Epic Games aveva ragione: il Google Play Store è un monopolio illegale, secondo il tribunale USA

L'azienda di Tim Sweeney aveva citato in giudizio Google e Apple nel 2020.

Fortnite

Una sentenza di segno decisamente diverso rispetto a quella emessa nel 2021 nella causa parallela tra Epic Games e Apple. Se a settembre di due anni lo stesso tribunale della North Carolina aveva sentenziato che Apple non fosse condannabile in quanto “il successo non è illegale”, per Google ha decisamente cambiato visione stabilendo come i meccanismi di Play Store e Google Pay rappresentino – nei fatti – un vero e proprio monopolio sui dispositivi Android.

Epic Gams v. Google: la vittoria di Tim Sweeney

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Una disputa legale iniziata nell’estate del 2020. I primi scricchiolii, in realtà, li si avvertì dalle parti di Cupertino. Epic Games aveva tentato di bypassare i metodi per le normali transazioni in-app, gestiti da Apple. Un comportamento che l’azienda della mela morsicata ha reputato scorretto. La prima conseguenza: Apple bandì Fortnite dal suo App Store. Da lì la citazione in giudizio.

Non ci volle molto prima che Google seguisse l’esempio. Il free-to-play Battle Royale divenne introvabile sullo store. Come curiosa side-note, iPhone e smartphone che lo avevano già installato videro il loro valore schizzare alle stelle come se fossero PS4 con dentro P.T.

Nel blog sul sito ufficiale di Epic Games si legge come quella ottenuta davanti alla giuria del tribunale del North Carolina sia da considerarsi “una vittoria per tutti gli sviluppatori e tutti i consumatori lì fuori. È la dimostrazione delle pratiche scorrette operate da Google nei confronti degli utenti e non solo”. Secondo il giudice infatti, non solo esiste un monopolio in casa Google, ma l’azienda controllata da Alphabet avrebbe anche stretto accordi segreti che avrebbero minato la competitività.

Mentre da Mountain View si dicono già pronti ad appellare la decisione, in casa di Tim Sweeney si pensa di non avanzare richieste di risarcimento monetario ma, semmai, una maggiore vigilanza e trasparenza e la formulazione di nuovi accordi con i developer.

FONTETribunale Nord Carolina