gioco sia nella caratterizzazione tecnica restituendo un personaggio che scivola via tra i meandri della mappa senza restituire nulla della dolente natura di un protagonista diventato iconico proprio per il dramma fisico e psicologico che incarna. Anche il gameplay risulta piuttosto grossolano e poco rifinito, offrendo al giocatore una esperienza piuttosto piatta, senza alcun tipo di sussulto videoludico che possa mettere il giocatore nei panni di un Gollum in fuga.

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
5.5
gollum-il-gioco-di-daedalic-non-proprio-un-tesoro-recensione-ps5Daedalic ha da poco presentato Gollum. Uno dei personaggi chiave de Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli di J. R. R. Tolkien è per la prima volta protagonista assoluto della storia. Il risultato, però, è ben al di sotto delle lecite aspettative dei gamer che, invece, si sono ritrovati tra le mani un prodotto criticabile sotto diversi punti di vista.