Addio Google Stadia. Il servizio di cloud gaming chiude definitivamente

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Chiude Google Stadia. Il servizio di gaming in cloud e streaming era stato lanciato il 19 novembre 2019 in diversi paesi, inclusa l’Italia. La chiusura definitiva arriva il 19 gennaio alle 9:00. Tutto però era partito un anno prima con l’annunci ufficiale della collaborazione con Ubisoft a “Project Stream”. Inizialmente disponibile solo negli USA, bisogna poi attendere la Game Developers Conference del 2019 per avere una interessante notizia importante: l’idea, proposta dal nuovo arrivato Phil Harrison, di trasformare Project Stream e Project Yeti e successivamente Stadia e quindi di allargare il bacino di utenza a livello globale.

Una vita un po’ turbolenta e, sinceramente, fin troppo breve per un servizio che, al netto di alcune problematiche, sembrava avere delle potenzialità non indifferenti. Per giocare con Stadia esistevano due strade. La prima, la versione Standard (arrivata solo in un secondo momento), non prevedeva un abbonamento mensile. La risoluzione era ‘cappata’ a 1080p. Il tier “pro”, invece, prevedeva un versamento mensile di 9,99€ (senza vincoli). In questo caso era possibile giocare in 4K@60fps (a patto di avere una connessione minima garantita di 35mbps, per il servizio di base a 720p almeno bastavano 10mbps). In entrambi i casi i vari giochi andavano acquistati separatamente ma per gli utenti Pro, Google prevedeva dei regali (come fa PlayStation per gli abbonati Plus, per capirci).

Un progetto nel quale, stando alle vicissitudini, pare che Google non abbia creduto particolarmente. Stadia, inizialmente, era intesa come nuova concorrente nel mercato gaming e giocarsela con le tre big: Microsoft, Nintendo e Sony. A dimostrarlo, l’inaugurazione nel marzo 2019, di una divisione esplicitamente dedicata allo sviluppo interno di giochi da lanciare in esclusiva sulla piattaforma. Il timone era stato affidato a Jade Raymond, ex Ubisoft.

Successivamente, tra il 2020 e il 2021, quella stessa divisione è stata chiusa. Jade Raymond lascia il suo posto. Secondo alcune fonti, a condurre Phil Harrison su questa strada fu la pubblicazione di Cyberpunk 2077 e, più in generale, la realizzazione che fosse meglio lasciare fossero le terze parti a pubblicare per loro. Altre fonti, invece, affermarono che il point break lo rappresentò l’acquisizione di Bethesda e Zenimax da parte di Microsoft. Google, dal canto suo, la mano l’aveva già stretta con Ubisoft che aveva portato in dote parte del catalogo Ubisoft Plus (giunto anche su Amazon Luna).

A proposito di Cyberpunk 2077, il gioco di CD Projekt RED è forse uno dei migliori esempi della potenzialità del servizio. Su Stadia, lo ricordiamo, al momento dell’uscita si giocava la migliore versione in circolazione se non si possedeva un PC molto performante. La promozione lanciata da Google era anche allettante, al punto da mandare sold-out le Premiere Edition proposte in bundle.

Tre anni e tre mesi dopo il lancio, su Stadia sono arrivati circa 300 giochi a fronte delle centinaia promesse già a fine 2020.

Luglio 2022, i vertici di Google sostenevano che il servizio fosse in salute e ci fosse intenzione di continuare a supportarlo. Nemmeno due mesi dopo, a settembre, il dietrofront: si chiude baracca. Fin da subito, insieme alla preoccupazione, anche le strade per salvare il salvabile. Ai videogiocatori offerta l’opportunità di spostare i salvataggi su Steam, ad esempio. Allo stesso modo, disposti i rimborsi per i giochi acquistati. Nulla da fare per il pad che però non rimarrà in un cassetto a prendere polvere. Per quello è stato reso disponibile un tool che sblocca le funzioni Bluetooth e al tempo stesso elimina quelle Wi-Fi.

E così se ne va Google Stadia. Una piccola grande occasione persa ma anche un tentativo verso un modo nuovo di giocare.