Song of Horror – Recensione (PS5): Un horror sorprendente

Da qualche anno il genere horror è ritornato a far parlare di sé con produzioni di altissima qualità, e questa onda lunga non poteva non investire anche il mondo dei videogiochi. Se da un lato abbiamo vere e proprie corazzate come Resident Evil Village (QUI la nostra recensione a opera di Alessio Filippelli), dall’altro abbiamo piccoli progetti indipendenti che cercano di scrivere una pagina diversa, come Song of Horror, degli spagnoli Protocol Games.

Un gioco che non solo prende a piene mani dalla tradizione horror videoludica anni ’90, da Alone in the Dark a Silent Hill passando per Obscure ed Eternal Darkness, ma anche da esponenti di primo piano della letteratura di genere come Edgar Allan Poe e H. P. Lovecraft.

Song of Horror 1

La trama descrive le vicende di Daniel Noyer, editore letterario alle prese con la misteriosa scomparsa di uno dei suoi scrittori di punta, Sebastian P. Husher. Durante l’affannosa ricerca sul destino del proprio assistito, Daniel scoprirà di avere a che fare con entità maligne e con un carillon maledetto che uccide chiunque ne sia in possesso.

Song of Horror propone una sceneggiatura solida e ben scritta, che si avvale anche di una caratterizzazione degli ambienti di tutto rispetto e di una ben congegnata struttura del lore di gioco, permettendoci di approfondire i misteri e gli enigmi senza lasciar scoprire troppo della narrazione generale. Il finale del gioco poi regala una svolta narrativa assolutamente inaspettata e ben riuscita.

Song of Horror 2

Il gioco di per sé non presenta grosse novità rispetto alle opere a cui si ispira, se non fosse per l’efficace sinergia tra due specifiche caratteristiche: la Presenza, nemesi per eccellenza di Song of Horror, e il permadeath.

La prima, di fatto, è un’IA che si adatta al nostro modo di giocare e si manifesterà con modalità e tempistiche non prevedibili: se staremo troppo tempo in un posto per esempio, questa potrà abbassare la temperatura della stanza in cui sostiamo, costringendoci a correre per scaldarci; oppure potrebbe scatenare un terremoto per farci fuggire all’impazzata.

Inoltre dovremo cercare di tenere calmi i nervi del nostro personaggio, elemento che gli sviluppatori hanno deciso di segnalare con il solo rumore del battito cardiaco e le vibrazioni del pad. In base al livello di stress raggiunto saremo messi a confronto con manifestazioni più violente di questa Presenza, con la conseguente risoluzione di alcuni quick time event.

Song of Horror 3

Altro elemento peculiare di Song of Horror è il permadeath dei personaggi: un escamotage di design che ci indurrà ad auscultare ossessivamente tutte le porte, muovendoci negli ambienti con estrema cautela, pena l’addio definitivo al nostro avatar. In questo survival horror avremo a disposizione moltissimi personaggi con differenti parametri (come forza, stealth, sanità mentale) che comporteranno una diversa risposta dell’intelligenza artificiale di gioco. Nel caso del protagonista Daniel però, la sua morte determinerà il dover rigiocare l’intero capitolo.

Ciononostante, il ripetersi continuo di taluni eventi spaventosi tende ad affievolire il sentore di pericolo costante, e a risultare meno impattante, soprattutto nei capitoli conclusivi. Il team di sviluppo ha inserito anche delle opzioni di scelta su alcune azioni da compiere: riflettete bene su cosa volete fare perché una risposta sbagliata o un passaggio di gioco tralasciato potrebbero portare a un esito mortale.

Gli enigmi di Song of Horror sono assolutamente ingegnosi e il loro livello di difficoltà aumenta con l’avanzare della trama ma, nelle battute finali, questi tendono a indugiare nel backtracking esplorativo per esser risolti, restituendo una sensazione di allungamento artificiale dell’esperienza di gioco.

Essendo un’opera a basso budget le animazioni e i modelli dei personaggi non sono particolarmente curati, ma l’illuminazione ambientale è di tutto rispetto. Qualche glitch ci ha anche strappato una sonora risata non propriamente consona al genere a cui fa riferimento il titolo, mentre il sonoro e la soundtrack sono invece assolutamente coerenti al contesto di paura e mistero dell’opera. Sfortunatamente, il gioco è disponibile solo in lingua inglese.

Song of Horror 4

Ci sembra impossibile non consigliare Song of Horror a tutti gli appassionati del genere horror, i quali potranno godere di una esperienza “vecchia scuola” che raccoglie il meglio dell’eredità videoludica di genere anni ’90 e la ripropone implementandola con soluzioni più contemporanee come l’intelligenza artificiale adattiva, sebbene il risultato finale sia inficiato da una ripetitività di alcune situazioni ludiche (come i quick time event), che tendono a indebolire il senso di paura e pericolo nelle battute finali.

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
7.5
song-of-horror-recensione-ps5 Da qualche anno il genere horror è ritornato a far parlare di sé con produzioni di altissima qualità, e questa onda lunga non poteva non investire anche il mondo dei videogiochi. Se da un lato abbiamo vere e proprie corazzate come Resident Evil Village...