Just Die Already: il folle gioco dal creatore di Goat Simulator fa la parodia di Death Stranding

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Just Die Already è un gioco stupido. Così stupido che fa il giro e diventa bellissimo. E il suo creatore è anche felice di questo risultato. Dopotutto, parliamo della stessa mente dietro quel capolavoro del trash che risponde al nome di Goat Simulator.

Da un uomo che ha incentrato un intero gioco intorno a una capra che genera caos in una città di fannulloni e fanatici religiosi votati al culto di Satana, di certo, non potevamo aspettarci il nuovo Odissea Nello Spazio. E a noi va anche benissimo così.

Non è la prima volta che vediamo in azione Just Die Already, ma durante il PC Gaming Show abbiamo avuto un ulteriore assaggio della sua straordinaria follia. A questo giro, per attirare anche di più l’attenzione, ha persino deciso di fare il verso al recente capolavoro di Hideo Kojima, Death Stranding.

Armin Ibrisagic, co-fondatore di DoubleMoose Games, si professa infatti grande fan del papà di Metal Gear. Non solo, ha persino ammesso di aver emulato Death Stranding via trailer proprio perché voleva fare colpo su Kojima. Che, a quanto pare, continua a evitare lo sviluppatore per “motivi a lui sconosciuti”.

Il trailer, infatti, ricrea alla perfezione (passateci il termine perfezione) il trailer d’annuncio dell’epopea di Sam Bridges, quello del risveglio del Norman Reedus nudo sulla spiaggia. Just Die Already, invece, racconta la storia di alcuni vecchietti sbattuti fuori a calci da una casa di riposo. Il loro obiettivo? Riprendersi l’onore mettendo a ferro e fuoco la città.

Quindi, sì: al posto di Reedus c’è un vecchietto senza vestiti che si lascia andare in flatulenze varie ed energiche grattate di fondoschiena. Chi siamo noi per giudicare cosa sia arte o meno, dopotutto? Arrivati a questo punto, non possiamo far altro che lasciarvi al trailer del gioco. Buona visione!

PS: Ma alla fine, Kojima sbloccherà o no il numero di questo povero ragazzo? Riusciranno finalmente ad incontrarsi? La loro storia d’amicizia avrà un lieto fine? Ci interessa quasi più quello che il gioco.

Ironia a parte, è solo naturale che un gioco come Death Stranding, anche a quasi un anno dalla sua uscita, faccia ancora così tanto parlare di sé e impatti sulle vite delle persone con tale portata. Soprattutto in un periodo così difficile come il nostro, il suo messaggio rimbomba semplicemente più forte.

Non parliamo solo del virus che ha terrorizzato il mondo durante tutta la primavera, ma anche di quello che sta accadendo nelle ultime settimane negli Stati Uniti. Death Stranding, in qualche modo, è collegato a doppio filo con quei tumulti: i suoi volti principali, infatti, sono in prima linea a combattere per i diritti delle minoranze.

Fonte: Eurogamer.net