Like a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name, in attesa di Infinite Wealth un gustoso antipasto. Recensione

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In virtù di vero e proprio ponte tra gli eventi del sesto e del settimo episodio, Like a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name racconta i retroscena segreti della vita sotto copertura di Kazuma Kiryu e fa da apripista al seguito atteso per inizio 2024. Se vi siete già persi, è in realtà normalissimo. Il franchise di Yakuza – ora rinominato Like a Dragon, per farlo coincidere con il nome giapponese originale – si è mostrato davvero prolifico negli ultimi anni, con episodi principali, spin-off, miniseguiti, remastered e remake lanciati sul mercato a ritmi assolutamente fuori di testa; nell’arco di soli dodici mesi, del resto, godremo di ben tre new-entry

Per alleggerire il carico a chi si fosse perso qualche passaggio, riassumiamo ricordandovi come il recente Yakuza 7 sia stato l’inizio di un nuovo corso, con l’abbandono definitivo del protagonista storico e un colpo di spugna che avrebbe finalmente permesso a nuovi fan di saltare sul treno senza dover recuperare troppi titoli passati. Allo stesso tempo, qui e lì ci son stati comunque indizi sulla vita segreta del vecchio beniamino, con veri e propri cameo che non hanno mancato di esaltare gli appassionati di vecchia data. 

Like a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name è poco più di un DLC stand-alone

Sapendo già che Kazuma, a gran sorpresa, avrebbe finito per accompagnare la nuova star nel futuro ottavo capitolo, Sega ha approfittato dell’occasione per lanciarsi in un più piccolo progetto secondario, il Like a Dragon Gaiden di cui stiamo parlando adesso. L’intenzione è chiaramente quella di colmare i buchi narrativi più oscuri delle azioni che Kazuma ha compiuto in parallelo a Ichiban, al contempo racimolando qualche soldo in più con un pacchetto più piccolo che, volente o nolente, ha un forte retrogusto di riciclo.

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Neanche il team di sviluppo ha nascosto infatti come Like a Dragon Gaiden sia, a conti fatti, un DLC venduto separatamente. E questa è indubbiamente la croce più pesante di cui deve farsi carico: quella del forte senso di familiarità, del ‘progetto minore’ nato dalla costola di chi l’ha preceduto. Quindi faremmo bene a toglierci subito questo dente: il gioco sarà anche venduto a prezzo budget, ma è anche molto breve (ci abbiamo impiegato nove ore per arrivare ai titoli di coda) e non offre chissà che vasta gamma di contenuti secondari. 

Le arene di battaglia con le proprie squadre da metter su sono interessanti, e il ritorno del minigioco delle macchinine radiocomandate è sicuramente graditissimo, ma all’infuori di un nugolo di fetch quest sparse a ogni angolo di città non c’è chissà quanto altro da segnalare. L’ambientazione, per giunta, è quella di Sotembori, anch’essa completamente riciclata da un paio di capitoli precedenti.

Kazuma ha imparato qualche trucchetto dai servizi segreti. Nuovo combat system

La novità più grande, in questo senso, è lo stile di combattimento secondario di Kazuma. Ora che il Drago di Dojima è finito per lavorare per i servizi segreti, ha finito per imparare un paio di nuovi trucchetti, alcuni legati a gadget unici che fanno la prima apparizione proprio in questo episodio.

Come un vero 007, Kazuma può decidere di abbandonare completamente il suo stile da brawler da strada per abbracciare tecniche più viscide, come scarpe-razzo che gli donano una velocità sovrumana, bombe mascherate da sigarette, droni che distraggono i nemici e fili di nylon resistentissimi nascosti nell’orologio da polso.

Il risultato è un nuovo combat system maggiormente adatto ai gruppi di nemici più numerosi, forte di un crowd control fuori di testa e mosse ad area che coprono metri e metri di arena. Le nuove animazioni, tra parentesi, sono bellissime da vedere tanto quanto lo sono da mettere in pratica. Essendo l’ultima volta che vedremo un sistema di combattimento in tempo reale – con Yakuza 8 già pronto a tornare sui turni fissi da Jrpg – è comunque rassicurante vedere come Sega non abbia lasciato nulla al caso e che, anzi, ci abbiamo regalato qualcosa di nuovo, tecnico e appagante allo stesso tempo.

Il legame con Yakuza 7 è evidente. Niente sorprese, ma ritmo ben sostenuto

Anche narrativamente, purtroppo, siamo di fronte a un’altalena qualitativa abbastanza forte. Lamentela, per giunta, che mai ci siamo azzardati a rivolgere a una saga che ha sempre messo la trama allo stesso, altissimo piano del gameplay. La natura da storia parallela di Like a Dragon Gaiden, purtroppo, non permette allo sceneggiato di raggiungere chissà quali vette inaspettate: dopotutto, chiunque abbia giocato Yakuza 7 sa già dove andrà a parare, essendo ambientato in contemporanea. E, purtroppo, sotto questo aspetto non riserva chissà quante sorprese.

Resta un racconto fortemente ancorato al capitolo precedente e che, di conseguenza, non può reggersi in alcun modo sulle sue gambe senza aver prima giocato la precedente storia di Ichiban. Non avendo molto da raccontare, in realtà, la risicata durata della campagna in singolo va anche a suo vantaggio.

Gli avvenimenti si susseguono uno dopo l’altro, con pochissime pause e filler, e la sensazione generale è quasi più che la saga dovrebbe proporre più spesso racconti così succinti. Per quanto l’intreccio sia obiettivamente meno complesso del solito, i personaggi e le loro sfaccettature umane colpiscono invece duro come un treno. 

Per la prima volta, vediamo un Kazuma sfidato anche moralmente e non solo fisicamente. Lavorare sotto copertura per i suoi nemici, che per giunta tengono in ostaggio la sua famiglia, lo costringe a destreggiarsi tra decisioni sempre più dure. Il nuovo cast di comprimari e antagonisti è riuscitissimo, e un paio di scene – soprattutto sul finale – scavano nella fragilità del nostro eroe come non era mai successo.

Una vicenda ampiamente prevedibile finisce quindi per chiudersi in un’ultima ora al cardiopalma, retta da coreografie folli e da una recitazione digitale da primo della classe. Ci verrebbe quasi da dire che il solo epilogo scusa l’intero prezzo del biglietto. Vedere per credere.

In conclusione, Like a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name si difende bene

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In definitiva, Like a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name è un mini-capitolo interessante sotto svariati aspetti ma derivativo sotto altrettanti. Il prezzo basso scusa in parte un’esperienza che fa poco o nulla per imporsi come vero e proprio nuovo capitolo, L’anime di Yakuza, però, è sempre lì: è se è vero che, da un lato, parliamo di un tassello importante per capire quantomeno l’incipit del futuro Yakuza 8, dall’altro abbiamo comunque tutto ciò che ha fatto la fortuna di questa saga.

Personaggi carismatici, trattati filosofici su tradimento e fratellanza, combattimenti a mani nude tra omaccioni sudati nei luoghi più pericolosi e tanto, tantissimo cuore. Sostanzialmente, un buon pezzo d’intrattenimento di passaggio, un antipasto che tocca le giuste corde ma che ti lascia voglioso di molto altro. Fortunatamente, Like a Dragon Gaiden: Infinite Wealth arriverà su console e PC già tra una manciata di mesi. E a questi ritmi, è davvero difficile restare a secco. 

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
7.5
like-a-dragon-gaiden-the-man-who-erased-his-name-in-attesa-di-infinite-wealth-un-gustoso-antipasto-recensioneLike a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name è poco più di un DLC stand-alone, ma il cuore di Yakuza si sente forte e chiaro.