Horizon Forbidden West: il manuale del seguito perfetto – Recensione PlayStation 5

Horizon Forbidden West PlayStation 5 Guerrilla Games

Horizon Zero Dawn è stata una delle esclusive più amate della scorsa, straordinaria, generazione di PlayStation, riuscendo a coniugare il grande apprezzamento da parte della critica a risultati commerciali estremamente soddisfacenti. Un successo sorprendente, visto che si trattava di una IP completamente nuova, e definitiva maturazione di Guerrilla Games, con una Aloy entrata di prepotenza tra i personaggi più rappresentativi dell’universo videoludico Sony. Tra pochi giorni, il 18 febbraio 2022, verrà il turno del suo attesissimo seguito: Horizon Forbidden West, per PS4 e PS5.

Noi di GameTime però ci abbiamo già messo le mani sopra, e lo abbiamo già finito (addirittura platinato!) per potervi raccontare proprio tutto quello che c’è da sapere sulla nuova esclusiva PlayStation. Dunque non vi resta che mettervi comodi e scoprire Horizon Forbidden West nella nostra recensione.

C’è una cosa da mettere subito in chiaro, ed è molto importante vista la situazione che si è creata in seguito alla pandemia. Sappiamo benissimo come molti utenti siano rimasti, volontariamente o meno, sulle console della vecchia generazione, impossibilitati ad acquistare PlayStation 5 al prezzo di lancio. Beh, lo abbiamo provato sia su PS4 che su PS5, e sappiate che Horizon Forbidden West NON gira sorprendentemente bene su PS4.

Calma, aspettate a impugnare i forconi, è solo un pretesto per citare una frase ormai famigerata nella community dei videogiocatori, specialmente tra quegli sfortunati che hanno provato Cyberpunk 2077 al day one. In realtà Horizon Forbidden West funziona davvero bene su PlayStation 4…solo che la cosa non ci sorprende per nulla.

Prima di tutto non bisogna mai dimenticare i vantaggi di sviluppare un’esclusiva, destinata a girare solo su pochi sistemi (se non uno) e costruita intorno a essi. Inoltre gli olandesi di Guerrilla Games hanno dimostrato di essere uno dei team tecnicamente più preparati del settore, ed escludendo il primo controverso Killzone su PS2 hanno sempre saputo sfruttare bene l’hardware delle console Sony. Il Decima Engine poi, oltretutto creato proprio da loro, è un motore che abbiamo già apprezzato in ambito open world su PS4 nel primo Horizon e in Death Stranding (QUI la nostra recensione), ed entrambi erano titoli inattaccabili dal punto di vista delle performance.

Ma il motivo reale per cui non siamo sorpresi è che ci troviamo di fronte in tutto e per tutto a un gioco sviluppato con PlayStation 4 in mente. Nulla di quanto presente in Forbidden West potrebbe far pensare a un salto generazionale, né dal punto di vista dell’impatto visivo, né da quello della fisica o della velocità di spostamento all’interno di un mondo open world, come assaporato per esempio nella tech demo di Unreal Engine 5.

Horizon Zero Dawn Recensione Gametime 1

Indubbiamente il ruolo che Forbidden West si trova a interpretare all’interno delle produzioni tripla A è ben diverso da quello del predecessore. Zero Dawn infatti, datato 2017, fu uno dei primi titoli a farci spalancare la bocca nella scorsa generazione, e uno dei primi a farci pensare che no, quella roba lì, a quel livello di dettaglio e con quell’estensione dell’orizzonte visivo, su PS3 non si poteva proprio fare.

Fu anche la prima grande produzione a sfruttare per bene la nuova funzione dell’HDR e i cavalli aggiuntivi nel motore di PlayStation 4 Pro. Uno step tecnico in avanti per tutto il videogioco insomma, mentre Forbidden West si muove oggi su uno scenario totalmente differente, senza più ricoprire un ruolo da benchmark.

Questo però pad alla mano cambia proprio poco, perché forte di una cura per il dettaglio certosina, di una art direction straripante e di animazioni delle macchine (vere protagoniste del franchise) meravigliose, rimane semplicemente uno dei videogiochi più belli di sempre da vedere, pur senza essere necessariamente la tanto agognata esperienza next gen.

Horizon Zero Dawn Recensione Gametime 2

Lo ribadiamo: Horizon Forbidden West è visivamente magnifico, e la costruzione del suo mondo di gioco tra le più spettacolari in circolazione. L’avventura di Aloy, come suggerisce il titolo, si sposta verso l’ovest americano, tra i deserti del Nevada che circondano i resti di Las Vegas e le spiagge assolate della California. Ma anche tra i boschi innevati delle montagne del nord e le foreste di sequoie giganti che vegliano sulle rovine di San Francisco. Ogni bioma è semplicemente splendido, così come gli effetti metereologici, le tempeste di sabbia e un ciclo giorno/notte con alcuni dei tramonti e delle albe più memorabili mai visti.

L’esplorazione, specie quella verticale, è molto più libera che nel precedente. Certo, non stiamo parlando di totale libertà di scalata alla Breath of the Wild, ma le superfici sulle quali la nostra Aloy può arrampicarsi sono molto più numerose e, soprattutto, inserite in maniera molto più naturale nel mondo. Dopo qualche ora di gioco si riesce a intuire una parete scalabile anche guardandola da lontano e senza bisogno di evidenziare gli appigli col focus.

L’aggiunta di una sorta di paravela hi-tech, che permette di planare, velocizza esponenzialmente la discesa dalle alture e gli spostamenti in generale, regalando al tempo stesso scorci straordinari sul mondo. Volendo può essere utilizzata pure per colpire dall’alto gli ignari nemici. Il respiratore che è possibile creare intorno a metà dell’avventura invece apre la via alla scoperta di fondali oceanici, caverne e rovine sommerse, resi in maniera strepitosa.

Verso l’ultima parte dell’avventura sarà addirittura possibile salire in groppa ai Solcasole, degli pterodattili meccanici, e arricchire ulteriormente l’esplorazione librandosi nei cieli e raggiungendo luoghi in precedenza inaccessibili.

Horizon Zero Dawn Recensione Gametime 4

Eccellente anche la rappresentazione delle tribù che popolano i villaggi sparsi per il mondo, dai contadini Utaru ai meccanici Oseram, dagli sfarzosi Carja ai combattenti delle varie fazioni dei Tenakth, con le loro pitture facciali e le loro armature e decorazioni. La cura per vestiario, armi e architetture è maniacale, e il riciclo di asset davvero limitatissimo.

Questa magnificenza è dovuta indubbiamente al grande talento degli artisti di Guerrilla, ma anche a una mappa molto grande ma non sconfinata. A una prima occhiata potrebbe sembrare piena zeppa di segnalini, ma la stragrande maggioranza di essi indicano semplicemente la presenza di un certo esemplare di macchina in una determinata zona. Le vere e proprie attività, o i collezionabili, sono invece in numero adeguato, ed è evidente che Guerrilla abbia utilizzato un approccio più qualitativo che quantitativo, al contrario di moltissime produzioni passate in stile Ubisoft o alla Just Cause.

C’è molto da fare in Horizon Forbidden West, ma non si viene mai oberati da decine e decine di fetch quest o attività ripetitive, anzi. Le secondarie non danno minimamente la sensazione di voler allungare il brodo, ma si sviluppano in maniera interessante, spesso prolungata, e tutte hanno qualche risvolto inaspettato o qualcosa da raccontare sul mondo e sulle varie civiltà che lo popolano.

Pure quando si tratta di rovine da esplorare o di Collilunghi da scalare (l’equivalente in forma di macchina delle “torri Ubisoft”, che rivelano la mappa e i punti di interesse delle zone circostanti) non sarà mai sufficiente andare sul posto e sbrigare la questione in un attimo, ma sicuramente troveremo qualche enigma ambientale da risolvere, con una conseguente fase di platforming o di combattimento. Certo, niente di particolarmente cervellotico, e nel caso dovessimo bloccarci sarà la stessa Aloy a suggerirci la soluzione in modo abbastanza chiaro, ma almeno non si avrà mai la sensazione di dover solo spuntare una lista della spesa.

Rispetto al vecchio Horizon tornano anche i Calderoni, lunghe sequenze in ambienti chiusi dove, una volta risolti gli enigmi e sconfitto il “boss” meccanico che li abita, potremo scaricare dal nucleo i dati per eseguire gli override sulle macchine, cioè la possibilità di dominarle e cavalcarle. Pure i Calderoni, che sono solo quattro, risultano tutti molto ben diversificati tra loro e curati.

Unica perdonabilissima eccezione a questa metodologia qualitativa sono gli avamposti dei ribelli, dove effettivamente si percepisce ancora una costruzione “in serie”, e dovremo solo irrompere sconfiggendo tutti i cattivi. O il loro capo, mettendo così in fuga i sottoposti.

Tra le gradite novità invece ci sono le corse a bordo delle macchine e la Batosta Meccanica. Le prime sono intuibili: delle gare di velocità dove arrivare primi al traguardo con qualunque mezzo (leggasi scagliando frecce contro gli avversari, se necessario). La Batosta invece è un vero e proprio gioco da tavolo, simile agli scacchi, in cui è possibile cimentarsi contro avversari di abilità variabile all’interno dei villaggi tribali. Usando pedine ispirate alle macchine di Horizon, ognuna con le proprie statistiche (spostamento, distanza e potenza di attacco, salute, lati deboli), dovremo mangiare i pezzi dell’avversario fino a raggiungere i sette punti necessari alla vittoria. Non sarà una droga come il Triple Triad di Final Fantasy VIII, ma Batosta è comunque un’aggiunta gradita, anche se poteva essere sicuramente implementata maggiormente, magari con dei veri e propri tornei.

Horizon Zero Dawn Recensione Gametime 5

Come dicevamo, il numero delle attività è piuttosto contenuto, e questo contribuisce a mantenere il numero delle ore necessarie a completare il gioco su livelli umani, sicuramente sotto alle tre cifre. Noi per esempio lo abbiamo platinato in 80 ore (a occhio e croce ne serviranno massimo ancora una decina per il 100%) giocando a difficile o molto difficile, e a quei livelli i singoli combattimenti con le macchine più impegnative possono portare via anche oltre cinque minuti, specialmente se nel frattempo si prova a staccare qualche componente utile al crafting e al potenziamento.

Come nel vecchio Horizon infatti è fondamentale colpire le parti giuste delle macchine non solo per abbatterle, ma anche per recuperare intatti alcuni pezzi preziosi che finirebbero altrimenti distrutti alla loro sconfitta. Si combatte quindi decidendo volta per volta quanto possiamo permetterci di rischiare: staccare le parti porta a migliorare l’equipaggiamento, ma nel farlo si rischia più facilmente di venire uccisi. Non farlo invece facilità la distruzione delle macchine, ma potremmo ritrovarci scarsi di equipaggiamento a lungo andare.

L’armamentario di Aloy è pieno di vecchie conoscenze, specialmente se avete giocato pure all’ottimo DLC Frozen Wilds. Oltre alla lancia e ad archi di varie tipologie avremo i lanciacavi con cui lasciare trappole a terra, gli sparacorde (utilissimi per ancorare al suolo le macchine volanti), le fionde lanciabombe, arpioni (sia a mano che automatici) e dei dischi rotanti che tornano indietro a mo’ di boomerang, potenziandosi a ogni rilancio. Senza dimenticare le armi delle macchine, che una volta staccate con qualche colpo ben assestato potranno essere raccolte e rivolte contro il loro precedente proprietario con effetti devastanti.

C’è insomma un’ottima varietà, anche perché ogni arma può colpire con più munizioni specializzate in una determinata funzione, dallo strappare le componenti con maggiore efficacia all’infliggere status elementali. Ogni avversario ha infatti le sue debolezze e le sue resistenze, pertanto è importante usare l’arma dagli effetti giusti e la strategia di battaglia più adeguata contro ognuno di loro.

Un nemico particolarmente mobile e sfuggente rappresenterà molto meno una minaccia dopo averlo rallentato con una bomba appiccicosa, stordito con l’effetto del fulmine, o incendiato con una freccia infuocata al suo serbatoio, che esplodendo gli infliggerà danni nel tempo. Le corazze più resistenti possono essere indebolite con gli effetti dell’acido, mentre un nemico inzuppato dall’elemento acqua, oltre a non poter più usare i suoi attacchi elementali, risulterà automaticamente debole allo status fulmine. E così via.

Ecco perché il nostro consiglio, ovviamente se ve la sentite e avete tempo, è di giocare Horizon Forbidden West alla difficoltà massima che il vostro livello di abilità col pad vi consente, in modo da rendere veramente importanti tutte queste variabili ed estrarre il meglio dall’ottimo combat system del titolo.

Horizon Zero Dawn Recensione Gametime 6

Molto ampio è anche l’albero delle abilità di Aloy, diviso in sei categorie:

  • Guerriera, incentrato sul combattimento corpo a corpo con la lancia.
  • Intrappolatrice, con cui aumentare velocità di piazzamento e numero contemporaneo di trappole e cavi schierabili.
  • Cacciatrice, per incrementare i danni con gli archi e la durata della concentrazione, cioè la barra che rallenta il tempo mentre si mira.
  • Superstite, che migliora la raccolta di erbe medicinali, l’effetto e la durata delle pozioni e fa scattare bonus fisici passivi con la salute bassa.
  • Infiltratrice, dedicata ai movimenti e ai danni stealth.
  • Esperta di macchine, molto interessante perché aumenta il danno delle macchine delle quali prenderemo il controllo con l’override una volta raccolti i dati dai Calderoni. Potremo scegliere anche se far assumere loro un comportamento passivo o aggressivo, lasciandole libere di avventarsi contro i nemici. Questo ramo rende efficace pure il combattimento a cavallo delle macchine, aumentando sia i danni inflitti che la resistenza ai colpi di Aloy mentre è in sella.

Il combattimento corpo a corpo contro gli avversari umani era sicuramente una delle noti più dolenti di Horizon Zero Dawn, e siamo contenti che sia stato nettamente migliorato. Il sistema rimane fondamentalmente composto da schivate (dotate di frame di invincibilità abbastanza generosi) per la fase difensiva e dalla divisione tra colpi normali e colpi potenti per quella offensiva. Adesso però, potenziando il ramo Guerriera, potremo contare su combo dagli effetti diversi, come spazzate ampie per colpire più nemici alla volta, colpi per spezzare la guardia, per staccare le armature o per infliggere danni ingenti sul nemico singolo. Ci sono anche colpi che permettono di concatenare le mosse tra loro.

La lancia inoltre si carica di energia dopo ogni attacco, e quando piena basterà portare a segno un colpo potente per energizzare il bersaglio. In pratica una zona sul suo corpo si evidenzierà di un blu acceso, e a quel punto colpirla con una freccia genererà una potente esplosione. Gli avversari umani poi potranno contare su più armi, più attacchi e su armature che andranno prima rimosse per poter infliggere danni interi. La loro IA inoltre tenderà a imparare e punire la ripetizione della stessa mossa, costringendoci a variare l’approccio.

Ovviamente, ma è giusto e normale che sia così, non dovete aspettarvi la luna. La complessità del sistema di combattimento corpo a corpo non potrà mai essere paragonata a quella di un titolo che ne fa il suo punto cardine. Horizon Forbidden West resta sempre e comunque incentrato sul combattimento a distanza contro macchine di svariate tonnellate, e questo non poteva e doveva cambiare. Ma almeno stavolta il combattimento mêlée contro gli umani funziona adeguatamente, senza lasciare quella sgradevole sensazione di elemento poco curato come nel primo Horizon.

Quello che invece funziona ancora pochino è lo stealth, con nemici che continuano a essere molto poco svegli e apparentemente privi di sensi. Pure le loro scelte e il loro pathing una volta scoperta la nostra presenza lasciano a desiderare. Ma sappiamo benissimo quanto questo sia un problema comune per gli open world, e in generale per tutti quei giochi che non fanno dello stealth un elemento importante del gameplay ma solo una variabile accessoria, un approccio buono giusto per le primissime fasi di ingaggio.

Perlomeno, al contrario che in Ghost of Tsushima o in molti Assassin’s Creed, in Horizon muoversi di soppiatto e nell’ombra non è parte centrale del personaggio di Aloy, e dunque riusciamo a chiudere un occhio più facilmente sul problema.

Horizon Zero Dawn Recensione Gametime 7

Il grande numero di abilità disponibili diversifica sufficientemente lo stile di caccia, ma principalmente nelle prime decine di ore di gioco, in quanto non esistono vere e proprie build da creare. Salendo di livello e completando pian piano le varie attività infatti si finirà per ottenere ogni singola abilità, a endgame insomma la nostra Aloy sarà totalmente potenziata e simile a quella di tutti gli altri giocatori, se si escludono le scelte relative al setup di equipaggiamento e di colpi speciali da usare.

Il combat system infatti è stato arricchito da due barre: Vigore Arma e Valore. La prima serve per poter utilizzare uno dei tre attacchi speciali legati a ogni tipologia di arma. L’arco da caccia per esempio può contare sul Tiro Alto, cioè una tempesta di frecce che cade dal cielo sul nemico; il Tiro Triplo, che permette di scoccare assieme fino a tre frecce della stessa tipologia aumentando il danno e gli effetti elementali correlati; e il Colpo Travolgente, che stordisce i nemici facendoli rovinare a terra. Gli altri ve li lasciamo scoprire da soli, ma sono tutti estremamente utili a delineare lo stile di combattimento di ogni giocatore.

Il Valore invece è una barra suddivisa in tre livelli di caricamento, utilizzabile per attivare una mossa speciale chiamata Carica Valorosa. Ci sono dodici tipi differenti di Carica, ma è possibile equipaggiarne solo una alla volta (se la cambiassimo la barra si azzererebbe). Anche in questo caso ve ne elenchiamo a titolo esemplificativo giusto un paio, legate stavolta al ramo dell’Esperta di Macchine. La prima aumenta notevolmente il danno contro i componenti rimovibili delle macchine, atterrandole istantaneamente una volta staccato un pezzo e migliorando il loot finale. L’altra Carica Valorosa invece trasferisce i danni e la probabilità di atterramento a tutti i nemici nel raggio di quindici metri dal bersaglio.

In definitiva, non possiamo che definirci molto entusiasti del gameplay e del combattimento di Horizon Forbidden West, che partendo dalla già buonissima base del primo capitolo riesce ad ampliarla e arricchirla, limando al tempo stesso un paio di evidenti criticità come un combat mêlée troppo basilare e un’esplorazione abbastanza ingessata all’interno di un mondo poco interattivo.

Mondo che, intendiamoci, resta in ogni caso statico e privo di sistemi a regolarlo: una macchina infuocata non smetterà di bruciare una volta in acqua, una bomba non scalfirà minimamente nemmeno il più tenero dei fiorellini e Aloy potrà tranquillamente rotolarsi tra i ghiacciai vestita solo di quattro stracci smanicati senza nessuna conseguenza.

Ma se state cercando tutto questo, semplicemente, non state cercando Horizon Forbidden West, e non è un problema suo. Il chiaro obiettivo di questo seguito non è infatti di rivoluzionare la formula che ha portato al successo il suo predecessore, ma anzi di offrire la stessa esperienza col più classico dei more of the same migliorativi (e col vincolo di uno sviluppo cross-gen). E in questo riesce egregiamente.

Difatti pure un altro difetto storico di Horizon Zero Dawn (già limato in Frozen Wilds) è stato parzialmente aggiustato, cioè una regia molto statica, specialmente durante i dialoghi, che lo faceva sembrare un po’ un gdr degli anni 2000. Oltretutto con animazioni facciali non esaltanti per espressività. Le animazioni, al netto di qualche sbavatura, sono ora molto più convincenti, e la messa in scena è effettivamente più piacevole e dinamica.

Ma se abbiamo scritto “parzialmente” è perché in ogni caso il livello delle cutscene non ha ancora fatto il salto di qualità. Per tempi registici e direzione degli attori digitali siamo ancora al livello del videogioco che scimmiotta il linguaggio cinematografico, e non a quello del videogioco che, quando parte una cutscene, diventa davvero cinema, come nel caso dei più recenti lavori di Kojima, Naughty Dog, Rockstar o Santa Monica.

Di conseguenza l’azione che vediamo su schermo quando non comandiamo direttamente Aloy è infinitamente meno coinvolgente di quando lo facciamo, e il dramma non è mai “vero” e toccante come dovrebbe. In definitiva, Horizon Forbidden West funziona molto meglio quando si gioca…che alla fine è ciò che più conta per un videogioco, e difatti non lo penalizzeremo granché per questo. Ma sull’argomento, in altre sedi, si potrebbero aprire molte parentesi e discussioni interessanti.

Horizon Zero Dawn Recensione Gametime 8

Narrativamente parlando invece Horizon Forbidden West si concentra molto più sul presente (e il futuro…ma non diciamo altro) del mondo di gioco che sul passato, al contrario di Zero Dawn. Archiviate le reali origini di Aloy, e le cause che hanno portato all’estinzione e alla rinascita della razza umana, il racconto può dedicarsi maggiormente al viaggio della protagonista e ai rapporti coi personaggi comprimari, con l’introduzione di una base che funge da HUB centrale dove è possibile accedere anche a molti dialoghi opzionali.

Uno dei temi della storia infatti è proprio che Aloy non sarà più sola nella sua impresa di salvare (di nuovo) il mondo, e pure durante le quest principali verrà molto spesso accompagnata da qualcuno. D’altronde le amicizie e le figure genitoriali sono ciò che più conta nel definire il carattere di un essere umano, e questo verrà sottolineato più volte. Noi di GameTime però non vogliamo dirvi proprio nient’altro sulla trama, se non che nell’insieme è abbastanza avvincente, nonostante qualche risvolto importante risulti un po’ prevedibile e altri fin troppo sbrigativi, specialmente sul finale.

Di certo però il racconto non raggiunge il fascino del primo Horizon. C’è poco da fare, scoprire perché l’umanità fosse tornata all’età della pietra e il mondo fosse popolato da macchine fantascientifiche era troppo interessante come premessa. Ci dovremo “accontentare” di una messa in scena generale migliore e di una lore che viene ampliata e approfondita con grande cura e visibile passione.

Non resta molto altro da aggiungere, se non qualche informazione utile per la fruizione. Abbiamo finito Horizon Forbidden West su PlayStation 5, preferendo di gran lunga la modalità prestazioni a 60fps rispetto a quella che pompa risoluzione ed effettistica bloccando il framerate a 30. Poi lo abbiamo testato anche su PlayStation 4 Pro, dove il titolo rimane splendido e si riesce a giocare senza problemi di sorta, proprio come Zero Dawn (rinunciando ovviamente al framerate più elevato e ai caricamenti velocissimi).

Ottima la selezione di opzioni riguardanti l’accessibilità, e la difficoltà Storia può permettere proprio a chiunque di arrivare in fondo all’avventura. Discreta invece l’implementazione delle funzionalità aptiche del DualSense e delle cuffie Pulse3D, con un buon feedback delle armi per quanto riguarda la tensione degli archi o la resistenza dei grilletti, e un audio dalla buona spazialità. Non stiamo gridando al miracolo perché di miracolo non si tratta, poiché altri giochi recenti sono riusciti a implementare meglio le funzioni citate (come Returnal o Ratchet & Clank: Rift Apart).

Ultima annotazione sul doppiaggio in italiano, che come da tradizione Sony si conferma di buonissima qualità.

Concludendo, Horizon Forbidden West è un videogioco dall’altissima qualità realizzativa sotto praticamente ogni aspetto, e che abbassa un po’ la guardia solamente durante le cutscene, ancora molto migliorabili come messa in scena e maturità. Per il resto è più ricco, più vario e più grosso del suo predecessore, ma senza mollare di un centimetro sulla cura per i dettaglio.

Il team è intervenuto efficacemente sui difetti più gravi che affliggevano la produzione lato combat system ed esplorazione, andando a esaltare il primo con più armi, più abilità, più macchine e un corpo a corpo finalmente accettabile; la seconda con molta più libertà di spostamento, sia in volo che sott’acqua. Visivamente poi, nonostante l’evidente natura cross-gen, ci troviamo di fronte a una meraviglia, grazie a un’art direction magistrale e a uno dei setting più azzeccati e curati degli ultimi anni.

Non possiamo quindi che applaudire il lavoro di Guerrilla Games e consigliarvi l’acquisto di Horizon Forbidden West a occhi chiusi e senza alcuna riserva, sia su PS4 che su PS5. A meno che, per un qualsiasi motivo, non abbiate minimamente apprezzato il precedente Zero Dawn. Per quanto questo sequel sia andato a migliorare il primo episodio sotto ogni punto di vista, la struttura rimane infatti sostanzialmente identica, e se non vi era piaciuto quello difficilmente potrà piacervi questo.

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
9
horizon-forbidden-west-recensione-ps5Horizon Forbidden West è un gioco bellissimo e il perfetto manuale del sequel videoludico quando si vuole fare un more of the same. Prende le stesse basi del predecessore ma le amplia e le arricchisce, senza però rinunciare a un approccio qualitativo raro da vedere nel genere. Nonostante non sia più un benchmark tecnico come nel 2017 è meraviglioso da guardare e divertentissimo da giocare, con interventi migliorativi ben riusciti da parte di Guerrilla sui punti più critici che affliggevano l'esplorazione, ora più libera, e il combat system, sicuramente tra i più validi e soddisfacenti in ambito open world.