“Non siete ancora pronti per questo, ma ai vostri figli piacerà”. E anche per oggi, la citazione quotidiana a Ritorno al Futuro l’abbiamo fatta. In questo caso è la più azzeccata dato che Hideo Kojima, dal suo profilo Twitter, ha ripercorso brevemente quello che appare essere un pattern coi suoi giochi e che il creator si aspetta si ripeterà anche con Death Stranding.
In una brevissima serie di Tweet, Kojima ricorda come, all’uscita del primo Metal Gear, di Snatcher, e di Boktai, non tutti fossero subito pronti ad accogliere la novità, anzi: “ci sono sempre voluti tra i tre e i cinque anni” dice Kojima. Normale pensare che Kojima si attenda lo stesso atteggiamento anche per Death Stranding. A oggi, tre anni dopo la sua uscita, il gioco “su corda e consegne” [sic.] riesce ancora a dividere l’utenza. Da una parte, c’è chi ne ha apprezzato il messaggio, le tematiche – dalle più ovvie a quelle più sotto traccia – e le meccaniche. Dall’altra, invece, ancora diversi utenti lo reputano un format ostico – nella più gentile delle definizioni tra quelle che ho letto personalmente – o addirittura noioso. “Bartolini Simulator” scrive ancora qualcuno citando una frase divenuta un meme un po’ stantio.
Al momento, come sappiamo, Kojima è impegnato sul sequel, presentato in occasione dei The Game Awards 2022. Sul palco abbiamo avuto modo di vedere il primo vero trailer di DS2 (titolo di lavorazione, non definitivo). Nel gioco vedremo il ritorno di almeno tre membri del cast originale: Léa Seydoux, Troy Baker e Norman Reedus nei panni di Sam. A questi, si aggiungono le anticipate Shioli Kutsuna ed Elle Fanning che, però, abbiamo visto solo nei cartelloni promozionali.
Che i giochi di Kojima richiedano tempo per essere metabolizzati e rivalutati, è una regola non scritta per i lavori del director giapponese. Il miglior esempio possibile che ci viene in mente è Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty. Osteggiato al momento dell’uscita (era il 2001) perché a fare da protagonista alla vicenda non c’era più Solid Snake ma Raiden, il gioco venne successivamente rivalutato grazie ai messaggi che si sono dimostrati quasi profetici.
E a proposito di profezie, ancora Kojima, in una intervista concessa qualche giorno fa a IGN, affermò di averne abbastanza, al punto da riscrivere l’intera trama di DS2 subito dopo la pandemia.
Death Stranding, per quanto in modo involontario, ci ha dato dimostrazione di quanto il creator sia in grado di cogliere lo Zeitgeist in maniera precisa. Forse caso unico nel suo genere: giocare quel titolo nel periodo storico in cui è venuto fuori (tra il finire del 2019 e l’inizio del 2020) ha avuto un effetto del tutto diverso rispetto a quello che avrebbe giocarlo oggi.
Questo non vi scoraggi dal provarlo, specie se siete tra quelli che sono riusciti a metterci sopra le mani grazie ai regali di Epic Games (che peraltro ci aveva dato la Director’s Cut per errore e poi ci ha ripensato, mannaggia a loro). Se avete ancora vivi nella mente quei mesi di isolamento come li ho ancora io, il viaggio di Sam può essere un viaggio dentro voi stessi.
Fonte: Kojima