Squid Game: la criptovaluta ispirata alla serie TV di Netflix si è rivelata essere una truffa

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Squid Game è in assoluto uno dei prodotti di genere mediatico più in voga in questo momento, con una serie TV disponibile sulla piattaforma di streaming Netflix che ha macinato record e prodotto introiti da capogiro, al fronte di una spesa molto contenuta per produrlo. Sono in tanti che cavalcando l’onda della fama della serie TV stanno dando vita ad iniziative a tema, come l’hotel il Corea che ha riproposto i medesimi giochi, ma in chiave non violenta con tanto di montepremi per il vincitore. Tra questi fenomeni, una notizia che aveva attirato molto l’attenzione era la messa in commercio di una criptovaluta ispirata proprio a Squid Game, dal nome “Squid.

Tuttavia, pochi giorni dopo il lancio della nuova valuta virtuale, di questa non è rimasta più alcuna traccia, di fatti tutti soldi investiti sono spariti nel nulla, nonostante il valore di mercato della valuta avesse registrato oltre i 2.800 dollari per token.

In 48 ore la criptovaluta aveva registrato una crescita pari al 2.000%, con un lancio di un dollaro per ogni token, dunque si entrava in possesso di uno Squid al semplice costo di un dollaro. Forte così di del successo mediatico della serie TV, il suo valore era rapidamente cresciuto prima a 628,33 dollari a token e poi a 2.856,65 dollari per token, ma dal primo di novembre uno Squid vale solamente 0,0037 dollari, praticamente niente rispetto al valore che aveva raggiunto.

I fondatori di Squid, le cui identità restano sconosciute, sono così spariti con la bellezza di 3,8 milioni di dollari. Una storia degna di un episodio di Mr.Robot insomma.

Si attestano sugli oltre 40.000 gli individui che avevano acquistato i token, e proprio uno di loro afferma che aveva speso 1.000 dollari in Squid, pensando che la criptovaluta fosse ufficialmente supportata da Netflix visto che prendeva il nome da una sua serie di successo.

Che tutta questa storia potesse finire in una truffa, del resto c’era già il sentore nell’aria, a partire dal sito molto ambiguo ricco di errori grammaticali e parole bizzarre secondo Gizmodo. I canali social non prevedevano la possibilità di commentare né sul canale Telegram né sul profilo Twitter, e soprattutto chi acquistava i token non poteva rivenderli, insomma tutti avvertimenti molto chiari di come l’iniziativa era una truffa.

Inoltre la mancata reazione di qualsiasi investitore dopo il crollo della criptovaluta, sottolinea come sia stata tutta un’operazione al fine di ritirare la liquidità disponibile e svanire con essa, questo almeno secondo Molly Jane Zuckerman, di Coin Market Cap.

E voi cosa ne pensate di quest’assurda storia? Fatecelo sapere, come sempre, nei commenti.

Fonte: The Newyork Times