Si aggiunge un nuovo breve capitolo a quella che oramai è una epopea economica. Elon Musk, già patron di Tesla e Spac X, nei mesi scorsi ha espresso la sua intenzione di acquistare Twitter. Dopo un lungo tira e molla, entrambe le pardi avevano trovato un accordo sull’offerta da 44 miliardi, quella iniziale avanzata da Musk alla board of directors. Prima di procedere, però, questo genere di operazioni necessita dell’approvazione degli shareholders. Nel caso il parere degli azionisti fosse contrario, si giungerebbe ad un nulla di fatto. Un rischio simile è stato corso da Microsoft durante le prime fasi di acquisizione di Activision.
Una soap-opera infinita. In un primo momento, Musk aveva avanzato una proposta d’acquisto per solo il 15% delle azioni dell’azienda. Questo gli avrebbe garantito un posto di primo piano nel Consiglio d’Amministrazione. Di fronte a una serie di dinieghi, Musk ha alzato la posta in gioco rilanciando con una offerta da 44 miliardi di dollari per il 100% di Twitter. Anche questa offerta non ha raccolto immediatamente un sì, salvo poi venire accettata dal CdA che l’ha sottoposta agli azionisti.
Di contro, l’imprenditore ha chiesto più volte di avere accesso ad alcuni dati riguardanti il popolo del social network. In particolare, Elon avrebbe voluto vederci chiaro riguardo il numero (o la percentuale) di account bot presenti sulla piattaforma. Il dato non è mai stato condiviso dai vertici dell’azienda. Questo ha convinto Musk a ritirare l’offerta d’acquisto. Su tutte le furie il CdA che ha deciso di trascinare Musk in tribunale, dove è atteso tra pochi giorni. Sebbene Musk voglia ancora concludere l’acquisizione, pare non sia più disposto a farlo per 44 miliardi. Proprio questa è la scintilla che ha innescato poi la decisione del CdA di Twitter di rivolgersi ai legali.
Fonte: CNBC