Isonzo: il gioco di Blackmill Games genera polemica. Forte Corbin: “non hanno chiesto i permessi”

Isonzo, l'FPS ambientato nella Prima Guerra Mondiale è ora disponibile su Xbox

Sono passati diversi giorni da quando vi abbiamo segnalato l’uscita di WWI Isonzo: Italian Front. Il gioco, sviluppato M2H e Blackmill Games (che fa anche da publisher) è disponibile su PS4, PS5, Xbox One, Series X e Series S. Il titolo, come vi abbiamo già spiegato, ci porta sul fronte italiano della prima guerra mondiale, sulle alpi orientali, nel territorio friulano di Gorizia. La zona, lo ricorderete, ha fatto da scenario allo scontro tra le forze del fu Regno d’Italia e l’allora Impero Austro-Ungarico. Nel videogioco, tra l’altro, potremo scegliere per quale dei due schieramenti combattere.

Il videogioco, pur con alcune limitazioni, offre una rappresentazione abbastanza accurata delle forze dispiegate dalle due nazioni nel corso del primo conflitto mondiale ed ha accolto il favore dei videogiocatori nostrani che, spesso, chiedono di vedere più opere ambientate sul nostro territorio. A proposito di territorio, Blackmill ha cercato di riprodurre con la massima fedeltà possibile anche i luoghi degli scontri che imperversavano nel triveneto. Il gioco in questione non si propone direttamente come Edu-Game, ciò non toglie che possa anche essere utilizzato come strumento di apprendimento interattivo.

Non sono d’accordo gli attuali proprietari del Forte Corbin, una degli scenari di battaglia. Il Forte, per chi non lo sapesse, è una ex struttura militare eretta nel 1906 nella zona tra Vicenza e Trento, poco lontano dal fronte teatro degli scontri. Anche questa fortificazione militare, dunque è finita dentro a WWI Isonzo: Italian Front. Questo ha fatto infuriare i gestori del Forte – ora una struttura privata adibita a Museo con luogo di ristoro – che hanno prima concesso alcune dichiarazioni al Giornale di Vicenza e hanno poi provveduto ad approfondire la questione con un post su Facebook.

Ad avviso dei gestori, Blackmill non avrebbe chiesto le autorizzazioni necessarie per riprodurre in Isonzo quella che è, oggi, una struttura privata ma che, tra il 1914 e il 1918 era una base militare. La polemica poi si estende ulteriormente divenendo una “frecciatina” nei confronti dei videogiochi tout-court, in particolare gli FPS o videogiochi di guerra.

Scrivono su Facebook nel post originale, poi modificato: “I morti, gli spari, le urla che caratterizzano questo videogame non insegnano niente se chi le sente ha il suo bel posteriore affondato sul divano e una birra sul tavolino da sorseggiare tra un match e l’altro. È una cosa oltremodo diseducativa, che propone anzi un metodo di approccio alla storia – e alla guerra – assolutamente fuorviante, che porterà casomai a generare una categoria di fanatici che si esaltano a sparare, uccidere, bombardare senza rischiare nulla di proprio, completamente ignari di tutto ciò che invece una sana conoscenza della storia comporterebbe. È un videogame. Possono averci lavorato i migliori storici, ma va trattato per quello che è: un videogame di pessimo gusto a cui non vanno conferiti meriti che non ha e non avrà mai“.

Ancora, sempre nello stesso post, i gestori esprimono le loro perplessità riguardo il possibile danno di immagine che il videogioco potrebbe generare rispetto alla loro attuale attività. Al riguardo, avvisano, sono stati contattati i legali.

Sinceramente ci sorprende che, ancora nel 2022, ci sia chi non riesca a concepire il videogioco come strumento di apprendimento solo perchè “privi” di alcuni elementi presenti nella vita reale. Pensiamo ai simulatori di volo da anni utilizzati per addestrare futuri piloti. Questi sono a tutti gli effetti videogiochi. Si sogna forse qualcuno di dire che “non sono la stessa cosa” solo perché chi li usa non rischia davvero di schiantarsi al suolo?

Certo, né WWI Isonzo né i vari Call of Duty o Battlefield o qualsiasi altro FPS o TPS in commercio, hanno la pretesa di insegnare tattiche di combattimento o utilizzo delle armi (il grilletto di un pad è profondamente diverso dal grilletto di una pistola). Non si prefiggono questo scopo e, anche se lo facessero, abbiamo un certo Metal Gear Solid 4 a ricordarci che diventare esperti in una simulazione non sarebbe come scendere davvero sul campo di battaglia.

Isonzo, forse, potrà non godere della stessa “nobiltà” di un libro, di un documentario o di un film (più o meno storicamente accurato). In fondo però, anche questi tre medium possono essere fruiti “col deretano sul divano, con la birretta sul tavolino” e, di certo, non ci mettono al centro della linea di fuoco delle armi nemiche. Anche questi, dunque, estendendo il pensiero espresso, dovrebbero essere medium da squalificare? Non crediamo che qualcuno si senta di dire una cosa del genere. Allo stesso modo, non crediamo che qualcuno si auguri di provare sulla propria pelle cosa voglia dire trovarsi sul campo di battaglia così da dire di conoscere quella sensazione in maniera autentica.

Come direbbero i sociologi della comunicazione Katz e Lazarsfeld, l’utilità di un medium dipende dalle intenzioni di chi ne usufruisce. Per banale che possa sembrare, tutto dipende dall’attenzione posta nel momento in cui fruisco del medium. Potrei sfogliare un libro distrattamente e non ricordarmi nemmeno il nome dell’autore o utilizzare un videogioco con una certa attenzione e assorbire alcune nozioni come i nomi dei battaglioni schierati, il compito svolto da ogni corpo specializzato, il posizionamento sul fronte e altri elementi.

Per Marshall McLuhan i videogiochi rientrerebbero a pieno tra i “media freddi”, quelli che richiedono un maggior impegno da parte del fruitore per il recepimento del messaggio (quando ne hanno uno, chiaro). Film e documentari (e in un certo senso i libri) rientrerebbero tra i media caldi, la cui fruizione non prevede un particolare impegno da parte dei fruitori. Stiamo dicendo che l’uno è migliore dell’altro? No. Ripetiamo ancora: dipende dall’uso che vuole farsene.

Quindi, questo panegirico per dire? Solo per ricordare che, alla fine, la scelta spetta a chi ha il pad in mano. Vuole accogliere Isonzo come un semplice passatempo al pari di CoD o Battlefield? Lo faccia pure. Vuole vedere, nascosto tra le linee di codice, l’invito ad approfondire le vicende storiche anche lontano dallo schermo? Molto bene, nessuno glie lo impedirà o scoraggerà questo proposito, al contrario.

A tal proposito, vi ricordiamo che Isonzo è disponibile su Playstation e Xbox. Nel caso voleste dargli una possibilità, date uno sguardo qui.

Fonte: Fonte Corbin