Escape Dead Island – la recensione

Escape Dead Island non è esattamente il gioco che ci si aspetta, non perché sia particolarmente strano o ricercato, ma perché non ha nessun particolare merito per cui lo si possa definire sorprendente e, in generale, condivide lo stesso ben poco entusiasmante destino di alcuni dei suoi cugini spin-off dell’originale Dead Island. Nonostante un “capostipite” tutto sommato coinvolgente, i suoi discendenti non hanno mai saputo raggiungere il suo livello, attestandosi puntualmente su livelli mai troppo eclatanti.
Escape Dead Island, come già detto, non fa eccezione, ma andiamo con ordine. La storia prende inizio sei mesi dopo gli eventi del primo Dead Island, in cui Cliff, reporter dell’ultimo minuto, decide di indagare sugli eventi dell’isola di Banoi, anche se il tour investigativo non procederà proprio secondo i piani e, oltre al problema degli zombie, dovrete anche affrontare il fatto che il protagonista comincia a non starci più con la testa.
Escape Dead Island 6

Il titolo prende le distanze dall’originale sin dalle fondamenta, proponendo innanzitutto una visuale in terza persona, ponendo poi l’accento su sessioni stealth che fin troppo spesso culminano con sequenze di combattimento abbastanza dimenticabili.

Comprensibile, trovarsi in un’isola abitata da creature poco piacevoli come non morti può causare traumi non indifferenti, ed esplorare questo lato dell’essere umano che si ritrova a fronteggiare il disastro perdendo poco a poco la lucidità poteva essere un’ottima trovata in termini di narrativa e di gameplay.
Poteva. Purtroppo, le cose non sono andate esattamente come ci si poteva sperare e la trovata, per quanto interessante, lascia comunque qualcosa a desiderare, dando l’impressione di essere poco curata e non del tutto ben sviluppata.

Gli scontri con gli zombi sono legnosi, privi di un vero e proprio sistema di combattimento.

In realtà non si tratta solo di questa parte, è più tutto un complesso di elementi che fanno fatica ad amalgamarsi e a creare un prodotto solido e convincente.
Graficamente il titolo si presenta con cel-shading gradevole ma con qualche incertezza di troppo visto che, spesso e volentieri, si avrà la sensazione che qualche poligono in più e texture aggiuntive non avrebbero certo fatto male al comparto estetico in generale.
Escape Dead Island 3
Di nuovo, fossero solo le mancanze grafiche ad affliggere Escape Dead Island si potrebbe anche chiudere un occhio, ma i problemi non si fermano solo alle considerazioni di tipo estetico, visto che anche il sistema di gioco arranca fra alti e bassi.
Il titolo prende le distanze dall’originale sin dalle fondamenta, proponendo innanzitutto una visuale in terza persona, ponendo poi l’accento su sessioni stealth che fin troppo spesso culminano con sequenze di combattimento abbastanza dimenticabili.

In Escape Dead Island avrete effettivamente la possibilità di fotografare elementi particolari, ma il fatto è che sembra essere una pratica abbastanza fine a se stessa.

Gli scontri con gli zombi sono legnosi, privi di un vero e proprio sistema di combattimento che il più delle volte si limiterà a premere tasti a caso nella speranza di uscire vittoriosi, e talvolta si passa da sequenze in cui l’intelligenza artificiale sembra alzare bandiera bianca a rinnovati e improvvisi picchi di aggressività da parte degli avversari.
Escape Dead Island 1

Solo per gli appassionati più sfegatati, gli altri giocatori in cerca di un titolo a base di zombie possono guardare altrove senza eccessivi rimorsi.

Anche qui, preso da solo non si tratterebbe di un difetto imperdonabile, se il resto dei contenuti riuscisse a reggere il resto della baracca, ma come vedete non è esattamente così. Persino la storia, a cui si accennava poco più su non riesce a brillare di luce propria, non solo per colpa di un setting e delle premesse più che abusate, ma anche di uno svolgimento a tratti confusionario e poco ispirato.
In realtà ci sono alcuni extra che vorrebbero tirare su le sorti di questo titolo, ma al di là di fornire contenuti per cercare di rompere la monotonia, il loro impatto sul gameplay e sull’esperienza di gioco in generale è abbastanza discutibile. Le armi sono una delle prime cose di cui avrete effettivamente bisogno, ce ne sono abbastanza in realtà fra quelle da mischia e quelle da fuoco, anche se non sempre sembreranno tutte ottimamente differenziate. Ma dicevamo all’inizio, il nostro Cliff è un aspirante reporter, e come ogni reporter che si rispetti farà uso di una macchina fotografica. In Escape Dead Island avrete effettivamente la possibilità di fotografare elementi particolari, ma il fatto è che sembra essere una pratica abbastanza fine a se stessa, che non dà particolari gratificazioni al di là dello sterile collezionismo. In più, bisogna aggiungere, che le ambientazioni offerte non siano esattamente delle più spaziose o interessante da osservare, di conseguenza si perde molto del fascino che si potrebbe trovare nell’attività di fotografi virtuali, senza contare tutto il backtracking che la ristrettezza degli ambienti impone al giocatore.
Escape Dead Island 2
Insomma, quello che sulla carta doveva essere un ponte fra il primo e il secondo Dead Island, un titolo con il compito di rendere più digeribile l’attesa del secondo capitolo principale, si rivela essere un gioco a metà, un prodotto che lascia a desiderare un po’ su tutti i fronti, però senza neanche cadere del tutto nel “girone dei giochi orribili”. Solo per gli appassionati più sfegatati, gli altri giocatori in cerca di un titolo a base di zombie possono guardare altrove senza eccessivi rimorsi.

Ultimo aggiornamento 2023-04-26 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API