The Last Guardian – Recensione

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Una fantasia durata 7 anni

Ho giocato The Last Guardian in due occasioni prima di mettere le mani sul gioco finito. A giugno, durante E3. E poi un mese fa circa, durante l’evento di presentazione di PS4 Pro. Ho giocato alcune sequenze, tre in tutto, tra cui quella introduttiva. Quindi sapevo cosa aspettarmi. Conoscevo i punti di forza del gioco. E anche i suoi limiti più evidenti. Ma nonostante questo sono stato percorso da sensazioni forti e a tratti contrastanti, quando si è trattato di giocarci per davvero. In fondo sono passati 7 anni da quel 2009 ad E3… Cosa troverò? Come sarà? Sarà valso l’attesa? I miei quesiti erano gli stessi di tanti giocatori. Gli stessi di voi, che ora state leggendo queste mie parole e che presto potrete, a vostra volta, vivere la stessa esperienza.

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E’ con emozione, quindi, ma anche con timore e con rispetto che ho premuto un tasto (sì proprio uno qualsiasi!) per immergermi, finalmente, nel mondo immaginato così faticosamente da Fumito Ueda e dal suo team.

L’ho giocato trattenendo il fiato e senza fermarmi. Tanta era stata l’attesa e tanta l’ansia di immergersi in un’opera così complessa e combattuta. Legata intimamente alla storia e alle vicende personali del suo creatore. Di cui avevo amato alla follia i precedenti (capo)lavori.

Ma l’ho fatto cercando di mantenere sempre un doveroso e prudente distacco. Separando hype e realtà, mentre assaporavo con gusto ogni istante di questa esperienza unicamente single player, ed esclusiva PlayStation 4.

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RASSEGNA PANORAMICA
Voto:
9
the-last-guardian-recensione<b>PRO</b><br> - Trico! <br> - Direzione artistica eccezionale. <br> - Trama coinvolgente. <br> - Colonna sonora emozionante. <br> - Design dei livelli e gameplay. <br> <b>CONTRO</b><br> - Motore grafico datato. <br> - Cali di frame rate. <br> - Telecamera di gioco. <br> - Controlli legnosi. <br> - Puzzle ambientali difficili da interpretare.