Netflix: la formula magica per riprendersi? Una docuserie su Wanna Marchi

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È stata forse una delle persone più in vista della TV Italiana dei primi anni 2000. Wanna Marchi, televenditrice di ricette miracolose, cure dimagranti, prodotti di bellezza, è saltata agli onori della cronaca quando di lei si interessò Striscia la Notizia. Insieme alla figlia Stefania Nobile (foto) e al ‘santone’ Mario Pacheco Do Nascimiento, finirono in un ciclone mediatico senza precedenti dal quale, adesso, Netflix ha deciso di trarre una docu-serie.

Ad annunciare il progetto è la stessa piattaforma streaming con un trailer. La serie, racconta Netflix, conta quattro episodi coi quali ripercorrere i momenti salienti (e le discese in picchiata, soprattutto) nella vita dell’imprenditrice. Il programma debutterà il 21 settembre non solo in Italia ma in tutti i paesi dove Netflix è attivo. La ‘regina delle televendite’, racconterà quegli anni turbolenti, gli esordi, il periodo in carcere (dal quale è uscita nel 2016) e gli anni successivi. Secondo le prime informazioni, sono previsti interventi di circa 20 persone.

Il lavoro di Netflix per la produzione di questo documentario è stato immenso. Centinaia di ore di materiale video d’archivio, decine di ore di interviste a protagonisti, colleghi e persone che hanno seguito la vicenda da dietro le quinte. La serie, intitolata semplicemente ‘Wanna’ è nata da un’idea di Alessandro Garramone che, insieme a Davide Bandiera si occupa anche della scrittura. Dietro la macchina da presa siede invece Nicola Prosatore, regista. La produzione è firmata da Gabriele Immirzi per Fremantle Italia.

Netflix, al momento, è alle prese con una emorragia di utenti abbonati senza precedenti. Nel solo trimestre aprile-giugno 2022, ben un milione di persone ha deciso di non rinnovare la sottoscrizione. Sono varie le soluzioni che la piattaforma ha deciso di adottare: dalla lotta alla condivisione delle password all’introduzione di un abbonamento a prezzo ridotto, con l’aggiunta di pubblicità e rimodulazione del catalogo.

Fonte: Ansa