Ubisoft si lascia alle spalle Bagdad e le invasioni vichinghe per condurre il giocatore in un periodo storico tanto affascinante quanto sanguinolento e brutale: il periodo Azuchi-Momoyama. Un tempo di grandi tumulti, di tradimenti e colpi bassi, di brama di potere e di un oscuro nemico sempre all’erta, pronto a schiacciare le isole del Giappone.
Assassin’s Creed Shadows, per Ubisoft, è un gioco delicato. La sua uscita, determinata soprattutto da anni alquanto deludenti per il publisher francese, è accompagnata dall’amarezza e dalla delusione. Sensazioni che, purtroppo, Ubisoft si è portata dietro per anni e anni, arrivando a dimenticare i fasti di un tempo, in cui era il team che insegnava agli altri studi di sviluppo come si creava un videogioco, arrivando al successo. Il publisher, nel corso dell’ultima decade, ha puntato su opere multigiocatore che hanno fallito una dopo l’altra: parliamo di Skull & Bones e di XDefiant, proposte lontane dallo spessore di Rainbow Six Siege e di For Honor. I problemi, inoltre, sono sopraggiunti con produzioni single player, il vero asso nella manica del team francese, e nel corso dei mesi la più grande debacle in assoluto riguarda Star Wars Outlaws, un videogioco di qualità che, purtroppo, non ha venduto abbastanza.
Non è utile rinvangare il passato né concentrarsi sui fallimenti di Ubisoft. Non è stato un periodo semplice e non lo è ancora oggi. L’esistenza stessa di Assassin’s Creed: Shadows, rimandato per arrivare a proporre il miglior videogioco possibile, evoca quel classico proverbio che fa “O la va o la spacca“ che utilizziamo sovente quando ci troviamo davanti a una situazione complicata. Ebbene, Assassin’s Creed Shadows è un videogioco studiato e pensato in modo ottimale e realizzato, alla fine, nel modo migliore possibile. E penso, ma questo è un parere del tutto personale, che sia superiore ad Assassin’s Creed: Valhalla per l’efficacia della storia, per la sintesi con cui essa è raccontata e per il gameplay, su cui sono stati fatti evidentissimi passi avanti con una nuova meccanica, concentrata sulle stagioni, che cambia in modo positivo e completo l’intera esperienza.
Non pensiamo che sia una recensione semplice perché, dopo Valhalla e Mirage, due opere comunque buone ma acerbe nel grande ordine delle cose, Ubisoft necessitava di cambiare passo e di proporre realmente un’esperienza che ricordasse al giocatore una delle più grandi serie videoludiche del tempo.
La decisione di rendere la produzione meno dispersiva, più immediata e coinvolgente, è ripagata completamente. Assassin’s Creed: Shadows, e non ci scusiamo nel dirlo, è la proposta migliore da diverso tempo a questa parte per quanto riguarda l’intera serie. Ci sono studio, pensieri reali e orchestrati che si dipanano nel game che arrivano all’obiettivo e, soprattutto, due storie – quelle di Naoe e Yasuke – che si sfioravano, collidono, fino a creare un racconto lungo ma piacevole.
Lo ammetto, pensavo che mi sarei trovato un’opera dispersiva quanto e peggio di Assassin’s Creed: Valhalla, che si conclude con i DLC e i contenuti aggiuntivi. È bene metterlo in chiaro anche nel caso di Shadows, considerando che Ubisoft, dopo davvero tanto tempo, ha fatto sul serio: il finale del titolo si apre, inevitabilmente, ad alcuni contenuti aggiuntivi. Non è chiaro quando arriveranno, ma quando abbiamo messo fine all’avventura, ne siamo stati sollevati. Il motivo, che è un punto centrato dal team francese, riguarda per l’appunto i due protagonisti principali, a cui ci siamo affezionati.
La shinobi e il samurai
Sin dal suo annuncio, Ubisoft ha chiarito che ci sarebbero stati due personaggi giocabili al suo interno: Naoe, una shinobi di Iga, e Yasuke, uno schiavo dei portoghesi divenuto samurai per volontà di Oda Nobunaga. Apparentemente due storie non interconnesse, le vicende cominciano con l’invasione di Iga da parte di quest’ultimo, intenzionato a porre fine alla ribellione insita al suo interno. Il Giappone, suddiviso in tanti regni all’epoca, venne guidato dai signori della guerra e dagli ex-Shogun per diverso tempo, finché poi non giunse Oda Nobunaga, intenzionato a unificare il Giappone sotto la sua bandiera. Alleato dei più grandi signori come Akechi Mitsuhide, Nobunaga si elevò e conquistò le province del Giappone rimaste senza leader.
Non è semplice raccontare la trama in modo adeguato e senza fare spoiler, ma è bene che sappiate che, all’inizio, Naoe Fujibayashi e Yasuke erano totalmente contrapposti nelle loro fazioni. Mentre da una parte la ragazza difendeva Iga con suo padre, dall’altra Yasuke serviva come samurai il suo signore, che lo aveva elevato a quel rango per la sua dedizione e per il suo carisma. Oda Nobunaga, intenzionato a sottomettere Iga, utilizza il suo guerriero migliore per arrivare ai suoi scopi, mentre Naoe, incaricata di proteggere uno scrigno con all’interno una reliquia appartenuta a sua madre, deve portarlo il più lontano possibile.
La ragazza, però, attaccata alle spalle da un nemico mascherato, lo perde e, non dandosi per vinta, tenta di riconquistarlo, uccidendo colui che glielo aveva sottratto. Ma viene, infine, fermata dal colpo di un archibugio, perdendo sia lo scrigno che qualcosa di ben più caro. La vendetta è ciò che desidera di più, ciò che la muove, e la rafforza. È bene sappiate che, nel primo capitolo della storia, userete per gran parte del tempo Naoe, e si arriverà in un secondo momento a Yasuke. Tutto è studiato, nella trama, per arrivare a un momento delicatissimo, che è bene viviate da soli senza ulteriori spoiler.
Il racconto, che si può concludere in cinquanta ore, è appassionante e coinvolgente, arricchito da un’ottima scrittura degli eventi. Negli ultimi capitoli della serie, era dura trovare la classica lotta tra Assassini e Templari. Ed essendo un filone che va a scoprire le origini e il passato di quei momenti, troviamo che i tempi usati in Assassin’s Creed Shadows – per la trama che conosciamo dal 2008 – siano stati gestiti assolutamente bene.
Se da una parte abbiamo Naoe, che è per noi il personaggio migliore da usare, dall’altra c’è Yasuke, che è contrapposto alla ragazza in tutto e per tutto. La giovane shinobi è minuta, agile e rapida, utilizzando una katana legata sulle spalle (difficile, al tempo, da padroneggiare) e tanti altri strumenti di morte come bombe fumogene e kunai. Yasuke, invece, è un personaggio mai visto nella serie principale. Non è agile, non sa arrampicarsi e no, non riesce neanche a fare il salto della fede, bensì lo sbalzo, che è anche oggetto di ilarità da parte di Ubisoft poiché è presente un trofeo a egli dedicato. Nella testa del team c’era l’intenzione di variare e proporre due filosofie che hanno a che fare molto con il Giappone Feudale, e i miti e le leggende attorno a Oda Nobunaga e a Hattori Hanzo (non quello di Kill Bill), già presente nel grande filone dei Samurai Warriors.
Lo studio francese, oltre a offrire due modi di giocatore diversi, offre inoltre delle diramazioni per comprendere al meglio ciò che hanno vissuto entrambi. È una decisione resa alla grande durante l’esplorazione, ove Naoe può meditare per arrivare a ricordare il passato, mentre Yasuke tornare nei luoghi in cui è stato addestrato dal suo maestro. In tal senso, è oggetto di gameplay sia per Yasuke che per Naoe la scoperta di alcuni punti sparsi in tutto il Giappone. Come dicevamo, la prima può meditare e l’altro utilizzare il kata, muovendo la spada in modo preciso e attento, per arrivare a risvegliare i punti fondamentali della disciplina.
Oltre a servire per un motivo di trama, queste aree danno modo ai personaggi di accrescere di “Punti Conoscenza“, utili per sbloccare i rami delle abilità di entrambi i personaggi, nominati come “Maestria“. Più chiaro e intuitivo dei precedenti, il menu e l’inventario è ben descritto e pieno zeppo di elementi, elemento che non possiamo considerare secondario.
Assassin’s Creed Shadows è la grande scommessa di Ubisoft
Esattamente come i videogiochi del nuovo filone della serie, anche Assassin’s Creed Shadows è un Action RPG in terza persona con elementi stealth e un vasto mondo aperto tutto da esplorare. Il sistema di combattimento, diverso rispetto al passato, non ricorda più i soulslike ma abbraccia una sua originalità, e si dimostra ottima soprattutto per la varietà di approcci che il giocatore può seguire.
Ci sono attacchi leggeri e pesanti, nonché quelli caricati, utili a spezzare le difese del nemico e ad abbattere la corazza da cui esso è protetto. Il combattimento, rapido e fisico, si differenzia in base al personaggio selezionato in quel determinato momento. Usare Naoe implica essere rapidi, schivando e attendendo il nemico, mentre adoperare Yasuke permette di avere un colosso che può affrontare gli avversari con brutalità e tanta cattiveria. Ora, quest’ultima non manca affatto alla giovane, ma a garantire realmente un combattimento all’arma bianca in salsa samurai è proprio Yasuke, che smembra e sminuzza che è una meraviglia. In tal senso, Naoe è comunque abile quanto il samurai ed è in grado come quest’ultimo di deviare i colpi e servirsi di armi secondarie.
Ecco, questo è l’altro elemento ottimo del sistema di combattimento: la possibilità di equipaggiare più armi. Naoe può utilizzare la kusarigama per sbarazzarsi di più nemici contemporaneamente, e poi tornare a usare la katana. Yasuke, invece, è abile sia con la lama giapponese che con l’arco, il teppo (un antenato dell’archibugio) e la naginata, oltre che con il kanabo (una enorme mazza a due mani). Insomma, Ubisoft ha voluto proporre diversi modi per affrontare i nemici, equilibrando due stili di combattimenti e delle filosofie chiaramente diverse.
Non pensate, in tal senso, di andare ad assassinare in modo silenzioso un nemico in un castello con Yasuke. Il samurai può sbarazzarsi dei nemici attirando tutta l’attenzione su di sé, permettendo poi a Naoe di entrare al suo interno e a fare ciò che riesce bene agli assassini: essere stealth. Il sistema di combattimento, dunque, coinvolge ed appassiona, diventando uno dei migliori in assoluto dell’intera serie. Lo si era già intravisto con Assassin’s Creed Mirage, con Basim che poteva deviare i colpi con il coltello e, in seguito, partire all’attacco con la spada.
A dire il vero, la deviazione arriva da Origins, ma con Shadows è tutto più bilanciato, fluido ed affinato a tal punto che viene difficile contenere la katana nel fodero. A lasciare un po’ con l’amaro in bocca, è l’intelligenza artificiale dei nemici, seppure i passi avanti rispetto al passato siano piuttosto evidenti. Tornano i castelli da assalire per ottenere equipaggiamento e livellare, elemento ormai onnipresente che permette di costruire i personaggi in base alle proprie necessità.
Un Giappone bello da vedere e da scoprire
Oltre a selezionare il personaggio dal menu dell’equipaggiamento, cosa possibile anche quando si tratta di viaggiare rapidamente da un punto all’altro, il menu dell’inventario permette di equipaggiare spade e armature come meglio si predilige, nonché oggetti utilissimi per avere la meglio nel corso del combattimento. È tutto ben ragionato e costruito con intelligenza, con l’obiettivo di dare il massimo al giocatore.
Queste intenzioni vengono rispettate, a loro volta, quando è il momento di viaggiare da una parte all’altra del Giappone. Esattamente come i predecessori dal 2018 ad oggi, anche Assassin’s Creed Shadows, all’inizio, propone due possibilità: la guidata, che però annienta quella esplorativa, pensata appositamente per permettere al giocatore di usare la testa e di seguire gli indizi, sempre bene in calce nella parte sinistra dello schermo.
A facilitare di molto la seconda opzione, è l’inserimento degli agenti, figure che possono essere usate per sbloccare aree e zone ove si presume sia nascosto il nostro prossimo obiettivo. Un altro elemento ripreso da Valhalla è il rifugio. Al suo interno si possono costruire dei luoghi di diverso genere, ma soprattutto edifici utili ai personaggi per potenziarsi e dare spessore agli agenti e alla Lega, chiamata così da Tomiko poco dopo la conclusione del primo capitolo dell’avventura. La mappa di gioco non è grande quanto l’Inghilterra di Assassin’s Creed Valhalla, ma non significa che sia un aspetto negativo. Anzi, per nulla: il nuovo capitolo della serie offre in modo determinante un numero esagerato di attività secondarie, oltre a quelle dedicate all’Animus, davvero pregevolissime. Poi le attività aumentano man mano che si avanza, offrendo in seguito ulteriori nemici da ‘seccare‘. La più grande novità di design, tuttavia, è quella che riguarda le stagioni. Esse cambiano non solo il numero di nemici, ma plasmano il mondo in modo inaspettato. È la vera sorpresa della proposta di Ubisoft, perché riguarda appunto l’esplorazione.
Prendo in esempio un momento dell’avventura, in cui mi sono ritrovato in un lago che non potevo attraversare se non a nuoto. Con l’arrivo dell’inverno, invece, mi è stato permesso oltrepassarlo correndoci amabilmente sopra. Sono questi i dettagli che possono far grande uno studio di sviluppo e, nel caso di Ubisoft, sono queste le idee che sono utilissime allo scopo.
L’equilibrio che serviva
Quando venne pubblicato Assassin’s Creed Valhalla, che è per me un videogioco con moltissimi problemi, sapevo benissimo che avrei avuto tanto da giocare. Non mi aspettavo così tanto da giocare, e da quel punto di vista non c’era un equilibrio, smarrito anche con Odyssey, eccessivo pure in quel caso. Assassin’s Creed Shadows, per bilanciamento ed equilibrio tra attività, sistema di combattimento e trama, è davvero, davvero ben calibrato.
Non si perde, non si lascia influenzare dalla quantità e riesce a trovare il compromesso in modo maturo e ragionato. Nell’avventura, comunque, mi sono capitati alcuni crash, niente che però non abbia inficiato in modo negativo la mia prosecuzione. Da diverso tempo a questa parte era complesso trovare un nuovo capitolo che fosse in grado di arrivare all’obiettivo e sorprendere, nonché di raccontare una storia con efficacia e attenzione.
Tutto quanto è stato orchestrato in modo ottimale: dalle espressioni facciali, fino alla cura di ogni area del Giappone, soprattutto nei luoghi abitati e nei castelli, oltre che nel riscoprire nel dettaglio le meraviglie del Paese del Sol Levante. Finalmente un equilibrio.