L’autore dei libri di The Witcher: “Il successo del gioco è merito mio”, ma un collega non concorda

Di Andrzej Sapkowski, autore dei romanzi di The Witcher, vi abbiamo parlato a più riprese già in passato.

Per ora, limitiamoci a definirlo un “personaggio singolare”, oltre che poco gradito nei salotti videoludici di tutto il mondo. Nonostante sia grazie a lui che oggi esiste la saga di The Witcher – videogiochi compresi – in passato non si è mai trattenuto dal lanciare commenti al vetriolo verso il nostro hobby preferito.

Per lui, permettere a CD Projekt di utilizzare il marchio di The Witcher era solo questione di soldi, e ne è sempre andato fiero. Oggi, la sua crociata contro i videogiochi continua in un nuovo, appassionante capitolo.

“La convinzione, probabilmente diffusa da CD Projekt, che i giochi abbiano reso più popolari i miei libri è completamente falsa, ha infatti detto lo scrittore.

Sono io ad aver reso popolari i giochi, non viceversa. Quando i libri sono arrivati in Occidente, il primo videogioco ancora doveva uscire”.

“Se così tante persone hanno messo le mani sul videogioco, è solo perché avevano amato i libri. Ovviamente, non ne sono certo, non mi sono mai impegnato a studiarne il fenomeno”.

Nella medesima intervista, comunque, era anche presente Dmitry Glukhovsky, autore dei romanzi di Metro, anch’esso trasformato tempo fa in un famosa serie di videogiochi. Quest’ultimo, fortunatamente, ha una visione completamente differente del medium.

In più, non solo ha aggiunto che Sapkowski “si sbaglia completamente”, ma lo ha anche definito uno “str***o arrogante”. Ah, l’amore.

“Per me sbaglia completamente, è uno str***o arrogante”, ha infatti detto Glukhovsky.

“Senza i videogiochi, The Witcher non sarebbe mai diventato così conosciuto. E non è solo grazie ai videogiocatori, ma anche alla stampa e a tutto il chiacchiericcio che ha generato”.

“Fu proprio il gioco ad ammaliare le persone. Senza di lui, sarebbe rimasto un fenomeno esclusivo dell’Europa dell’Est, proprio come i miei libri di Metro”.

“Io ho sfruttato l’opportunità dei videogiochi per farmi pubblicità, e non riesco a giudicarli negativamente proprio per questo motivo. Differentemente da lui, non li ho mai visti come un pericolo per la mia fama”.

Nel caso vogliate dare uno sguardo all’intervista in questione, liberissimi di farlo. Parliamo comunque di due interessanti punti di vista che, per quanto opposti, ci regalano la peculiare visione del mondo videoludico dagli occhi di due grandi scrittori.

Piccola curiosità: l’autore di The Witcher, in un certo senso, si è sbagliato sul serio. I libri, almeno nelle zone da lui citate, sono arrivati alcuni anni dopo il primo capitolo videoludico.