Like a Dragon: Ishin! Recensione (PS5): lo Yakuza ritrovato

Like A Dragon Ishin Recensione PS5 1

Non c’è nulla da fare. A volte, il miglior modo per andare avanti è fare qualche passo indietro. La saga di Yakuza, ormai ufficialmente ribrandizzata come Like a Dragon, sta vivendo un periodo particolare. Nulla di negativo, anzi: mai il franchise di Ryu Ga Gotoku Studio si è beato di così tanto successo, soprattutto in Occidente. Il nuovo corso ha però visto abbandonare lo storico Kazuma e il pugilato da strada per un rinnovamento radicale che, come sempre accade in questi casi, non sempre viene visto benissimo dai fan.

Il settimo capitolo (QUI la nostra recensione), che ha definitivamente sancito la ripartenza del brand, è un JRPG a turni che ha davvero poco a che fare con i suoi forsennati predecessori. Nonostante sia stato apprezzato da critica e pubblico, però, è stato ovvio per SEGA ragionare su tutti quei fan che per forza di cose si son ritrovati fuori target.

Dopotutto, passare dal picchiaduro button-masher agli scontri simil Final Fantasy è un salto coraggioso e, oseremmo dire, forse mai visto prima. Lo spin-off di Judgment ha in qualche modo tamponato quella volontà di pestaggio duro che aveva finito per perdersi, ma il destino di questa costola – con tutti i problemi privati derivanti dai diritti sull’attore – è ora più incerto che mai. Sarete quindi felici di sapere che è stato proprio un piccolo, inaspettato passo indietro a riconsegnare quella nostalgia perduta.

Like a Dragon: Ishin! non è un gioco nuovo, e questo vogliamo chiarirlo fin da subito. Parliamo infatti di un remake di uno dei tanti spin-off che la saga aveva partorito due generazioni fa. Questo in particolare, però, non era mai uscito dai territori giapponesi, e di conseguenza non era mai stato neanche localizzato in inglese (men che meno in italiano).

In un progetto di rivalsa di Yakuza, però, non solo riceviamo Ishin in una veste completamente rivisitata, ma possiamo addirittura godercelo nella nostra lingua; lusso che pochissimi capitoli possono vantare.

Like a Dragon: Ishin! segue le gesta di Sakamoto Ryoma, figura storica di metà ‘800 e samurai che lottò in prima linea per l’abolizione dello shogunato. Di base, abbiamo quindi un racconto politico che va a mescolarsi con un giallo e la risoluzione dell’omicidio di un mentore.

Cambia il secolo ma non la sostanza, insomma; nonostante le lancette dell’orologio siano state riavvolte a duecento anni prima, il cuore e tutto ciò che ha reso famoso Yakuza può essere trovato anche qui, sperduto tra le aree rurali giapponesi e tra quelle piccole, grandi città ormai pronte ad affacciarsi alla modernità.

Il periodo Edo è agli sgoccioli e il samurai di basso rango Sakamoto è destinato a rivoltare la società e ad abbattere le ferree barriere della piramide sociale, permettendo così al Giappone di affacciarsi in una nuova epoca di prosperità. Aspettatevi quindi tanta politica, altrettanta fantapolitica, personaggi memorabili (ispirati, quantomeno nell’aspetto, a vecchie conoscenze) e, soprattutto, il solito gran cuore.

La memorabile campagna principale è come sempre accompagnata da un nugolo di contenuti secondari che, spesso e volentieri, riescono a rubare i riflettori alla reale vicenda. Yakuza è sempre stato così: le side quest non sono utili solo a potenziare il protagonista e ad equipaggiarlo di migliore armamentario, ma raccontano piccoli spaccati di quel periodo storico con un tono quasi al limite della parodia.

Qualche barra dei rapporti da riempire di troppo non cancella ciò che di buono è stato fatto sulla varietà e sulla scrittura di queste attività collaterali: se avete bisogno di una pausa dall’inseguimento di assassini mascherati, insomma, potrete mettervi a gestire il vostro carretto del ramen, o a coltivare il terreno per guadagnarne qualche frutto, o a inseguire ladri di vestiti per tutta la città con le natiche al vento. Il tutto correlato, neanche a dirlo, da situazioni sempre più folli in cui il povero Ryoma, suo malgrado, si ritroverà invischiato.

La struttura di base del gioco è palesemente ricollegabile allo stato in cui versava la saga in quel periodo d’uscita, quindi un fan di vecchia data sa benissimo a cosa va incontro, compresi i limiti delle produzioni più vecchiotte. Come, ad esempio, l’interazione praticamente nulla con l’ambiente, dialoghi non sempre doppiati e ritmi spesso un po’ dilatati. Venire dal più recente Like a Dragon e ritrovarsi i pro e contro di uno Yakuza del 2014 potrebbe pesare a più di una persona, ma è il compromesso che si deve accettare quando si mette mano per la prima volta a un titolo con un decennio sulle spalle.

Resta peculiare, però, il suo modo di intendere la battaglia. Pur presentando i soliti quattro stili tra cui scegliere – un must, da Yakuza 0 in poi – gli appassionati di combattimento strategico gioiranno nel notare come, a questo giro, le possibilità siano realmente differenti tra loro. Se un Kazuma switchava tra uno stile e l’altro ma, sostanzialmente, finiva sempre per menare le mani allo stesso modo, Ryoma vanta opzioni offensive molto più variegate.

Il semplice combattimento a mani nude viene qui affiancato da un intero stile katana alla mano, dalla possibilità di bersagliare i nemici da lontano con una pistola o, addirittura, da un mix delle ultime due tecniche. Le armi bianche e da fuoco non sono mai state centrali nell’esperienza di nessun Yakuza, mentre a questo giro sono le vere protagoniste, senza alcuna barra della durabilità a mettersi tra noi e il divertimento più puro.Degli ottimi alberi delle abilità permetteranno al giocatore di proseguire verso la strada che più lo rappresenta, andando a creare un feeling generale molto familiare a chi ha seguito il brand fin dalla sua nascita.

Ovviamente, il vero protagonista di questa rimasterizzazione è il lifting al comparto tecnico. Like a Dragon: Ishin! utilizza adesso Unreal Engine e, nonostante ombre e recitazione digitale un po’ tradiscano la sua età, il risultato globale è spesso sorprendente.

Ambienti, texture e illuminazione non sfigurano di un minimo neanche se paragonati a quelli di titoli più recenti. Ancorato a 60fps granitici, il remake di Yakuza Ishin è uno spettacolo per occhi e orecchie, e un vero e proprio salto in un contesto storico a noi così distante, ma che in qualche modo quasi sembra di vivere in prima persona.

In definitiva, Like a Dragon: Ishin! è un ottimo tuffo nel passato per chiunque senta il bisogno di un capitolo più classico, oltre che un eccellente capitolo d’entrata per chi non si è mai approcciato prima al brand, essendo questo scollegato da tutti gli altri giochi.

La storia funziona, il combattimento è vario e appagante e i contenuti secondari sono di primissima qualità. Se questa vi sembra la descrizione di uno Yakuza classico è proprio perché, in fondo, Ishin lo è. Nota di merito al lavoro di rifacimento tecnico, che permette a un gioco con quasi dieci anni sulle spalle di fiancheggiare anche le produzioni moderne più blasonate senza sfigurare troppo.

In più, questa è la prima volta che il gioco sbarca da noi occidentali in una lingua comprensibile (c’è persino l’italiano), e già solo questo basterebbe per definirla un’occasione d’oro.

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
8
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